
È di questi giorni la notizia che l’amministrazione comunale di Follonica ha deciso di intitolare una piazza a don Enzo Greco, storico parroco di San Leopoldo.
Ma la sua è una storia che viene da lontano.
«Voglio essere un prete di questi»
Era una mattina del 1955 quando all’età di cinque anni il piccolo Enzo Greco rimase colpito da uno stuolo di ragazzetti poco più grandi di lui che servivano la Messa; il giorno dopo volle andare anche lui all’altare. Non si staccò più dalla chiesa: nel 1960, a soli dieci anni, per sua autonoma decisione entrò in seminario, e quella fu la sua vita per sempre.
Queste vocazioni «bambine», che un tempo erano la norma, si rivelavano poi solide e a tutta prova, tenendo anche conto del fatto che molti ragazzi entravano in seminario per studiare e conseguire un titolo che le finanze delle famiglie non avrebbero loro permesso di ottenere, poi se ne andavano; quelli che proseguivano sulla via del sacerdozio, il più delle volte, mostravano di avere una vocazione seria che maturava col maturare dell’età. Non tutti, certo; alcuni erano opportunisti; ma molti erano autentici «chiamati», e don Enzo Greco era fra questi. Con una particolare sfumatura…
Uno degli ultimi giorni della sua vita terrena, don Enzo ci raccontò che il suo babbo gli aveva spiegato che c’erano preti schierati dalla parte del potere, ma altri invece si mettevano al servizio dei poveri. Il piccolo Enzo si disse: «Voglio essere uno di questi!». E lo fece.
«È veramente una ganzata fare il prete!»
A 16 anni, in V ginnasio, Enzo scriveva:
«Il sacerdozio per me è una ganzissima cosa, è la donazione più completa di se stessi agli altri; è l’amore più completo nel vero senso della parola, è la cosa più impegnativa che ci sia, la più dinamica, la più attuale, la più generosa, la più giovanile. È realizzare un Cristo moderno nella società moderna, è un rendersi disponibile agli altri, servo degli altri, amico degli altri…
Il sacerdote veramente tale deve sentirsi il più inserito nella società e il più disponibile e il più servo di tutti… Oggi il prete deve essere un amico sincero, affettuoso, che si mostri umano verso la gente, che abbia parole di sincera amicizia sulle labbra e che la sua predica non sia una cosa che non mette in pratica. Quindi se il prete oggi deve essere l’amico, la sua migliore predica sarà l’esempio. Egli essendo un amico sincero e affettuoso e per di più amico intimo con Cristo, porta il più grande messaggio di amicizia per gli uomini.
È veramente una ganzata fare il prete! È ganzo nell’apostolato il poter trattare con i giovani, aiutarli a risolvere i loro problemi, organizzare tra loro gruppi, praticando sport con loro, parlare loro di Cristo in un altro linguaggio; presentare loro questa figura non più come una figura fiabesca che potrebbe interessare soltanto i bambini, ma una figura palpitante, giovanile, simpatica che sappia dare loro la felicità, far vedere il cristianesimo sotto un altro aspetto e cioè più moderno e attuale. Facendo vedere il sacerdote non uno tutto immerso nelle estasi, ma che prima sia uomo con una sua personalità e non una predica vivente pronto a scandalizzarsi per niente, ma che sia un uomo come gli altri, che soltanto ha scelto di spendere la sua vita in un ideale più forte, che ha dato tutto il suo cuore di uomo sensibile, come ogni altro, ad un simpaticissimo amico: Gesù Cristo».
Giovane parroco
Parole, certamente, dettate dall’entusiasmo giovanile. Eppure, ci credereste? l’ha fatto davvero! Insediandosi nella parrocchia di San Leopoldo cui era stato assegnato come parroco da Mons. Lorenzo Vivaldo, don Enzo diceva (4 luglio 1981):
«Il sacerdozio non è una carriera ma un servizio come quello di Cristo che è venuto per “servire” e non per comandare. I problemi della nostra città sono tanti: anziani, famiglie, giovani, mondo del lavoro: sono ormai i problemi delle grandi città e ciò ci indica che dobbiamo essere cristiani fino in fondo. Sappiamo come anche da noi la scristianizzazione è un fenomeno diffuso e perciò dobbiamo testimoniare il vangelo con la vita.
Dalla festa di oggi quindi, alla concretezza di domani: corrispondiamo con diligenza all’incarico che il vescovo in nome della chiesa ci dà, e cioè di crescere nella fede in Cristo Gesù unico salvatore e redentore. Amen”».
Una figura che ha saputo riunire tutta la città

La prima fase del suo ministero sacerdotale fu orientata prevalentemente al mondo giovanile, in conformità all’incarico che mons. Vivaldo gli aveva affidato. Questa dimensione sarà sempre in primo piano nella sua azione pastorale, ma sarà completata da tutte le altre dimensioni che comporta il ministero di parroco. Parroco non in un luogo qualunque, ma nella «sua» Follonica, con una perfetta integrazione nel tessuto cittadino e nelle sue problematiche senza snaturare minimamente la propria identità cristiana e sacerdotale.
«Il pranzo organizzato nel 1988 per i 150 anni della chiesa di San Leopoldo», ricorda il sindaco di Follonica Andrea Benini, «è stato forse il momento di svolta della sua attività… ha permesso di condividere la canonica con il resto della città. Piazza Don Enzo Greco è uno dei luoghi fondativi della città che speriamo possa diventare più centrale e più vissuto di adesso».
La decisione comunale

Per questa sua dimensione civica, per l’incisività della sua azione culturale e sociale, l’Amministrazione comunale di Follonica ha deciso infatti di intitolargli una piazza. Così il sindaco Benini spiega tale decisione:
«La Toponomastica è la mostra permanente della cultura di una città; essa per un luogo costituisce l’impronta umana più specifica delle generazioni che lo hanno frequentato, ci hanno lavorato e ci hanno vissuto. Per questo dare nuovi nomi ai luoghi è un processo importantissimo e che richiede la massima cura. Nell’anno del Centenario era giusto dare questi luoghi a delle personalità importanti e per Follonica abbiamo pensato a don Enzo, accogliendo una richiesta fatta alcuni anni fa dall’associazione Don Enzo Greco. Per me si tratta di una figura gigante che ha saputo riunire tutta la città, a prescindere dal credo. A lui viene intitolata la piazzetta di fronte al cancello dell’Ilva, sotto al palazzo dove don Enzo viveva».
Questa intitolazione, Piazza Don Enzo Greco, dunque, diverrà presto realtà, e consacrerà la memoria di don Enzo consegnandola alle future generazioni. E magari potrà accadere che, passando per quella piazza, un nonno o bisnonno dica al nipotino: «Sai? Ci sono dei sacerdoti che si sono sempre messi al servizio della gente. Io uno l’ho conosciuto bene: si chiamava don Enzo…».
L’associazione culturale Don Enzo Greco

Per tener viva l’eredità di don Enzo, a Follonica si è creata un’associazione culturale che se lo propone come impegno. Racconta Teresa Fico, della parrocchia di San Leopoldo:
«Dopo qualche giorno dalla morte di don Enzo, una domenica mattina trovandomi con Albarosa Mazzoni in chiesa con una certa emozione ma anche con fare deciso le dissi che dovevamo fare qualcosa per ricordare don Enzo: “Perché non facciamo una Associazione intitolata a don Enzo?” e lei mi rispose: “È quello che stavo per dirti anche io”. Questa idea crebbe coinvolgendo inizialmente alcune persone della parrocchia». In seguito molte altre persone si inserirono.
L’associazione si costituì, con l’approvazione del vescovo diocesano, il 24 giugno 2014, e la prima assemblea dei soci fu tenuta in una sala della Biblioteca comunale il 14 ottobre 2014.
La finalità dell’Associazione è tuttora quella di mantenere viva la memoria di don Enzo Greco, mediante iniziative di carattere sociale e culturale, quali convegni, conferenze, elaborazione di testi per far conoscere e approfondire il suo pensiero e la sua opera pastorale. Una di queste iniziative è stata, appunto, la proposta di intitolare a don Enzo uno spazio cittadino. Proposta accolta: Follonica avrà una Piazza Don Enzo Greco.