Prosopagnosia

Prosopagnosia
Prosopagnosia. Di Krisse – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=21186652

Che parola difficile! Prendiamola con calma, e vedrete che i concetti sono, invece, familiari. Magari si sta parlando di cose che in qualche modo ci toccano da vicino.

Prosopagnosia: quando si dice Non sono fisionomista

Avete presente quando una persona non vi riconosce, si scusa e vi dice Non sono fisionomista? Avete presente quando rimanete male perché avete incontrato qualcuno che vi ha guardato ma non vi ha salutato? Ebbene, cercate di mettervi nei panni di chi, come me, soffre di prosopagnosia: è una sindrome.

Prosopagnosia: una vera sindrome

Solo qualche anno fa ho scoperto che questa era una vera e propria sindrome. Sono contenta di averlo scoperto, perché prima mi sembrava semplicemente di essere distratta o addirittura maleducata, non riconoscendo talvolta – anzi più che talvolta – le persone che incontravo. Adesso che ho saputo di essere affetta da una sindrome mi sento più giustificata.

Il nome dice tutto. Da πρόσωπον (prósopon), «faccia», e ἀγνωσία (agnosìa), «ignoranza», il termine, coniato nel  1947  dal neurologo tedesco Joachim Bodamer, designa l’incapacità di riconoscere il volto. È una sindrome scomoda, vi assicuro. Si rischia di non salutare persone che si conoscono e di salutare invece perfetti sconosciuti; di scambiare le persone le une per le altre; di non sapersi contenere con alcuni che ci conoscono perché non si sa chi siano; quando chiedo l’ultimo in una fila numerosa devo osservare come è vestito, perché i lineamenti del viso non li ricorderò.

Distinguo i volti gli uni dagli altri, chiaramente, ma non li fisso con sufficiente precisione nella mente. Per fortuna mi soccorre una certa memoria per i nomi e per le situazioni, di modo che un minimo appiglio mi fa ricordare di chi si tratta. È stato questo che mi ha permesso, da preside, di interessarmi di centinaia di alunni conoscendoli uno per uno senza confonderli.

Parlo, naturalmente, di persone che non conosco bene; con quelle con cui sono spesso a contatto non ho problemi. Nei casi limite, invece, il prosopagnostico non riconosce nemmeno se stesso allo specchio. Un testo classico che ne tratta si intitola L’uomo che scambiò la moglie per un cappello (Sacks, 1985), pensate un po’…

Pare che la propopagnosia sia più diffusa di quanto non si pensasse in passato. Può dipendere da un trauma, ma potrebbe essere anche ereditaria; le cause sono ancora sconosciute. Abbiate un po’ di comprensione per i prosopagnostici, che si trovano spesso in imbarazzo per la loro scarsa capacità di riconoscervi.