La purificazione del tempio è narrata con particolarità diverse da Marco, seguito da Matteo e Luca, rispetto a Giovanni. Marco le premette uno strano episodio di maledizione di un albero su cui Gesù non trova frutti, ma questo lo vedremo in seguito.
Purificazione del tempio: il testo di Marco
11 12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. 13Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. 14Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono.
15Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 16e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. 17E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
18Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. 19Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.
Purificazione del tempio in Marco: significato
Il giorno dopo Gesù è autore di uno strano gesto che si fatica a comprendere: la maledizione di un fico che non ha frutti, perché, precisa Marco, non ne era neppure la stagione!
Abbiamo qui l’immagine di qualcosa di sterile, di inutile. In Marco, è con questa immagine sullo sfondo che Gesù entra nel tempio e trova l’atrio esterno occupato da cambiavalute e mercanti.
Il commercio in sé non era un abuso, questi traffici erano necessari alla vita del tempio. I cambiavalute erano indispensabili per cambiare il denaro profano, che recava l’effigie dell’imperatore e degli dèi pagani, nella moneta del tempio; solo con la moneta battuta dal tempio, che aveva una propria zecca, si potevano fare le offerte (un po’ come se per fare offerte nella basilica di S. Pietro si dovesse usare solo l’euro vaticano, e non il dollaro o l’euro dell’Europa unita…). Così pure, i mercanti erano necessari, per la vendita degli animali da sacrificare, ai pellegrini che venivano da lontano.
Lo scandalo consisteva nel fatto che il mercato, che avrebbe dovuto rimanere esterno all’area sacra, era stato introdotto all’interno nell’atrio dei Gentili, dissacrandolo. Sembra che questo mercato interno vi sia stato portato nell’anno 30 dal sommo sacerdote Caifa, mentre fino ad allora i fedeli avevano dovuto servirsi di mercati esterni come quello del Sinedrio nella valle del Cedron.
Gesù compie, così, un atto di purificazione del luogo sacro da traffici di interesse profano. Questo è il significato del gesto di Gesù nei sinottici. Gesù compie la purificazione della casa di preghiera – per tutti i popoli (Is 56,7) – dai latrocini degli uomini (Ger 7,11). Un ambiente corrotto fallisce il proprio scopo. Solo Gesù è capace di restituirlo, in questo modo, al suo senso originario.