Lettura continua della Bibbia. I preparativi del dramma (Mt 26,1-16)

Beato Angelico, Giuda riceve il compenso. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8042317

Il racconto della passione-resurrezione di Matteo si può suddividere in sette momenti. Il primo di questi è costituito dal racconto dei preparativi del dramma che sta per compiersi (Mt 26,1-16). Seguono:

  • La Cena (26,17-29)
  • Il Getsemani (26,30-56)
  • Il processo giudaico (26,57-27,10)
  • Il processo romano (27,11-31)
  • Il Golgota (27,32-61)
  • La resurrezione (27,62-28,20)

I preparativi

Duccio di Buoninsegna, Patto di Giuda, retro della Maestà, 1308-1311, Siena, Museo dell’Opera del Duomo. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15453127

L’antefatto del dramma nel quale sembra naufragare la vita di Gesù di Nazareth è il complotto. La morte di Gesù è ormai decisa, ma sommi sacerdoti e anziani temono il furore della folla. I farisei in quanto tali non sono mai menzionati nella manovra contro Gesù.

Il «passivo divino»

Gesù viene presentato nella sua piena consapevolezza degli eventi, che già aveva predetto e che egli adesso lega indissolubilmente alla Pasqua imminente.

«Il Figlio dell’uomo è consegnato» (26,2): il verbo, presente, è coniugato al passivo senza che abbia il complemento di agente, e questo modo di esprimersi, caratteristico di Gesù, è chiamato passivo divino: chi compie l’azione di consegnare (paradidomi) il Figlio è il Padre.

Non sono infatti solo gli uomini ad architettare la morte di Gesù, ma è la Provvidenza divina a preparare il bene maggiore anche attraverso le orribili azioni umane. Per parafrasare un detto di Bossuet, Dio scrive sempre diritto sulle nostre righe storte.

Un gesto profetico: l’unzione di Betania

L’Unzione di Betania di James Tissot – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10195965

Di contro ai preparativi di morte rappresentati dal complotto dei nemici, cui si aggiungerà Giuda, si compie inconsapevolmente un preparativo anche da parte degli amici di Gesù, costituito dall’unzione di Betania (26,6-13).

È un’anticipazione della morte imminente del Maestro, anticipazione assolutamente non compresa dai discepoli, che si indignano per lo spreco, come se la loro indignazione venisse dall’amore per i poveri; anche se così fosse, non hanno capito che il più povero, in quel momento, è Gesù.

La donna, di cui si parlerà finché il Vangelo sarà proclamato, qui resta anonima; sappiamo da Gv 12,3 che si tratta di Maria sorella di Marta e Lazzaro. La sua unzione è già vista da Gesù come un gesto che prelude alla imminente sepoltura.

Giuda, colui che consegna

Al gesto di amore e di conforto della donna si contrappone la slealtà di Giuda che pattuisce la consegna di Gesù ai sommi sacerdoti per 30 sicli d’argento: in Zc 11,12 sono la paga del profeta, il prezzo di uno schiavo, con cui Dio stesso si identifica.

L’azione di Giuda è caratterizzata da un verbo, «paradídomi», equivalente al latino «tradere», che non significa «tradire», ma «consegnare». «Tradire» si diceva in greco «prodídomi» e in latino «prodere», da cui l’aggettivo italiano «proditorio» ovvero «relativo al tradimento». Il significato del tutto negativo di «tradire» si è sviluppato in seguito, proprio in riferimento al tradimento di Giuda nei confronti di Gesù e probabilmente anche dal caso dei «traditores codicum», i cristiani apostati che durante le persecuzioni si salvavano la vita consegnando alle autorità imperiali i Libri sacri (codices).

L’azione di consegnare è quella che maggiormente caratterizza e scandisce l’intero racconto della Passione in tutti gli evangelisti:

  • Giuda consegna Gesù al sinedrio
  • Il sinedrio consegna Gesù a Pilato
  • Pilato consegna Gesù ai soldati.

Nel Vangelo di Giovanni, poi, sarà Gesù a consegnare lo Spirito alla Chiesa rappresentata dalla Madre e dal Discepolo amato.

Questa azione di «consegna» è sottolineata perché vuole indicare che il dramma di Gesù non è dovuto a casualità o fatalità, e neppure alla semplice malvagità o stoltezza umana, ma deriva da un disegno distorto degli uomini da cui Dio ricava il più grande bene del mondo. È guidato, quindi, dalla volontà salvifica divina.