Lettura continua della Bibbia. Primogenito tra molti fratelli

Primogenito di molti fratelli
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Un’apparente difficoltà nei confronti della dottrina della verginità perpetua di Maria è l’affermazione lucana che ella ha partorito il suo primogenito, affermazione che, nella nostra cultura, implicherebbe che Maria abbia avuto poi altri figli, i cosiddetti “fratelli del Signore” menzionati più volte nel Nuovo Testamento. Ma la parola primogenito, bekhor, non ha in ebraico lo stesso significato che ha per noi. Non si riferisce obbligatoriamente ad un figlio più grande di altri fratelli, ma sottolinea semplicemente il fatto che è nato il desiderato, l’erede, la primizia della famiglia, il bambino che secondo la legge di Mosè appartiene al Signore e che deve essere riscattato con un rito particolare di presentazione al tempio, ci siano o no altri figli dopo di lui. La parola non designa quindi il figlio che precede altri fratelli, ma il figlio che non è preceduto da nessun altro figlio.

Una testimonianza archeologica

Qui, l’archeologia viene a dare man forte non solo alla scienza biblica, ma anche alla linguistica, con la scoperta nel 1922 di una tomba ebraica in Egitto, a Tell El Yahoudieh, collegata all’antica Leontopolis.

La tomba, che presenta un’iscrizione in greco, è datata al 5 a.C. e fa parlare una defunta, Arsinoe:

«Ecco la tomba di Arsinoe, o passante. Piangi, considerando quanto sia stata infelice, sfortunata, sopraffatta dal destino. Ancora piccola, rimasi orfana di mia madre […] Mio padre Phabeiti mi ha dato un marito. Ma fra i dolori della nascita del mio primogenito, il destino mi ha condotto alla fine della vita».

Quindi, questo primogenito, la cui nascita è costata la vita di sua madre, è stato il primo ma anche l’unico figlio. Possiamo perciò tranquillamente rispondere alla domanda: il fatto che Gesù sia detto «primogenito» implica per forza l’esistenza di fratelli minori? Certamente no. Perché usarlo, allora? Perché, come sempre, i testi biblici si incarnano nell’uso linguistico del tempo, in questo caso non dimostrando, ma neppure smentendo la fede della Chiesa.

Primogenito di molti fratelli

L’espressione “fratelli del Signore”, d’altra parte, sta per “parenti” (cugini, biscugini o altro): in ebraico / aramaico non esiste neppure una parola specifica che indichi parentele più larghe, i legami di sangue sono così forti che tutti sono chiamati “fratelli”, abbiano o no lo stesso padre; del resto anche l’italiano, che è una lingua così precisa, neppure distingue tra nipote / di zio e nipote / di nonno, tra cognato / fratello del marito e cognato / marito della sorella.

Dio parla il linguaggio degli uomini e ne assume i limiti, anche la povertà della lingua (è questa la logica dell’Incarnazione), così come assume i limiti di un minuscolo neonato adagiato su un giaciglio avuto in uso. È così che il figlio Unigenito di Dio e di Maria diviene primogenito di molti fratelli, dei tanti figli di Eva consegnati alla morte appena nati, perché “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16; cfr. Rm 8,32).

Questi primi fratelli che Gesù si acquista, non i parenti di sangue ma i testimoni della sua nascita, sono i più disprezzati degli uomini, gli umili pastori. Ad essi per primi è annunziata la benevolenza divina e la grande gioia della nascita del loro Salvatore, ad essi si mostra la gloria celeste, anzi, la gloria del Signore circunfulge (perilampo), splende avvolgendoli nel suo abbraccio.