Presentazione di Maria al tempio (21 novembre)

Presentazione di Maria a tempio, Giotto
Giotto, Presentazione di Maria al tempio. Padova, Cappella degli Scrovegni – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2948575

Invano cercheremmo nei vangeli l’episodio della Presentazione di Maria, bambina, al tempio. La tradizione che ha dato luogo a questa festa ha seguito altre strade. Infatti, secondo la dottrina cattolica confermata ed espressa dal Concilio di Trento e dal Concilio Vaticano II, la divina Rivelazione, che è la comunicazione che Dio fa di Sé agli uomini, è trasmessa non solo mediante la Parola di Dio scritta (Bibbia), ma anche attraverso tutto ciò che è stato tramandato dagli apostoli sia a voce che per iscritto (cfr. 2 Ts 2,15: «Pertanto, fratelli, state forti e conservate le tradizioni nelle quali siete stati istruiti, sia per mezzo della nostra viva voce, sia per mezzo della nostra lettera»). Il vangelo di Giovanni, uno degli scritti più recenti del Nuovo Testamento, così si conclude:

«Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere» (21,25).

La Tradizione orale

Vi sono dunque tradizioni rimaste orali, ad esempio quella dell’Assunzione al cielo di Maria. La «Dei Verbum» (n. 9) afferma:

«La sacra Tradizione dunque e la sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo un tutto e tendono allo stesso fine». 

Come, dunque, si conoscono queste tradizioni apostoliche non contenute nella S. Scrittura? Esse sono attestate da tre diversi tipi di testimonianze:

  • Il consenso unanime dei Padri della Chiesa
  • La preghiera liturgica («Lex orandi, lex credendi»: ciò che si professa nella preghiera è anche ciò che si crede)
  • Il «sensus fidei» (senso della fede) del popolo di Dio.

San Vincenzo di Lérins ha condensato questo concetto in un semplice motto:

«Quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est» (Ciò che è stato creduto ovunque, sempre e da tutti).

Tradizioni non evangeliche

Presentazione della Vergine al Tempio, c. 1495-1510. Dipinto di autore fiammingo ignoto, forse della cerchia di Gerard David. Di Manuelvbotelho – File:1 Políptico Évora IMG 2730.jpg, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=91560778

La Chiesa ha accolto alcune tradizioni che sono testimoniate da scritti apocrifi. Attenzione: le ha accolte non in quanto contenute in apocrifi, ma nonostante siano contenute in apocrifi: come recita un celebre aforisma, infatti, «anche un orologio rotto ha ragione due volte al giorno».

Così, alcune antiche tradizioni, attestate nell’apocrifo Protovangelo di Giacomo (in realtà, uno scritto della seconda metà del II secolo), sono state accettate dalla Chiesa, come i nomi dei genitori della Madonna, Anna e Gioacchino (memoria liturgica il 26 luglio), e la dedicazione di Maria al tempio, secondo il voto dei suoi genitori.

Il senso della festa

Teniamo presente che è storicamente irreale pensare che una bambina sia stata allevata nel tempio di Gerusalemme dai sacerdoti fino all’età di 12 anni. Il fatto deve essere colto nel suo senso spirituale, come offerta dell’intera vita da parte dei pii Gioacchino ed Anna e della loro santa figlia.

La data del 21 novembre, convenzionale, è quella della consacrazione della basilica di S. Maria Nova in Gerusalemme, costruita dall’imperatore Giustiniano. La presentazione di Maria al tempio, celebrata come memoria nella Chiesa romana, è per la Chiesa ortodossa una delle dodici festività maggiori. Il 21 novembre, per il suo significato di consacrazione della vita a Dio, è anche la festa delle claustrali. Anche l’arte ha celebrato l’episodio con numerose opere di pittori celebri.

Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo
(Disc. 25, 7-8)

Presentazione di Maria al tempio, Carpaccio
Presentazione di Maria al tempio di Vittore Carpaccio (1465-1525) – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9783830

Fate attenzione, vi prego, a quello che disse il Signore Gesù Cristo, stendendo la mano verso i suoi discepoli: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12, 49-50).

Forse che non ha fatto la volontà del Padre la Vergine Maria, la quale credette in virtù della fede, concepì in virtù della fede, fu scelta come colei dalla quale doveva nascere la nostra salvezza tra gli uomini, fu creata da Cristo, prima che Cristo in lei fosse creato? Ha fatto, sì certamente ha fatto la volontà del Padre Maria santissima e perciò conta di più per Maria essere stata discepola di Cristo, che essere stata madre di Cristo. Lo ripetiamo: fu per lei maggiore dignità e maggiore felicità essere stata discepola di Cristo che essere stata madre di Cristo. Perciò Maria era beata, perché, anche prima di dare alla luce il Maestro, lo portò nel suo grembo.
    Osserva se non è vero ciò che dico. Mentre il Signore passava, seguito dalle folle, e compiva i suoi divini miracoli, una donna esclamò: «Beato il grembo che ti ha portato!» (Lc 11, 27). Felice il grembo che ti ha portato! E perché la felicità non fosse cercata nella carne, che cosa rispose il Signore? «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 11, 28). Anche Maria proprio per questo è beata, perché ha ascoltato la parola di Dio e l’ha osservata. Ha custodito infatti più la verità nella sua mente, che la carne nel suo grembo. Cristo è verità, Cristo è carne; Cristo è verità nella mente di Maria, Cristo è carne nel grembo di Maria. Conta di più ciò che è nella mente, di ciò che è portato nel grembo.
    Santa è Maria, beata è Maria, ma è migliore la Chiesa che la Vergine Maria. Perché? Perché Maria è una parte della Chiesa: un membro santo, un membro eccellente, un membro che tutti sorpassa in dignità, ma tuttavia è sempre un membro rispetto all’intero corpo. Se è membro di tutto il corpo, allora certo vale più il corpo che un suo membro. Il Signore è capo, e il Cristo totale è capo e corpo. Che dire? Abbiamo un capo divino, abbiamo per capo Dio.
    Perciò, o carissimi, badate bene: anche voi siete membra di Cristo, anche voi siete corpo di Cristo. Osservate in che modo lo siete, perché egli dice: «Ecco mia madre, ed ecco i miei fratelli» (Mt 12, 49). Come potrete essere madre di Cristo? Chiunque ascolta e chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre (cfr. Mt 12, 50).
    Quando dico fratelli, quando dico sorelle, è chiaro che intendo parlare di una sola e medesima eredità. Perciò anche nella sua misericordia, Cristo, essendo unico, non volle essere solo, ma fece in modo che fossimo eredi del Padre e suoi coeredi nella medesima sua eredità.