
Non sono mai andata d’accordo col calcio. Se mi chiedete il nome di un calciatore, posso nominare Del Piero perché ha fatto per anni lo spot pubblicitario con un passerotto; Totti, sempre per motivi pubblicitari; Batistuta, perché ricordo anche lui in uno spot, vestito da suora; Zoff, per la lunga carriera. Rovistando nella memoria, mi viene in mente un Capitan Boniperti della mia infanzia, e la leggendaria famiglia Sentimenti. Beh, c’è anche Maradona, per forza. Ma Pelé è quello che mi è rimasto più familiare, se non altro per il gol del film Fuga per la Vittoria di John Huston. Un gol in rovesciata che è un inno alla libertà.
Pelé (Edson Arantes do Nascimento) giocava da bambino con stracci riempiti di carta, ed ha vinto tre mondiali, l’unico ad aver registrato questo primato: fu dichiarato Tesoro Nazionale del Brasile per impedirne il trasferimento ad altre squadre. Si ritirò nel 1977 dopo aver segnato 1.281 gol, un record anche questo. Nel 1981 recitò, nel film del grande regista Huston, interpretando la parte di un prigioniero dei tedeschi originario di Trinidad.
Fuga per la Vittoria
La sceneggiatura è ispirata liberamente dalla storica Partita della Morte giocata nel 1942 a Kiev tra ufficiali tedeschi e calciatori ucraini. Nel film, lo sportivissimo maggiore tedesco Von Steiner / Max von Sydow sfida una squadra di prigionieri inglesi, capitanata dall’ex giocatore John Colby / Michael Caine, a disputare una partita di calcio solo per amore dello sport, ma questa diventerà per i nazisti un pretesto per ricoprirsi di gloria (quindi da vincere assolutamente), per gli inglesi un’occasione di fuga. Tra i giocatori di Sua Maestà Britannica figura un patetico Sylvester Stallone, rozzo statunitense arruolato nell’esercito canadese che scambia il calcio per il football americano, ma tutti gli altri sono autentici calciatori di fama mondiale come l’inglese Bobby Moore. Il bello è che l’unico calciatore statunitense, Werner Roth, dovette giocare il ruolo del capitano della squadra tedesca perché il regista si accorse che parlava bene la lingua.
Guardate QUI la mitica rovesciata di Pelé: la scena fu girata una volta sola, era buona alla prima…
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«Ho molta fede in Dio»
Dal suo letto di ospedale Pelé aveva dichiarato: «Ho molta fede in Dio e ogni messaggio d’amore che ricevo da voi in tutto il mondo mi mantiene pieno di energia». Il grande campione non ha mai nascosto la sua fede. È stato un simbolo di riscatto e di speranza per tutti i poveri del mondo. Ha nobilitato il calcio. Il che è tutto dire.
Il Signore gli dia pace. Un approfondimento QUI.