
A questo punto ci chiediamo anche noi: a cosa servirebbe creare «un antipapato e producendo in tal modo uno scisma purificatorio per la Chiesa, separando il “grano” dei veri cattolici dal “loglio” dei modernisti», secondo l’espressione di Cionci?
In che modo uno scisma potrebbe essere utile alla causa della Verità, se lacera la Chiesa e va contro l’unità voluta da Cristo? Potrebbero essere state queste le intenzioni di Ratzinger?
Si tratterebbe, secondo Alexis Bugnolo – Cionci – Farè, di un piano antiusurpazione preparato fin dal lontano 1983. Ma, diciamolo fin d’ora, siamo in piena fantapolitica. Molto “fanta” e poco “politica”.
Il piano antiusurpazione secondo Bugnolo – Cionci – Farè
Alexis Bugnolo, sedicente frate francescano, da tempo sostiene che la Declaratio di Benedetto XVI sia stata scritta di proposito con estrema sottigliezza, in modo che a tempo debito venisse riscontrata non valida. In questo modo Ratzinger avrebbe permesso che la “Mafia di San Gallo”, che lo aveva costretto ad abdicare, prendesse il potere nominando un antipapa e in tal modo si rivelasse. Bugnolo sostiene anche che Giovanni Paolo II e il cardinal Ratzinger conoscevano già il terzo segreto di Fatima (?), che la lobby massonica gay del clero avrebbe cercato di impadronirsi del potere, così avevano cambiato in tempo il Codice di diritto canonico, predisponendo un sistema di emergenza per far saltare l’usurpatore dal suo posto. Un piano antiusurpazione.
Un piano antiusurpazione secondo Cionci
Afferma Cionci:
«Dobbiamo innanzitutto ricordare che, nel 1983, Giovanni Paolo II – il quale, già allora, aveva per “braccio destro” il card. Ratzinger – scompose l’incarico papale in due enti giuridici: il munus petrino, il titolo di papa, concesso direttamente da Dio e il ministerium, ovvero l’esercizio pratico del potere.
Il card. Ratzinger, d’accordo con papa Giovanni Paolo II, nel 1983 importò nel diritto canonico della Chiesa la fondamentale dicotomia munus / ministerium traendola – come spiega Borella – dal Diritto dinastico dei Principi tedeschi (il cosiddetto Fürstenrecht). Un eccellente sistema antiusurpazione che Joseph Ratzinger, soprattutto come bavarese, non poteva non conoscere. Nel ’600, infatti, dopo la presunta usurpazione del trono inglese da parte della protestante Elisabetta I ai danni della cattolica Maria Stuart, in Europa si corse ai ripari codificando una distinzione fra il titolo dinastico e la possibilità di esercitare il potere. Così, abbiamo, per esempio, rinunce al munus sottoscritte da vari arciduchi della famiglia imperiale austriaca oppure, rinunce parziali, limitate ad alcuni diritti dinastici, soprattutto nel corso del XIX secolo. Al contrario, dopo la Grande Guerra, l’imperatore asburgico Carlo I non rinunciò mai al suo munus e fu esiliato allo scopo di privarlo fattualmente anche del suo potere pratico, ossia il ministerium. Qualcosa del genere avvenne anche per la Monarchia italiana e, tra tutti questi esempi, Joseph Ratzinger non poteva non conoscere tale sistema antiusurpazione. Per questa ragione, molto plausibilmente, lui stesso consigliò a papa Giovanni Paolo II di introdurlo nel diritto canonico, con gli effetti che oggi conosciamo».
La teoria del piano antiusurpazione è totalmente fasulla
Il fatto è che tale affermazione, oltre tutto ripetuta più volte nello stesso libro di Cionci, non trova un’ombra di riscontro neppure una volta nei testi magisteriali. In quale documento ufficiale sarebbe attestata? Non se ne trova traccia neppure nel Codice di diritto canonico del 1983, quello accampato da Cionci! In nessuno dei canoni dedicati al Romano Pontefice (can. 330-335) c’è la pur minima indicazione della scissione tra munus e ministerium: nessuno è riuscito a trovarla. Inoltre non vi compare neppure il termine ministerium: viene utilizzato sempre e soltanto munus, che del resto significa «ufficio, incarico, mansione, missione, compito…» ricevuto per legittima elezione. Al munus validamente trasmesso e ricevuto corrisponde, nel Sommo Pontefice, la potestas sulla Chiesa universale. Non si parla nemmeno di ministerium, e non c’è alcuna traccia della distinzione tra munus e ministerium rispetto all’ufficio papale, come vorrebbe sostenere Cionci, secondo lui inequivocabilmente. Su cosa sarebbe fondata questa conclamata distinzione giuridica relativamente al Papa? Chi la sostiene dovrebbe darne la prova citando i testi relativi, visto che si tratta di materia giuridica.
In sintesi
Seguite, se volete farvi qualche risata, le tappe del piano antiusurpazione inventato da Cionci. Udite, udite!
- Giovanni Paolo II e il card. Ratzinger sanno che il potere globalista farà eleggere al soglio pontificio un suo uomo che pervertirà la Chiesa.
- Provvedono dunque per tempo, introducendo nel Codice di Diritto Canonico del 1983 la fondamentale distinzione tra munus e ministerium petrino.
- Approfittando di questa distinzione, Benedetto XVI nel 2013 (cioè 30 anni dopo) attua il piano antiusurpazione, rilasciando una finta dichiarazione di rinuncia, tenendosi però il munus e quindi invalidando la rinuncia stessa.
- Il Conclave che eleggerà il suo successore sarà quindi, volutamente, invalido, e l’eletto sarà un antipapa. In questo modo, il male che c’è nella Chiesa verrà allo scoperto, perché lui è ancora vivo e in grado di denunciarlo.
- Benedetto XVI rilascia cripticamente questa sua denuncia, in modo così criptico che solo Cionci è in grado di scoprirlo e svelarlo al mondo.
- Smascherato il complotto, non resta che fare un nuovo Conclave, con gli stessi cardinali del 2013 (quelli ancora vivi), per eleggere questa volta un vero Papa. Fine!
Ebbene:
- Se i Papi precedenti conoscevano il complotto mondiale per fare eleggere un antipapa, perché non l’hanno sventato, limitandosi ad elaborare un complicato piano che sarebbe stato attuato quando ormai i buoi erano scappati?
- Né nel Diritto canonico, né in qualunque altro documento è rintracciabile la distinzione giuridica munus – ministerium.
- Detto questo, è chiaro che la rinuncia di Benedetto XVI al pontificato è valida, come valido è il Conclave che a seguito di questa ha legittimamente eletto papa Francesco. Fine!