Pasqua di guerra per l’Ucraina

Foto di Maria da Pixabay 

Seconda Pasqua di guerra in Ucraina. Veramente la Pasqua ortodossa si festeggia il 16 aprile, ma è inevitabile che il pensiero oggi vada alla martoriata Ucraina, la cui popolazione, divisa tra le varie religioni monoteiste (85% cristiani di cui circa il 65% ortodossi, in forte minoranza mussulmani ed ebrei), si trova a celebrare in questo stesso periodo la fine del Ramadan e del Pesach, la Pasqua cattolica e l’imminenza della Pasqua ortodossa.

Religioni che parlano di pace, ma la pace, adesso, non c’è. I bombardamenti sono proseguiti senza sospensioni. Almeno 33 i civili morti, di cui 17 civili nel Donetsk e almeno 2 nella regione di Kharkiv; in un raid russo su Zaporizhzhia sono rimasti uccisi un padre e la figlia 11enne, mentre la madre della bambina è stata estratta viva dalle macerie dell’edificio residenziale. Con la bambina di Zaporizhzhia sono ufficialmente 468 le piccole vittime degli attacchi russi dall’inizio della guerra. Altri 947 sono quelli rimasti feriti in modo più o meno grave. I bambini più colpiti sono nelle regioni di Donetsk; seguono quelli di Kharkiv, di Kiev, di Kherson, di Zaporizhzhia, di Mykolaiv, di Chernihiv, di Luhansk e di Dnipropetrovsk.

Bambini di una nazione in guerra

Il cane Patron è divenuto un eroe nazionale non solo per la sua attività di scoperta delle mine antiuomo, ma anche per l’azione a favore dell’educazione alla sicurezza presso i bambini. Di UNICEF Ukraine from Kyiv, Ukraine – BOY09535, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=125793974

La Russia ha usato la sua presidenza di turno del Consiglio di sicurezza Onu per organizzare una riunione informale sui bambini ucraini deportati con la forza in Russia, difendendosi dalle accuse. Diversi paesi tra cui Usa, Regno Unito e Malta sono usciti dall’aula. Una coalizione di oltre 50 nazioni ha accusato Mosca di disinformazione durante l’incontro, trasmesso in streaming con l’intervento della commissaria russa per i diritti dei bambini Maria Lvova-Belova, incriminata dalla Cpi. 

Sicurezza anti-mine per i bambini ucraini

L’Unicef, insieme al Ministero dell’Istruzione e delle Scienze dell’Ucraina, il Servizio di Emergenza di Stato dell’Ucraina (Ses), la radio ucraina e il Mine Action Center, ha organizzato il dettato “Insieme al Sicuro” per ricordare le regole di salvezza dalle mine.

Così, più di 40.000 bambini si sono uniti al dettato radiofonico nazionale sulla sicurezza contro le mine trasmesso dalla radio ucraina e da varie piattaforme online. I bambini hanno ascoltato i consigli salvavita e li hanno annotati grazie alla voce di Patron, il famoso cane ucraino che fiuta le bombe in un popolare cartone animato e ambasciatore ufficiale dell’Unicef.

I bambini sono stati entusiasti di imparare dal loro eroe dei cartoni animati preferito come mantenere la sicurezza riguardo agli oggetti esplosivi. Il Rappresentante dell’Unicef in Ucraina Murat Sahin ha dichiarato: «La sicurezza dalle mine è diventata una conoscenza fondamentale per i bambini ucraini, visto che la guerra ha reso l’Ucraina uno dei Paesi al mondo maggiormente contaminati da mine. Per ridurre il rischio di essere feriti o uccisi, dal 2014 l’Unicef insegna ai bambini ucraini le regole della sicurezza dalle mine. Raggiungiamo anche i loro genitori e insegnanti con consigli pratici per aumentare la consapevolezza e l’impegno».

4 bambini rimasti ad Avdiivka

Solo quattro bambini vivono ancora ad Avdiivka, una delle città ucraine che si trovano sulla linea del fronte e più pesantemente colpite dai raid. Le autorità stanno pianificando una loro evacuazione la prossima settimana. Vitali Barabash, capo dell’amministrazione militare di Avdiivka, ha accennato alle difficoltà nel convincere le famiglie a lasciare le proprie case, anche quelle nei luoghi dove si verificano i combattimenti più pesanti. «Non possiamo evacuare con la forza gli adulti, quindi dobbiamo solo fare affidamento sulla loro responsabilità e sul loro istinto di sopravvivenza». 

Polemiche sulla Via Crucis del Colosseo

Intanto, si sono accese forti polemiche, da parte ucraina, sulla decisione di accomunare nella preghiera, in una stazione della Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo, un ragazzo ucraino e uno russo.

L’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, parlando del ragazzo russo, che nelle meditazioni ha detto di aver perso il fratello nella guerra e di non sapere più niente del padre e del nonno chiamati al fronte, ha commentato: «Dimentica di dire che i suoi parenti sono andati in Ucraina per uccidere non solo il padre del ragazzo ucraino ma tutta la sua famiglia, e non viceversa». Il governo ucraino ha contestato al Santo Padre il fatto di non distinguere tra aggressore e aggredito.

Anche il vescovo cattolico di Kiev-Zhytomyr, Vitaliy Krivitskiy, ha affermato:

«Per noi è difficile e doloroso pensare che noi ucraini e russi siamo nella stessa barca. Prima o poi verrà il momento di stabilizzare i rapporti tra le nazioni ma adesso abbiamo la guerra, e durante la guerra ogni messaggio ha il suo significato. Noi abbiamo capito che in guerra non si può parlare della pace e del perdono in generale. Capiamo la volontà del Papa di volere una pace in generale, ma per noi che qui viviamo la guerra è un appello che non si accetta per il nostro punto di vista: siamo aggrediti, siamo la vittima, é una cosa diversa. Noi preghiamo sempre per il Papa, affinché le sue parole siano giuste e arrivino nei nostri cuori in maniera giusta, e i nostri cuori sono aperti al pontefice per avere questi messaggi giusti e avere il dialogo». 

Un anno fa l’attacco alla stazione Kramatorsk: 58 morti

Primo anniversario dell’attacco alla stazione di Kramatorsk.Di National Police of Ukraine – Роковини трагедії на залізничному вокзалі Краматорська: поліцейські вшанували пам’ять жертв ракетного обстрілу, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=130604423

Un anno fa, l’8 aprile del 2022, la Russia bombardava la stazione di Kramatorsk dove donne, bambini e anziani erano in attesa di essere evacuati. Morirono almeno in 58, di cui 10 bambini, mentre oltre 100 persone rimasero ferite. La popolazione ha ricordato le vittime, chi portando una rosa, chi un peluche. All’epoca si disse che si trattava di un attacco deliberato contro i civili con un missile balistico a corto raggio. La Russia ha sempre negato la propria responsabilità. 

Profughi speciali: quattro delfini e tre leoni marini

La Romania è uno dei quattordici stati dell’Unione Europea che ospitano delfinari e animali marini in cattività. Il delfinario di Costanza ospita dal 2010 le femmine di delfino Ni Ni e Chen Chen. E perciò si è trovato ad ospitare dei profughi… particolari.

A Kharkiv, non appena sono iniziati i bombardamenti, il delfinario locale ha voluto spostare i propri delfini e leoni marini. Così, i delfini Kiki, Maya, Marusia e Veterok ed i leoni marini Alex, Mary e Zosya sono stati trasferiti dapprima ad Odessa, dove hanno atteso per due mesi che le autorità rumene e ucraine completassero le pratiche burocratiche necessarie per portarli nell’Unione Europea. Gli animali sono arrivati a Costanza all’inizio di maggio dell’anno scorso e sono stati messi in quarantena per un mese prima di essere uniti ai due delfini già presenti nella struttura. È così che il delfinario adesso ospita quattro delfini e tre leoni marini insieme ai loro addestratori in fuga dai bombardamenti.

L’addestratrice rumena Mona Mandrescu ha commentato: «Ora abbiamo più colleghi… colleghi e delfini ucraini. Andiamo molto d’accordo, parliamo in qualche modo la stessa lingua. Ed è la cosa migliore che possa capitare ai nostri delfini».

Gli animali hanno anche iniziato a esibirsi insieme alla fine di giugno, nuotando con gli addestratori. Il manager del delfinario, Iulian Calin, ha dichiarato: «Vogliamo che rimangano con noi il più a lungo possibile. Sono persone e delfini che lavorano sodo e vogliamo che stiano con noi perché formiamo davvero una bella famiglia».