
Dopo la costruzione delle cappelle sulla Scogliera delle Stigmate (1263 – 1267), e per quasi un secolo, lo sviluppo del santuario si arresta. Non cessa invece l’afflusso dei pellegrini, per cui risulterà necessaria la costruzione di una chiesa più grande, il che avverrà a partire dal 1348 con l’inizio dell’edificazione della basilica. Tra le persone che salgono alla Verna troviamo presenze di personaggi illustri, ma anche una ressa di pellegrini che tanto «pellegrini» non risultano essere. Il vescovo di Arezzo si vedrà infatti costretto a vietare del tutto il pernottamento alla Verna nella notte della prima domenica dopo il 15 agosto, anniversario della consacrazione della chiesa, per porre fine alla cagnara…
1270 circa: Beato Pietro Pettinaio

Negli anni intorno al 1270 troviamo pellegrino alla Verna uno dei protagonisti della vita spirituale duecentesca, menzionato anche da Dante: Pietro da Campi detto Pettinaio.
Pier Pettinaio, mercante di pettini per telai, era terziario francescano e visse a Siena una esistenza lunghissima: secondo la ricostruzione agiografica, nato a Campi nel senese verso il 1180, morì a Siena nel 1289 all’età di ben 109 anni, venerato per la sua onestà e pietà. Dante lo ricorda nel Purgatorio (XIII, 127-129) come colui le cui preghiere affrettarono il percorso di purificazione della senese Sapia, consumata dall’invidia per tutta la vita.
Il B. Pietro Pettinaio, ricorda il Wadding (Annales an. 1289, n. 41), era solito pellegrinare in settembre «ad montem Alvernae», come ai primi di agosto andava ad Assisi, per l’Ascensione a S. Piero «ad gradus», e a Pistoia per la festa di S. Giacomo.
1275 (Quoniam Adhuc debet)

Qui si inserisce una notizia che fa intravedere la cura per il bosco che ha sempre caratterizzato gli abitatori del S. Monte. Guglielmo degli Ubertini, vescovo di Arezzo, scomunica i danneggiatori delle piante del monte della Verna (Tabula Bullarum, Ms F f. 6v; cfr. Mariano p. 51). Vedremo a più riprese come i francescani si rapportassero con la foresta non in quanto risorsa da sfruttare, ma in quanto creatura, sorella da rispettare e tutelare.
1288 circa: Beato Giovanni della Verna

Viene ad abitare alla Verna il B. Giovanni Elisei, nato nel 1259 a Fermo ma detto «della Verna» dal luogo in cui trascorrerà la parte più importante della sua vita (Mariano p. 84; cfr. P. Livario Oliger, Il B. Giovanni della Verna (1259-1322), «La Verna» XI (1913) p. 123). Ebbe una vita mistica molto intensa e beneficiò dell’apparizione di Nostro Signore.
1 luglio 1290 (Licet is de cuius munere)
Nicolò IV concede un anno e 40 giorni di indulgenza a chi, debitamente pentito e confessato, visiterà la chiesa della Verna nei giorni delle feste di San Francesco, Sant’Antonio e della Santa Croce e negli otto giorni seguenti (Ms A n. 7).
1291: Beato Corrado da Offida

È presente alla Verna F. Corrado da Offida; secondo la «Cronaca dei XXIV Generali» vi era stato inviato da S. Bonaventura Generale dell’Ordine (AF III p. 421; 426). il B. Corrado da Offida, esponente della corrente spirituale dell’Ordine, fu inviato alla Verna dove rimase per più anni. Reputandosi indegno della santità del luogo, chiese ripetutamente e infine ottenne di partirne (Mariano p. 128 s.; Miglio p. 38 s.; AF III, p. 422-428). Morirà a Bastia presso Assisi il 12 dicembre 1306.
4 settembre 1295 (Cum religiosis ac Deo dicatis)

Aldebrandino Guidi vescovo di Arezzo, per rispetto della devozione e santità del luogo, proibisce di pernottare alla Verna, alle donne in qualsiasi tempo dell’anno, agli uomini nell’anniversario della consacrazione della chiesa (prima domenica dopo l’Assunta: «quod in prima dominica post assumptionem beate Virginis celebratur»).
Il divieto è motivato dalla sfrenata confusione in cui la popolazione in tale notte si scatenava, «con suonj et cantj et balli et armi» (Mariano p. 51; Ms B n. 11).

Tale divieto sarà revocato nel 1475 dal vescovo Gentile di Arezzo in occasione della conferma, da parte di Sisto IV (29 gennaio 1475), della concessione alla Verna, per il 17 settembre, di una indulgenza eguale a quella della Porziuncola (Mariano p. 52).
Fine Duecento: Giotto
Secondo il Mariano, Giotto dipinge per la cappella della Croce l’aggressione diabolica a S. Francesco: il Santo, pregando, si appoggia alla parete del Precipizio fatta molle come cera (Mariano p. 72: «quello grande maestro Giotto, renovatore della pictura, così lo dipinge nella cella di sancto Francesco sopra lo altare, dove vedrai sancto Francesco raccolto in questa bucha orare»; cfr. Miglio p. 56; 266). Non vi sono altre notizie sulla natura di questo dipinto, neppure se fosse un affresco o una tela.
1304 Istituzione della festa delle Ss. Stimmate
Benedetto XI istituisce per tutto l’Ordine la festa delle Stimmate (Mariano p. 132; Wad. VI, 39 a. 1304 n. 14). Nel Capitolo Generale di Cahors del 1337 la festa sarà fissata al 17 settembre.
1305: Ubertino da Casale

Ubertino da Casale, un controverso personaggio reso noto al grande pubblico per il suo inserimento nel romanzo – e film – «Il Nome della Rosa», in tre mesi e sette giorni compone alla Verna l’«Arbor vitae crucifixae Jesu», opera fondamentale della mistica e della cultura medievale:
«Ad solitudinis locum deductus sum sacrum, qui dicitur mons Alverna, quem nunc adhuc indignus habitator commaculo… nam in more solitudinis, cum librorum penuria ubi possem dubia revidere, non plus quam trium mensium et septem dierum vel circa spacium temporis in scribendo totum hunc librum, de quo scribendo vix unquam cogitaveram, occupare permisit» (Prologo primo, fol. 2).
Ovvero:
«Sono stato condotto ad un luogo sacro di solitudine, che è detto Monte Alverna, che fino ad ora contamino con la mia presenza di abitante indegno … Infatti in una condizione di solitudine, con la scarsità di libri in cui poter rivedere le cose dubbie, mi ha permesso di occupare uno spazio di tempo di non più di tre mesi e sette giorni, o press’a poco, per scrivere tutto questo libro, a scrivere il quale non avevo quasi mai pensato».
Se foste saliti alla Verna…
Se sul finire del Duecento foste saliti alla Verna la domenica dopo il 15 agosto, vi avreste trovato da una parte una certa confusione di folla, convenuta per i festeggiamenti dell’anniversario della consacrazione della chiesa di Santa Maria degli Angeli. Dall’altra, avreste saputo che la Verna era divenuta una sorta di luogo di confino degli Spirituali, quella parte cioè di francescanesimo che predicava e praticava la povertà estrema, ed avreste forse saputo che in quel momento erano presenti nel convento alvernino personaggi di prim’ordine della vita spirituale dell’epoca. Ma non avreste potuto incontrarli, perché vigeva ancora un regime di rigorosa clausura. L’unico luogo visitabile era, ancora una volta, Santa Maria degli Angeli; ma iniziava a non poter più contenere tutti i pellegrini che vi si accalcavano.
Fonti di questo frammento di storia alvernina:
UBERTINO DA CASALE, Arbor Vitae Crucifixae Jesu (1305), ed. Bonetti, Venetiis 1485
Cronica XXIV Generalium Ordinis Minorum (1369-74), Analecta Franciscana (AF) III, Collegio S. Bonaventura Ad Claras Aquas prope Florentiam, 1897, 1-712
F. MARIANO DA FIRENZE, Dialogo del Sacro Monte (1522) a cura di Ciro Cannarozzi, Pacinotti, Pistoia 1930
P. AUGUSTINO DI MIGLIO, Nuovo Dialogo delle Devozioni del Sacro Monte della Verna, Stampa Ducale, Fiorenza 1568
P. LUCA WADDING, Annales Minorum I- VIII, Lugduni 1625-1654, ed. in 16 volumi da Quaracchi, FI 1931-1933
P. LIVARIO OLIGER, Il B. Giovanni della Verna (1259-1322), «La Verna» XI (1913) p. 123