Partiamo dal Principio. Iniziamo dal libro della Genesi questa avventura di lettura della Bibbia partendo dall’Abc, cioè da zero. Occorre solo tener presente quello che abbiamo già detto: che il linguaggio biblico è fortemente condizionato, come ogni linguaggio, dal pensiero dell’epoca; ed è in tale contesto che deve essere compreso. Per i precedenti articoli cliccare QUI e QUI.
Partiamo dal Principio: il Pentateuco
La prima parte dell’Antico Testamento è costituita dalla Torah o Legge, che noi chiamiamo, grecamente, Pentateuco, cioè «Cinque Libri», perché sono cinque i libri che formano una unità legislativa: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio.
Un’antica tradizione li riferiva tutti a Mosè come autore, compreso il cap. 34 del Deuteronomio che ne racconta la morte. Secondo la tradizione, Mosè lo avrebbe scritto profeticamente, piangendo. Secondo un’altra versione, gli sarebbe stato dettato a brani separati, confusi, in modo che egli non ne capisse il senso, e la pagina si sarebbe poi composta, pietosamente, dopo la sua morte.
Qualche voce isolata a partire dal Medio Evo, poi sempre più insistente, iniziò a sottolineare alcune incongruenze cronologiche nel testo. Un esempio è l’espressione, a volte ricorrente, «a quei tempi», che dimostra come il narratore non appartenesse alla stessa epoca del protagonista della storia. Questo fu spiegato inizialmente con una duplice redazione dei cinque Libri. Una prima redazione, di base, sarebbe stata da far risalire al tempo di Mosè. Una seconda redazione, rielaborata molti secoli dopo, risalirebbe al tempo dello scriba Esdra, che nel V secolo a.C. avrebbe ricostruito dopo l’esilio gli antichi scritti andati perduti.
Oggi sappiamo, a causa della presenza di doppioni o incongruenze in alcuni dettagli, che la Bibbia nel suo complesso, il Pentateuco in particolare, e lo stesso libro della Genesi, sono frutto di tradizioni diverse. Nei secoli queste tradizioni si sono intrecciate e fuse, sulla base di una trasmissione orale che nell’antichità era prevalente sulla forma scritta della memoria. Così, per mettere per scritto il Pentateuco sono occorsi non meno di cinque secoli, sulla base di più tradizioni.
La teoria «documentaria»
Fu uno studioso tedesco dell’Ottocento, Julius Wellhausen, a formulare l’importante teoria detta «documentaria» (1878). Secondo questa teoria il Pentateuco si sarebbe formato per successive «cuciture» di documenti preesistenti, di ambiente ed epoca diversa, in particolare quattro. La teoria di Wellhausen era di matrice hegeliana e quindi inaccettabile dal punto di vista religioso. A parte questo, aveva il difetto di essere troppo meccanica, prendendo in considerazione «documenti» scritti e dimenticando il ruolo preminente della oralità. Anche se contestata negli ultimi cinquant’anni, rimane comunque valida come metodo di studio. Pertanto la riproponiamo, parlando però di «fonti» o tradizioni o correnti e non di «documenti»:
- Jahvista (J), elaborata nel X secolo a.C. presso la corte di Gerusalemme
- Elohista (E), di matrice profetica, originaria del regno del Nord, IX secolo
- Fonte Deuteronomista (D), VIII-VII secolo, nata nel regno del Nord e trasferita nel Sud
- Fonte Sacerdotale (P), dovuta ad un circolo di sacerdoti nell’esilio di Babilonia, VI secolo.
Le denominazioni Jahvista ed Elohista derivano dal nome di Dio usato nei rispettivi testi, il Tetragramma sacro JHWH o il nome comune Elohim. Quella Sacerdotale dipende dal circolo sacerdotale che la elaborò, e la sigla P è l’iniziale del tedesco Priestercodex (Codice Sacerdotale).
Le premesse: il libro della Genesi
In ebraico si chiama Bereshith (dalla parola iniziale: In Principio), in greco Genesis (dal contenuto: il libro delle origini). Entrambi i titoli ne esprimono bene la natura. Genesi è il libro delle origini: del mondo, dell’umanità, del peccato con le sue conseguenze, della storia della salvezza, della famiglia di Abramo e del popolo di Israele. Si divide in due parti disuguali, i cap. 1-11 che rappresentano l’antefatto della storia della salvezza, e i cap. 12-50 che narrano la saga dei patriarchi (Abramo, Isacco, Giacobbe e i suoi 12 figli).
Il racconto è dovuto alla fusione, all’avvicendamento o al semplice intreccio di tre diverse tradizioni, la Jahvista, l’Elohista e la Sacerdotale, mentre la Deuteronomista non è presente. Nei cap. 1-11 troviamo solo la tradizione Jahvista e quella Sacerdotale. Nel cap. 1 è presente solo la Sacerdotale, ed è da lì che partiremo.