Fare il presepe significa, ogni anno, voler rinnovare una tradizione poetica che incanta i bambini e suscita nostalgia negli adulti, ma non solo. Il presepe veicola anche un profondo significato non solamente teologico ma anche, semplicemente, umano.
È incomprensibile, se non come partito preso, l’atteggiamento di chi vorrebbe bandire il presepe dai luoghi pubblici – come, e soprattutto, le scuole – in quanto pretende di considerarlo discriminante e lesivo dei diritti delle minoranze religiose.
Sarebbe come pretendere di eliminare le statue del Buddha nei paesi dell’Estremo Oriente in quanto offensive per i cristiani, o le mezzelune nei paesi islamici: ma chi ci crede che sono lesive dei diritti di chi non aderisce al buddismo o all’islamismo? Semplicemente, appartengono alla storia ed alla cultura di un popolo, e non impongono niente a nessuno (o almeno così dovrebbe essere). Ma non sono i mussulmani, gli indiani o i cinesi a chiedere di togliere la menzione del Natale nelle scuole… sono gli agnostici nostrani. Così, in certe scuole italiane, Natale diviene la Festa d’Inverno, e magari si canta e si scrive «Immagina un mondo senza religione» (un articolo al riguardo QUI), ispirandosi a John Lennon.
Un semplice video sul problema QUI.
Il valore storico della Natività
Nel caso del presepe, il simbolo non è solo religioso: si tratta di un evento che, anche a chi non crede, parla di povertà e di umiltà, di pace e di fraternità. Il filosofo ateo Massimo Cacciari, che tra l’altro vorrebbe rendere obbligatorio l’insegnamento della religione cattolica in quanto matrice della cultura italiana, considera il presepe come «simbolo che ha dato un contributo straordinario alla nostra storia, alla nostra civiltà, alla nostra sensibilità». Se la prende perciò anche con l’andazzo scolastico: l’insegnante di religione non trasmette più la forza di questa storia, ma se la cava con una spruzzata di educazione civica (intervista a «Il Giornale» del 30 novembre 2017). In altra occasione Cacciari definì il Natale «una festa tremendamente seria che segna un nuovo inizio, è il giorno che dà origine all’Era in cui viviamo».
Il giorno che dà inizio a un’era (Massimo Cacciari)
Allora, non è questione di schiacciare gli altri con l’imposizione di un credo estraneo; è questione di mantenere vivo un messaggio indimenticabile che ha fondato la nostra società.
Perciò non c’è senso nella farneticazione di chi vorrebbe abolire il Natale e sostituirlo con una anodina «Festa Invernale». Non si possono cancellare duemila anni di storia; parlo di storia e non di mito, perché anche chi non è cristiano non può annullare il mutamento che il cristianesimo ha impresso alla storia (talvolta anche con gli errori dei cristiani – e non di Cristo!).
Feste stagionali
Alla cultura italiana non appartiene il Diwali, una festa delle luci di milioni di induisti, sikh e giainisti, festa dei nuovi inizi che celebra con grande gioia il trionfo della luce sulle tenebre. Non le appartiene Pancha Ganapati, una festività induista in onore del dio Ganesha, patrono della saggezza, considerato anche il dio degli inizi.
Né le appartiene la festa di Dong Zhi (in cinese «solstizio d’inverno», alla lettera «inverno estremo»), celebrata in Cina, Taiwan, Giappone, Corea, Vietnam. Anche la Shab-e Yalda, in persiano «Notte della nascita» (parola composta dal persiano šab / notte e dall’aramaico yaldā / nascita), è una festa che viene celebrata in Afghanistan, Iran e Tagikistan nella notte più lunga e più buia dell’anno. Alla cultura italiana appartiene il Natale, e non una qualunque Festa d’Inverno.
La festa di un evento unico
C’è una differenza fondamentale tra queste feste stagionali, come anche quella romana del Sol Invictus cui era dedicato proprio il 25 dicembre, e il Natale, per una caratteristica che associa invece il Natale cristiano alla festa ebraica di Hanukkah: la storicità.
Con questo non voglio dire che si debba per forza credere alla nascita di Cristo come vero Uomo e vero Dio (anche se è proprio questo che io credo), ma che la nascita di Cristo – come pure la Dedicazione del tempio dopo la riconquista dei Maccabei nel 165 a.C., festeggiata a Hanukkah – viene celebrata come un evento storico e non come un fatto stagionale che si ripete ciclicamente di anno in anno senza incidenza sulla storia degli uomini. La Natività di quel Bambino ha cambiato la storia, eccome; si può anche pensare, come fanno i neopagani, che l’abbia peggiorata, e che fosse meglio il paganesimo; ma non si può negare che il corso della storia sia mutato. È l’Evento degli Eventi, si creda o non si creda che quel Bambino è il Figlio di Dio.
Le sfide della storia
Purtroppo, la storia deve adesso affrontare nuove sfide, dove spesso anche i cristiani non si mostrano consoni al messaggio evangelico. È quello che mostra anche l’esposizione internazionale «100 Presepi in Vaticano», che raccoglie opere realizzate da artisti di tutto il mondo e che lo scorso anno ha registrato 190.000 visitatori. Quest’anno i presepi esposti – fatti dei materiali più disparati, come carta, stoffa, legno, ceramica… – sono stati 120, provenienti da vari Paesi. Tra questi, presepi ambientati in zone di guerra, come quello realizzato da suor Teodosia Polotniuk dell’esarcato di Donetsk: al centro, la Natività ricreata nei sotterranei di una struttura che rievoca l’Azovstal’ a Mariupol. Ed anche presepi ispirati alla crisi climatica e al dramma delle migrazioni nel Mediterraneo.
Nella sua lettera apostolica Admirabile signum del 2019, papa Francesco aveva ricordato che non importa il modo con cui viene allestito il presepe. «Può essere sempre uguale o modificarsi ogni anno; ciò che conta è che esso parli alla nostra vita». E susciti il desiderio di metterla a disposizione degli altri.
The Event of Events Box: un esempio di lavoro scolastico
Quella utilizzata dalle insegnanti Anna Forci e Tindara Rasi della Scuola dell’Infanzia di Via Mazzini, Istituto Comprensivo Grosseto 2, è la tecnica di modellismo definita mini-mondo: Con tale tecnica, si riproduce l’originale in una copia bidimensionale e si colloca nelle scatole delle scarpine degli alunni.
I bambini che vi hanno lavorato hanno visionato i due presepi con statue di resina allestiti nelle aule scolastiche e nell’atrio della scuola, poi gli alunni che frequentano l’Insegnamento della religione cattolica hanno colorato, ritagliato e assemblato il loro mini mondo ricreando nei loro box l’Evento degli eventi, cioè la nascita di Gesù.