Lettura continua della Bibbia. Perché quattro Vangeli?

Evangelario di Remiremont, Il Vangelo Tetramorfo. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=122067716

Perché quattro Vangeli? Non ne sarebbe bastato uno solo che dicesse un po’ tutto? Ce lo saremmo, forse, chiesto tutti. Invece siamo di fronte ad una pluralità (quattro versioni diverse di narrazione dello stesso Evento) che ci può sconcertare.

Il Vangelo Quadriforme

Al termine del primo secolo, le comunità cristiane, in virtù di quella sorta di istinto di fede di cui sono dotate (sensus fidei), riconoscono spontaneamente, negli scritti tramandati secondo la tradizione di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, l’ispirazione divina che ne fa scritti sacri. Quattro Vangeli sono stati riconosciuti unanimemente come Sacra Scrittura, mentre la produzione successiva, la proliferazione incontrollata degli apocrifi, ne è stata esclusa (sulla questione degli Apocrifi, vedere QUI). Ma perché vi era la necessità di ben quattro Vangeli? Non ne bastava uno solo?

Divergenze

Oltre tutto, alcune divergenze nei particolari della narrazione non erano sfuggite agli antichi oppositori del cristianesimo, ed anzi alcuni avversari come Celso, Porfirio e Giuliano Apostata, nella loro polemica anticristiana, sfruttarono quelle riguardanti ad esempio

  • la duplice genealogia di Gesù (in Matteo e in Luca),
  • la cronologia della passione (diversa in Giovanni rispetto ai Sinottici),
  • la sequenza e la localizzazione delle apparizioni pasquali.

Certamente queste divergenze esistono, non nella sostanza ma in alcuni particolari, e proprio questa perfetta incarnazione del Vangelo nel seguire le leggi del linguaggio umano, per cui se in molti si assiste ad un evento se ne daranno altrettanti resoconti diversi, ci dà la massima garanzia di veridicità: perché una favola inventata a tavolino sarebbe stata invece costruita concordando accuratamente tutti i dettagli.

Formazione dei Vangeli

La differenza tra i Vangeli si spiega con la loro nascita, tre e più decenni dopo l’evento della Pasqua di Cristo, dalla tradizione della predicazione orale degli apostoli, dei primi discepoli e dei loro seguaci, predicazione che avveniva con modalità diverse a seconda delle comunità cui era rivolta, con differenze notevoli, ad esempio, tra le comunità di estrazione ebraica, come quelle cui si rivolge Matteo, e le comunità di estrazione pagana, come quelle cui si rivolge Luca.

Le fonti poi sono diverse;

  • per i primi tre Vangeli la fonte di Marco è quella comune a tutti (triplice tradizione),
  • ma ad essa si aggiunge, per Matteo e Luca, una fonte non utilizzata da Marco, l’ipotetica fonte Q (dal tedesco Quelle = Fonte),
  • e poi fonti minori, tra cui quella peculiare di Matteo e quella esclusiva di Luca; ma anche il più breve Marco ha fonti proprie.

Perché tutte queste tradizioni non sono state amalgamate in una sola, ma sono rimaste indipendenti nei singoli quattro Vangeli? Per conservare ad ogni Vangelo la propria ricchezza, esaltata e valorizzata nel confronto con gli altri e non appiattita su di un piano unico che non permette più di cogliere sfumature e sottolineature. Se si mescolano insieme tutti i colori non ne viene un colore che li conserva tutti, ma un bruttissimo grigio spento che non conserva il pregio di nessuno. Possiamo fare anche l’esempio di un coro a quattro voci, quanto più prezioso rispetto al canto di un singolo solista!

Pluralità dei Vangeli, cattolicità della Chiesa

Ireneo dà una motivazione ecclesiologica alla pluralità dei Vangeli, che sono quattro ad indicare la cattolicità della Chiesa (quattro è numero cosmico, indicando i punti cardinali), che non è piatta uniformità come in Marcione (che accettava solo il Vangelo di Luca) né proliferazione delirante come in altri eretici (S. Gerolamo parla di deliramenta apocryphorum); perciò ci è stato dato «un Vangelo quadriforme (tetramorphum), però tenuto insieme da un unico Spirito».

«Poiché vi sono quattro regioni del mondo nel quale viviamo e quattro venti cardinali, e poiché d’altra parte la Chiesa è sparsa su tutta la terra, e la colonna e il fondamento della Chiesa sono il Vangelo e lo Spirito di vita, è normale che questa Chiesa abbia quattro colonne che emettano da ogni parte soffi di incorruttibilità e vivifichino tutti gli uomini. Da cui appare che il Verbo, artigiano dell’universo, lui, che è assiso sui cherubini e che regge tutto, una volta manifestato agli uomini, ci ha donato il Vangelo quadriforme, Vangelo che tuttavia è sostenuto da un solo Spirito […] Poiché in effetti Dio compose tutte le cose con proporzione, bisognava che la forma sotto la quale si presentava il vangelo fosse anche ben composta e armonicamente disposta» (Adv. Haer. III,11,7-9).

Esiste un unico Vangelo, ma quadriforme, che rispecchia e viene incontro a sensibilità e aspettative e bisogni diversi a seconda dei destinatari cui è indirizzato. La Chiesa dunque ha ritenuto S. Scrittura e conservati distinti i quattro Vangeli come provvisti di  sottolineature e accentuazioni presentanti ognuna una propria ricchezza cui è importante accostarsi.

I Sinodi (363-397)

Sulla base dei criteri di ecclesialità (i quattro Vangeli venivano riconosciuti da tutte le Chiese cristiane) e apostolicità (i quattro Vangeli si presentavano autenticamente sotto l’autorità degli apostoli), i sinodi del 363 (Laodicea), 393 (Ippona) e 397 (Cartagine) riconobbero la divina ispirazione dei Vangeli secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni e degli altri 23 libri che compongono il Nuovo Testamento. Ma lo fecero sulla base della fede spontanea delle comunità cristiane dei primissimi secoli.