
Con il cap. 12 siamo di nuovo a Gerusalemme. «In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa. Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni». Erode Agrippa I, re dal 37, è amico di Caligola. Per accattivarsi i capi del popolo, fa uccidere Giacomo, fratello di Giovanni, e fa arrestare Pietro. Siamo nei primi anni 40, forse il 44. Particolare curioso: il verbo usato con il significato di arrestare, syllambano, ovvero prendere insieme, indica normalmente anche il concepimento (con-cepire). Il carcere si rinserra attorno a un prigioniero, ma forse il verbo vuole suggerire un’immagine di vita? Infatti, erano quelli i giorni di Pasqua, e quale circostanza più della Pasqua suggerisce la vita?
Pietro: una Pasqua in carcere
«Erano quelli i giorni degli Azzimi. Fattolo catturare, lo gettò in prigione, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua. Pietro dunque era tenuto in prigione, mentre una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui. E in quella notte, quando poi Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro piantonato da due soldati e legato con due catene stava dormendo, mentre davanti alla porta le sentinelle custodivano il carcere».
Pietro è ridotto a fare la Pasqua del Signore in carcere, mentre la Chiesa è in preghiera. Come il martirio di Stefano, anche l’arresto di Pietro è una sorta di replay della vicenda di Gesù. Il suo sonno ricorda il sonno con il quale aveva lasciato solo il suo Maestro nella notte del Gethsemani. È incatenato a due soldati, come Gesù era stato inchiodato sulla croce insieme a due malfattori. La porta è chiusa e custodita dalle guardie, come la porta del sepolcro. Solo che Pietro non morirà per il momento: l’angelo del Signore gli si presenta per liberarlo. La luce della Resurrezione splende per lui ancor prima che Erode possa ucciderlo.
Il tocco di un angelo
L’angelo «colpì il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Àlzati, in fretta!». E le catene gli caddero dalle mani». Attenzione all’espressione “colpì il fianco” di un dormiente. Sapete dove ricorre una espressione, una situazione simile? In Gv 19,34, quando un soldato colpisce con la lancia il fianco di Gesù addormentato sulla croce nel sonno della morte. Pietro è colpito al fianco, come Gesù quando pende dalla croce: ma da quel sonno viene la vita.
«E l’angelo a lui: Mettiti la cintura e legati i sandali. E così fece. L’angelo disse: Avvolgiti il mantello, e seguimi! Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si era ancora accorto che era realtà ciòche stava succedendo per opera dell’angelo: credeva infatti di avere una visione».
È come se Pietro consumasse la sua Pasqua di liberazione, i fianchi cinti, i sandali ai piedi (Esodo 12,11). Le porte infatti si aprono una dopo l’altra, liberandolo. «Ora sono veramente certo che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che si attendeva il popolo dei Giudei».