Piccoli amici d’inverno… di chi sto parlando? Molti uccelli, dalle nostre parti, sono presenti solo a partire dalla primavera, poi vanno a svernare altrove. Molti invece rimangono, e allietano le giornate d’inverno con le loro movenze e i loro canti.
Piccoli amici d’inverno: il pettirosso
L’ambiente invernale può essere grigio e triste, e i rami spogli, ma il pettirosso mostra ugualmente la sua livrea smagliante. C’è una bella leggenda eziologica sul suo conto, cioè un racconto (praticamente una favola) che spiega l’origine del colore rosso del suo petto e quindi del suo nome. Dunque, quelli che noi adesso chiamiamo pettirossi un tempo erano grigi, ma uno di loro, duemila anni fa, si trovò a Gerusalemme ad assistere ad una scena straziante: una crocifissione.
Il pettirosso non capiva bene cosa stesse succedendo, ma capiva bene che quell’Uomo crocifisso stava soffrendo molto; oltre tutto, una corona di spine piantata sulla testa gli causava un immenso dolore. Una pena infinita strinse il cuoricino del piccolo pennuto, che provò con tutte le sue forze a svellere la corona di spine dalla testa dell’Uomo. Ahimè, le sue forze erano insufficienti, e con il massimo sacrificio, con grandissima fatica, riuscì appena a staccare solo una spina, una spina piccola, dalla sua fronte. Il pettirosso era sconfortato, ma una goccia di sangue scaturita dalla ferita gli bagnò il petto e lo tinse di rosso. Era il dono di amore dell’Uomo crocifisso verso l’animaletto che con tutto se stesso aveva cercato di aiutarlo. Quello fu il primo pettirosso, che trasmise la sua preziosa eredità a tutti i suoi discendenti! Perciò, quando ne vedete uno, pensate a Nostro Signore.
Ecco QUI il suo canto.
La cinciallegra
Anche la cinciallegra ha una livrea colorata che spicca sulla nudità dei rami. Si nutre voracemente di insetti, perciò è benemerita dal punto di vista dell’uomo, perché ripulisce l’ambiente da una quantità di animaletti nocivi. Difende accanitamente il nido e il cibo dai propri simili e da altre specie, e il suo comportamento aggressivo nei confronti di un potenziale rivale la spinge persino a battere contro i vetri ove, riflettendosi, crede di vedere un concorrente. L’inverno però non la spaventa. Il suo canto QUI.
La cinciallegra deve il proprio nome alla forma onomatopeica cincia (dovuta all’imitazione del suo verso cin – cin) unita non, come può sembrare, all’aggettivo allegra, ma al greco agrios = selvatico, in quanto preferisce i boschi ai prati cittadini. La forma allegra è dovuta all’interpretazione popolare che la mette in assonanza con un aggettivo che esprime il carattere.
Il fringuello
Decisamente più smorto è il piumaggio del fringuello, o meglio: lo diventa dopo la stagione riproduttiva, quando nel maschio si sbiadiscono l’azzurro, il ruggine e il verde estivi, mentre le femmine già sono bruno-giallastre. Pare che il canto del maschio presenti delle variazioni regionali paragonabili a dialetti, chi sa se questo qui parla in bolognese…
Il canto del fringuello QUI.
Linneo, inventore della classificazione scientifica degli esseri viventi, lo chiamò fringilla coelebs, celibe, perché aveva notato che in Svezia le femmine migravano nelle zone più a sud, lasciando soli i maschi a far fronte all’inverno. Anticamente il nome di fringuello si spiegava in relazione a frigor = freddo, poiché questa specie non si lascia scoraggiare dai rigori dell’inverno ma continua anche nella brutta stagione ad emettere il suo allegro cinguettio. Modernamente, il nome viene invece fatto derivare dalla ripetizione fri – fri del suo canto, quindi si tratterebbe di un nome onomatopeico, originato dal suo verso.
La gazza
La gazza, ladra o meno, si trova frequentemente anche nelle città. Anzi, si è molto diffusa, perché riesce benissimo ad adattarsi all’ambiente urbano ed a convivere con l’uomo. Ha una elegante livrea bianca e nera sericea, ma la sua eleganza non è vacua: si accompagna infatti ad una intelligenza notevole, paragonabile a quella dei delfini e delle scimmie antropomorfe. Si riconosce allo specchio, come pochi altri animali sono in grado di fare; sa usare utensili e azionare meccanismi per raggiungere il cibo, ed è capace di riprodurre il suono della voce umana.
Grazie, piccoli amici che non ci abbandonate d’inverno, ma rimanete nelle città a far più lieta la brutta stagione.
Il cedro del Libano
Come tra gli animali, anche tra le piante esistono quelle che non conoscono il sonno invernale, anzi, come in questo caso, “fioriscono” o meglio sono in pieno rigoglio: questo è il cedro del Libano, da non confondersi con un agrume. Il cedro del Libano è invece una conifera, e quindi i suoi “fiori” sono in realtà strobili, in altre parole piccoli coni o pigne che giunti a maturità non sono propriamente frutti ma contenitori di semi. Comunque sia, sono belli e contribuiscono anch’essi a dare una nota di colore all’inverno.