Regine… e sante. Non credereste quante regine ci sono, fra le sante canonizzate: sembrerebbe quasi che la regalità fosse una condizione favorevole allo svilupparsi della santità, in contrasto con la povertà e umiltà propugnate dal cristianesimo. Eppure, anche in uno status che potrebbe apparire poco favorevole a mettere in pratica i valori della povertà e dell’umiltà, si può accedere ai più alti livelli dell’unione con Cristo e del servizio dei poveri.
È quello che ha fatto S. Elisabetta regina di Ungheria, che nella sua breve vita ha letteralmente bruciato le tappe di un percorso di carità e di preghiera che l’ha condotta all’onore degli altari. Ne abbiamo celebrato ieri la festa. Ma un simile percorso spirituale è stato condiviso da tante altre sante che in comune con Elisabetta hanno avuto la corona regale: regine e sante. Sono, come lei, sante della carità, cui il possesso di ingenti ricchezze non ha impedito di utilizzarle per aiutare gli scarti della società; sono anche, le più antiche, sante dell’evangelizzazione, che hanno portato alla fede cristiana e al battesimo i loro consorti e, con essi, anche i loro popoli. Infatti quello che più colpisce è la santità per famiglie: sono moltissime le sovrane che lungo i secoli hanno seguito una via di santità, spesso «contagiando» con essa i loro sposi, figli e familiari e addirittura conducendo i loro popoli al cristianesimo, e spendendo le loro forze e i loro beni per servire i poveri. E spesso intorno ad una regina santa sono santi anche gli sposi, le sorelle, i figli, i nipoti…
Le regine evangelizzatrici
Le sante regine più antiche sono in un certo anche madri del loro popolo, che conducono alla fede. Abbiamo, così, imperatrici (Elena e Pulcheria) che poterono incidere sulla diffusione del cristianesimo nell’impero romano, e poi tante regine dei vari popoli “barbari”. La carrellata che facciamo non esaurisce certo la lista. Fra quelle che ricordiamo, alcune sono fra le meno note.
L’IMPERO E LA CROCE: S. ELENA
Flavia Giulia Elena (248 circa – 329), ovvero Sant’Elena, è stata Augusta dell’Impero romano, madre dell’imperatore Costantino. Dopo l’avvicinamento di Costantino al cristianesimo, anche Elena si converte: secondo Eusebio fu Costantino a convertirla, ma cioè non è probabile in quanto Costantino stesso si battezzò solo in punto di morte. Nell’iconografia è sempre raffigurata con la croce di Cristo, essendo legata, nella tradizione cristiana, al ritrovamento della «Vera croce».
LA CUSTODE DELLA FEDE: PULCHERIA
Aelia Pulcheria (399 – 453) fu imperatrice dell’impero romano d’Oriente dal 414 al 416, come reggente per il fratello minore, l’imperatore Teodosio II, e poi come moglie di Marciano. Pulcheria fece rimuovere tutti i pagani impiegati nell’amministrazione civile; era una cristiana devota, e grazie alla sua influenza sia Teodosio II che sua moglie Elia Eudocia si convertirono al Cristianesimo. Si dice che il palazzo imperiale fosse diventato quasi un monastero: vi si cantavano le lodi divine, si leggeva la Sacra Scrittura, si mangiava e si digiunava insieme e si svolgeva lavoro manuale.
Pulcheria fu educatrice del fratello, futuro re, infondendogli il rispetto per i consacrati. Fece voto di castità, e quando dopo la morte di Teodosio II sposò Marciano come suo successore lo fece con l’intesa che questo voto di castità sarebbe stato rispettato. Combatté le dottrine di Eutiche e di Nestorio e nel 451 contribuì ad organizzare il concilio di Calcedonia. La parte avuta nella difesa dell’ortodossia cristiana spiega in gran parte il culto prestatole come santa, e il titolo di «custode della Fede».
UNA REGINA DEL GALLES, LA SUA DAMIGELLA E SUO FIGLIO
Santa Madrun (nata nel 440), regina del Gwent in Galles, sposò Ynyr, dando vita alla dinastia che avrebbe regnato fino alla conquista normanna. Durante un pellegrinaggio, Santa Madrun e la sua damigella, Sant’Annun, fecero un sogno in cui veniva comandato di costruire un convento dove avevano dormito. Negli ultimi anni della sua vita si stabilì in Cornovaglia con suo figlio, san Ceidio, dedicandosi dall’evangelizzazione.
REGINE DEI FRANCHI: SUOCERA E NUORA
Santa Clotilde (475 circa – 545), principessa burgunda, fu la moglie del re merovingio Clodoveo I. Clotilde, che si era convertita al cattolicesimo, si adoperò per la conversione del marito pagano ottenendo che si battezzasse la vigilia di Natale del 496. Patì molto per le discordie tra i figli e si ritirò nel monastero di San Martino a Tours dove fu raggiunta dalla nuora Santa Radegonda (518 – 587) moglie del re Clotario I, uomo brutale e infedele, che si era impegnata nella diffusione del cristianesimo tra i sudditi e aveva fondato chiese e monasteri. Si trasferì poi nei monastero di Saix dove si dedicò all’assistenza dei lebbrosi.
IN BRETAGNA: SPOSA E MADRE DI SANTI, MARTIRE
Santa Gwen (499 – metà del VI secolo), principessa di Bretagna, sposò San Fracan, da cui ebbe i santi Wethnoc, Iacob e Winwaloe. Per scampare a una pestilenza, assieme al marito e ai figli attraversò la Manica e si stabilì in Bretagna. Qui da Fracan ebbe una figlia, Chreirbia, ed evangelizzò la regione.
Rimasta vedova, si risposò ed ebbe un quinto figlio, San Cadfan. Venne rapita due volte da pirati anglosassoni e portata in Inghilterra, ma fuggì entrambe le volte attraversando il canale – si dice – a piedi. Negli ultimi anni di vita si ritirò nel Dorset, dove visse da eremita fino a che i sassoni non la trovarono e la uccisero.
IN INGHILTERRA: UNA REGINA E UN MONACO
Santa Berta regina del Kent (circa 560 – 616), principessa franca, fu moglie del re pagano Etelberto. Assecondò l’evangelizzazione del santo monaco Agostino di Canterbury riuscendo alla fine a convertire il marito e il popolo sassone alla fede cristiana.
IN GUASCOGNA: UNA FAMIGLIA AL GRAN COMPLETO
Santa Rictrude (612-678) in giovane età ebbe come direttore spirituale Sant’Amando di Maastricht che era stato accolto nella sua casa, e proprio da questo luogo il santo intraprese l’evangelizzazione della Guascogna. Un nobile franco, Sant’Adabaldo, ottenne Rictrude in sposa avendone quattro figli anch’essi tutti venerati come santi: Adalsinda, Clotsinda, Mauronto ed Eusebia.
Dopo la scomparsa del marito, ucciso dai guasconi, Rictrude si fece monaca a Marchiennes, ove aveva fondato un monastero maschile ed uno femminile, e le sue due figlie maggiori, Adalsinda e Clotsinda, si unirono a lei, come più tardi il figlio Mauronto. Questa famiglia, salita al gran completo alla gloria degli altari, è uno dei molti casi simili verificatisi in due millenni di cristianesimo.
IN NORTHUMBRIA: CINQUE SANTE SORELLE
Eteldreda o Eteldrude, in inglese Audrey (636 – 679), è stata regina di Northumbria. Figlia del re degli angli orientali Anna, Eteldreda era anche sorella di quattro sante, tutte badesse: santa Etelburga, santa Vitburga, santa Sexburga e santa Setrida. Sposò Tonbert, principe di Cyrvii, col quale tuttavia visse in perfetta continenza. Tre anni dopo il matrimonio, rimasta vedova, si ritirò nell’isola di Ely, in solitudine e preghiera, fondandovi un doppio monastero.
IN BOEMIA: UNA SANTA NONNA, UNA NUORA INFERNALE E IL SUO SANTO NIPOTE
Ludmilla, duchessa di Boemia (860 – 921), fu nonna di San Venceslao, il quale, duca di Boemia già all’età di 14 anni, si preoccupò di evangelizzare il paese, con l’aiuto dei missionari germanici, scontrandosi con la nobiltà che con la madre Drahomíra e il fratello Boleslao era rimasta pagana. Boleslao tentò più volte di ucciderlo e ci riuscì tramite sicari nel 935.
Ludmilla era stata data in sposa a Borivoj I, primo duca cristiano di Boemia della storia: la coppia si convertì al cristianesimo intorno all’871, probabilmente in seguito all’azione dei futuri santi Cirillo e Metodio. I loro iniziali tentativi di convertire il popolo boemo non furono ben visti, tanto da portarli all’esilio. In seguito la coppia reale poté fare ritorno in patria e governare. Ludmilla fu coinvolta nell’educazione religiosa del nipote Venceslao. Ma, secondo quanto si tramanda, sua nuora Drahomíra era gelosa dell’influenza della suocera su suo figlio e inviò due nobili ad assassinarla; si dice che la donna sia stata strangolata con il suo stesso velo. Santa Ludmilla è venerata come patrona della Boemia, della Repubblica ceca, nonché dei convertiti, delle duchesse, delle vedove, delle suocere e dei problemi con le nuore. Da tener presente…
A KIEV : UNA RADICALE CONVERSIONE
Santa Olga di Kiev, chiamata con il battesimo Elena (905 circa – 969), è stata una principessa della Rus’ di Kiev, moglie di Igor’. È venerata come santa dalla Chiesa cattolica e dalle Chiese ortodosse; difficile crederlo vedendola in azione all’inizio della sua vita di reggente, dopo la morte del marito: stermina i nemici senza pietà seppellendoli vivi, o bruciandoli vivi, fino a distruggere l’intera tribù dei drevljani.
La ferocia che contraddistingueva Olga nei suoi primi anni di reggenza scompare a seguito della sua conversione al cristianesimo per essere sostituita dalla santità e dalla misericordia della prima sovrana cristiana della Rus’ di Kiev. Governante molto abile, Olga viaggiava molto per amministrare il suo regno e per stringere patti militari e commerciali. Nel 957, in occasione di un viaggio a Costantinopoli, Olga chiese il battesimo. Al suo ritorno a Kiev, fu molto attiva nel diffondere il cristianesimo nella Rus’: un Elogio la descrive intenta «a distruggere gli altari sui quali si facevano sacrifici al diavolo e a dedicarsi in opere caritatevoli verso la fascia più indigente del suo popolo».
Il tentativo di convertire il proprio popolo al cristianesimo però non andò a buon fine: Olga rimase l’unica a farsi cristiana, mentre tutto il popolo russo rimase pagano, con l’eccezione degli schiavi convertiti dai bizantini. Il battesimo dell’intera popolazione sarebbe poi avvenuto nel 988, per ordine del principe Vladimir, suo nipote, che non solo diventò cristiano, ma fu anche il «battezzatore della Rus’», «nuovo apostolo» e santo della Chiesa.
IN LITUANIA: SANTA EDVIGE, BENEMERITA DELLA FORMAZIONE RELIGIOSA
Santa Edvige regina di Polonia e Lituania (1374-1399) portò a compimento l’evangelizzazione di questi paesi. La Lituania fu l’ultimo stato europeo ad accogliere il cristianesimo. Edvige sposò il granduca lituano Ladislao Jagello, che promise di ricevere il battesimo insieme con tutta la sua nazione, ultimo baluardo pagano in Europa, e la unificò alla Polonia: un matrimonio che cambiò la storia del continente.
Aperta la strada alla cristianizzazione della Lituania, Edvige si rese conto che era necessario fornire un’adeguata formazione religiosa. A tal scopo Edvige fondò a Praga un collegio per i futuri sacerdoti lituani, ed a Cracovia, con il consenso di papa Bonifacio IX, la prima facoltà teologica polacca (1397).
Sin dall’infanzia Edvige leggeva abitualmente la Sacra Scrittura, il Salterio, le omelie dei Padri della Chiesa, le meditazioni e le orazioni di San Bernardo, i Sermoni e le Passioni dei santi ed altre opere religiose, anzi alcune di esse vennero tradotte su sua richiesta in polacco. Fece inoltre redigere un salterio in tre versioni, denominato «Salterio Floriano».
Per ravvivare il culto nella cattedrale di Cracovia, fondò nel 1393 il Collegio dei sedici salmisti, perché giorno e notte si alternassero a cantare la gloria di Dio. Al tempo stesso si dimostrò tollerante nei confronti delle altre confessioni cristiane e delle altre religioni, ad esempio con la fondazione del convento dei benedettini slavi a Cracovia. In occasione dell’Anno santo 1390, desiderosa di offrire a tutti i suoi sudditi i frutti spirituali del giubileo, e consapevole degli enormi disagi ai quali sarebbero stati esposti nel pellegrinaggio a Roma, chiese ed ottenne da Bonifacio IX la facoltà di celebrarlo nel proprio paese.
Le regine della carità
Esaurita, col IX secolo circa, la spinta missionaria della conversione al cristianesimo dei popoli dell’Europa (la Lituania segue fuori stagione), i sovrani cristiani proseguono con le opere di giustizia e di carità. Le regine sante dell’evangelizzazione lasciano il posto, per così dire, alle regine sante della carità.
L’IMPERATRICE CALUNNIATA
Riccarda di Svevia (840 circa – 900 circa), moglie di Carlo il Grosso, regina di Alemannia, d’Italia e dei franchi, d’Aquitania e di Provenza, imperatrice dall’881 all’887, era andata in sposa a Carlo il Grosso, terzogenito di Ludovico II il Germanico. Il marito la ripudiò e fu accusata ingiustamente di adulterio con un cancelliere; le accuse si dimostrarono subito infondate, ma Riccarda decise di ritirarsi nel monastero di Andlau da lei fondato e retto dalla badessa Rotruda sua nipote. Visse i suoi ultimi anni impegnandosi nella preghiera e nelle opere di misericordia.
MADRE DI IMPERATORE
Matilde di Ringelheim (895 circa – 968), moglie di Enrico I l’Uccellatore e quindi duchessa di Sassonia e poi regina di Germania, fu madre dell’imperatore Ottone il grande, primo di 5 figli. Educata nel monastero di Herford, in Westfalia, dove sua nonna era badessa, Matilde sa leggere e scrivere, un fatto abbastanza raro all’epoca, e prende parte alle vicende della politica. Quando nel 936 muore suo marito, Matilde non si mostra favorevole al primogenito Ottone come successore e tenta di far proclamare re il più giovane Enrico per il principio bizantino del porfirogenito (figlio nato dopo l’ascesa del padre alla porpora imperiale). Si arriva a un conflitto tra i due fratelli, ma dopo l’incoronazione imperiale di Ottone a Roma (962) la famiglia si riconcilia. Matilde si ritira in monastero dove si spende per i poveri e i malati.
DUE SANTI SPOSI IMPERATORI
Santa Cunegonda di Lussemburgo (978 circa – 1039) fu addirittura imperatrice del Sacro Romano Impero oltre che regina d’Italia in quanto moglie dell’imperatore Enrico II, anch’egli santo. Ella non fu in grado di dargli dei figli e l’imperatore, contro l’usanza dell’epoca, non la volle ripudiare e preferì veder estinguere la propria discendenza pur di continuare a vivere con lei. Coadiuvò il marito nel governo; rimasta vedova, resse l’impero fino alla salita al trono di Corrado II. Si ritirò poi in monastero dove si dedicò ad una vita ascetica di digiuni e di penitenze, ma anche a umili lavori manuali e all’assistenza delle consorelle malate.
LA REGINA DEI TRAGHETTI E TRE FIGLI SANTI
Santa Margherita regina di Scozia (1045-1093), sposa di re Malcom III, ebbe otto figli, ma era anche istruita, e ammirata per questo dal marito semianalfabeta, che la vedeva leggere con devozione la Bibbia e i libri di preghiera. Anche nella carità spinse il marito a seguirla nell’assistenza dei poveri, degli orfani, dei malati. Istituì persino un traghetto perché i pellegrini potessero attraversare la profonda insenatura che divideva i loro villaggi (che per questo presero il nome di South Queensferry e North Queensferry) dall’abbazia di Dunfermline. La tradizione vuole che prima di mangiare lavasse i piedi ai poveri e si occupasse degli orfani e dei bisognosi, e che si alzasse a mezzanotte per assistere alle funzioni. Tre dei suoi figli divennero santi: Davide re di Scozia, Edmund che dopo aver preso parte alla vita politica si ritirò in monastero e Maud regina d’Inghilterra.
MADRE E FIGLIO
Bianca di Castiglia (1188 – 1252) fu regina di Francia come sposa di Luigi VIII da cui ebbe 12 figli che educò rigorosamente. Fu reggente in nome del figlio Luigi IX. Governò con saggezza ed al termine della vita prese l’abito cistercense.
TRE GENERAZIONI DI SANTE
Kinga o Cunegonda (1224 – 24 luglio 1292) è stata regina di Polonia e viene riconosciuta patrona della Polonia e della Lituania. Era la figlia di re Béla IV d’Ungheria, nipote di Santa Elisabetta d’Ungheria e pronipote di santa Edvige (sorella della nonna paterna). Le sorelle di Kinga erano Santa Margherita d’Ungheria e Iolanda di Polonia. Sposò, con riluttanza, Boleslao V il Casto, e divenne regina quando il marito salì al trono di Polonia. La coppia fece il voto di castità. Durante il suo regno, Kinga compì opere caritatevoli, come la visita dei poveri e l’aiuto ai lebbrosi. Quando il marito morì nel 1279, vendette tutti i suoi possedimenti, diede il ricavato ai poveri e si ritirò in un monastero di Clarisse trascorrendo tutto il resto della vita in preghiera.
MADRE E FIGLIA
La beata Costanza regina d’Aragona (1247-1300) era la figlia del Manfredi di cui parla Dante; moglie di Pietro III, ne ebbe sei figli, tra cui quella che sarà Santa Elisabetta del Portogallo. Si dedicò alla preghiera e alle opere di carità.
Santa Elisabetta regina del Portogallo (1271 – 1336) era sposa del re Dionigi e cercò di mediare tra lo sposo e il figlio che si era ribellato; per questo il re la confinò in una fortezza. Sopportò con cristiana pazienza il difficile carattere del marito e le sue infedeltà e poi il comportamento ribelle del figlio Alfonso. La tradizione la descrive come esempio di carità cristiana, in quanto rivolse particolare attenzione ai malati di Lisbona, e si prodigò per pacificare le contese. La sua carità la spinse ad occuparsi con dedizione anche dei figli illegittimi del marito; lo assisté, gravemente malato, fino all’ultimo; tanto fece, che ne favorì la conversione in extremis. Rimasta vedova, donò quasi tutti i suoi averi ai poveri e ai conventi; entrò poi, dopo essersi fatta terziaria francescana, nel monastero delle clarisse a Coimbra, monastero da lei stessa fatto costruire.
FONDATRICE DI UN ORDINE
Giovanna di Valois (1464 –1505) fu regina consorte di Francia e fondò l’Ordine della Vergine Maria. Figlia del re di Francia Luigi XI, causò delusione al padre che desiderava un maschio; a 26 giorni di età, fu dal padre fidanzata a suo cugino Luigi di Orléans, di due anni. Deforme e claudicante, a cinque anni è relegata a Linières dove il suo maggior piacere è conversare con la «benedetta Vergine». Il matrimonio è celebrato quando ha 12 anni ma la ragazza è tenuta sempre in disparte dal marito. Nel 1498 Luigi d’Orléans diviene re col nome di Luigi XII e desidera liberarsi del legame che gli pesava da ben 22 anni, per poter sposare la vedova di Carlo VIII. Dichiarato nullo il matrimonio, Giovanna inizia una vita di mortificazioni e di generosità senza limiti, amministrando il proprio possedimento con saggezza e giustizia. La peste scoppiata nel 1499 -1500 le permise di dare la massima prova di carità. Fondò poi un Ordine mariano, in cui ella stessa emise la professione il 26 maggio 1504 a titolo privato, pur restando nel mondo fedele al suo stato.
E oggi?
La storia del cristianesimo, per un millennio e più, è tutta un susseguirsi di santi sovrani. È possibile oggi la santità dei re? Beh, di re ce ne sono rimasti veramente pochi. Il re Faruk, che avrebbe trascorso i suoi ultimi anni nel dolce esilio romano, sentenziò: «Presto resteranno solo cinque re: il re di picche, il re di fiori, il re di cuori, il re di quadri e il re d’Inghilterra». I tempi sono profondamente cambiati.
Sicuramente, dietro le molte canonizzazioni «regali» della storia vi sono anche interessi dinastici, tesi al prestigio della propria stirpe. Ma non mancano esempi, anche nell’età moderna e contemporanea, di santità «regale». Si pensi a re Baldovino del Belgio, del quale è stata avviata la causa di beatificazione, e alla sua consorte regina Fabiola (1928-2014), profondamente religiosa e lungamente impegnata in attività caritative. Con lei siamo nel Duemila. Il nostro tempo.
Del regno di Baldovino, voglio ricordare un momento importante. Nel 1990 avrebbe dovuto firmare una legge sulla depenalizzazione dell’aborto approvata dal Parlamento, ma la sua coscienza glielo impediva. Scrisse perciò al Primo Ministro: «Questo progetto di legge solleva in me un grave problema di coscienza […]. Firmando tale progetto di legge […], giudico che assumerei inevitabilmente una certa corresponsabilità. E questo, non lo posso fare». Il Primo Ministro suggerì di fare appello ad un articolo della Costituzione belga secondo cui, qualora il re si trovi nell’impossibilità di regnare, il Parlamento provvede alla reggenza. Il Consiglio dei Ministri prese atto di tale impossibilità dichiarata da re, lo depose momentaneamente e promulgò la legge. Dopo due giorni, il voto del Parlamento permise a Baldovino di riprendere il suo posto.
Un approfondimento QUI. È in corso la causa di beatificazione.
Nota: Questo articolo è basato su quanto ho già pubblicato su «La Traccia / Toscana Oggi» n. 43 / 2021 pag. VI – VII.