Lettura continua della Bibbia. Pregare con i Salmi

Pregare con i salmi
Foto di DESI MAXWELL da Pixabay

La preghiera dei Salmi viene a noi attraversando i secoli e i millenni. Parla un linguaggio che non ci è più familiare e che va compreso, ma parla anche a noi, si fa nostra contemporanea. Gli uomini di tutti i tempi hanno pregato con i Salmi e vi si sono rispecchiati.

«Tradotti in quasi tutte le lingue, questi canti da due millenni sono stati di conforto e sollievo a milioni e milioni di uomini, sono stati letti con fervore e con devozione da singoli e da adunate di uomini. In tutte le circostanze, in ogni momento della vita spirituale si trovò in questa raccolta la parola che sembrava scritta apposta per quella circostanza e per quel momento» (S. Bernfeld, Storia della letteratura ebraica antica, trad. it. di Enzo Sereni, Fratelli Bocca, 1926, p. 136).

Ecco qualche consiglio per meglio avvicinarli nella preghiera personale e comunitaria.

Per pregare con i Salmi

Avere familiarità con il testo

Girolamo racconta che il padre del deserto che lo aveva iniziato alla vita monastica gli aveva fatto imparare il salterio a bacchettate. Fra le lettere di Gregorio Magno ce n’è una che destituisce un vescovo con la motivazione che questi non sapeva i salmi. Quanto più le parole sono assimilate, tanto più la mente è libera di servirsene nella propria esperienza personale. Regola d’oro di Cassiano: recita i salmi come se tu ne fossi l’autore, e anticipa il testo, piuttosto che seguirlo.

Conoscere la S. Scrittura

In un certo senso, i salmi sono la sintesi di tutta la Bibbia. Lutero afferma che il Salterio racchiude tutto il contenuto della S. Scrittura, come un piccolo manuale. Però, ciò che gli altri libri raccontano, i salmi lo cantano, cioè lo fanno oggetto di preghiera. Anche i temi storici, profetici, sapienziali ne divengono oggetto. Questo ci insegna a fare di tutta la nostra vita una preghiera.

Studiare i salmi

Cioè approfondire il testo con buoni commenti. Lo studio non è preghiera ma le dà solidità e oggettività, superando i rischi dell’individualismo e dell’arbitrarietà. È presunzione non dedicare alla Parola di Dio l’impegno che si dedica al resto della cultura umana. Nella misura in cui comprendiamo la situazione vitale di un salmo, ne cogliamo meglio il senso e lo facciamo nostro.

Incontrare” i salmi

Nella liturgia comunitaria si deve tenere il ritmo della preghiera, ma possiamo interiormente soffermarci su una frase. Spesso un salmo è scelto per una occasione liturgica a motivo di una sola sua frase: un solo versetto può condensare tutto un mistero o il significato di tutta una festa. È quel che si chiama ruminatio, “ruminare” cioè il salmo, facendone giaculatorie. Terminato ogni salmo, ci si chiede qual è il versetto di maggior significato, si impara, si ripete, si ritrova nel salmo stesso, quando ritorna come un vecchio amico. I salmi sono nostri amici che siamo ogni volta felici di incontrare e salutare come tali.

Pregare con i Salmi: il timor di Dio

Il Salterio si definisce come libro di preghiere. Non vi sono solo preghiere, ma anche “profezie”, liti giudiziarie, ecc.; tuttavia la maggior parte dei salmi sono preghiere, discorsi rivolti a Dio. La Bibbia è parola di Dio, ma anche parola dell’uomo davanti a Dio: il Salterio ci insegna quello che possiamo e dobbiamo dire a Dio. Anche questo è un aspetto della sapienza, un aspetto del rapporto fra uomo e Dio, cioè il timor di Dio.

I rabbini insegnano: “Tutto è nelle mani di Dio fuorché il timore di Dio”(Berakhot 33b).

Lo jir’at JHWH, il timor di Dio, non è paura, ma percezione di una relazione con una Persona che ci sovrasta, infinitamente Santa, ma ci ama, quindi è venerazione. Meglio sarebbe forse tradurlo con “rispetto”.

Il Salterio è il libro biblico in cui si usa più frequentemente la radice JR’ (86 volte) soprattutto nella forma participiale (“colui che teme Dio”) a cui corrisponde il participio passivo riferito a Dio: Nora’ = Venerabile, Colui che ispira reverenza (più che il “Terribile”).

Proverbi (1,7; 9,10), Giobbe (28,28), Salmi (111,10), Siracide (1,12.14.18) affermano compatti che questo timore di Dio è principio di sapienza, ma il timor di Dio è anche corona della sapienza (Sir 1,16), cioè vertice e pienezza. Tutta la sapienza di un uomo sta nella relazione con Dio:  questa precede ogni esperienza e ogni conoscenza [e la rende possibile].

Il Salterio in particolare con la sua posizione proclama che prima di tutto viene la preghiera (relazionalità con Dio), fondamento e fine di ogni sapienza: la sapienza biblica è l’arte di vivere secondo lo Spirito. L’unità del Salterio non ha solo un significato testuale, letterario, ha anche un valore teologico e antropologico, quello di unificare il cuore:

Unifica il mio cuore affinché tema il tuo Nome (Sal 86,11).

È con questo cuore unificato, cioè non diviso, non disperso, che bisogna cercare di pregare con i Salmi.