
Parole di verità: questo ha scritto il Qoheleth. Parole difficili, parole dure, ma con retta intenzione. Non ha cercato di camuffare l’uomo a se stesso. L’elogio che al termine del libro ne fa un anonimo discepolo, l’Epiloghista (ma altrettanto anonimo resta il Qoheleth stesso), mette anche in luce la funzione di pungolo che svolgono le parole dei sapienti. Anche quando, aggiungiamo noi, suonano ben poco gradite.
Qoheleth. Parole di verità: l’epilogo (12,9-13)

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«Parole di verità». Dopo tanti punti interrogativi, e tante espressioni dubitative, qualcuno, che si muoveva sulla scia del Maestro, ha voluto apporre in conclusione qualche punto esclamativo.
L’epilogo infatti è stato scritto da un discepolo del Qoheleth, probabilmente appartenente alla generazione successiva alla sua, quindi agli inizi del II secolo a.C.
In questa aggiunta, l’Epiloghista loda il Qoheleth per la sua sapienza e il suo insegnamento al popolo; la sua capacità di riflessione; loda la sua composizione di meshalim, detti sapienziali; la sua onesta ricerca della verità anche quando doveva dissociarsi da una consolidata tradizione. Loda l’azione del sapiente, che rappresenta un pungolo per gli ascoltatori e i lettori, in quel che dice e in quel che scrive. La sapienza deve però fare i conti con la limitatezza dell’uomo, per cui molto continuerà a sfuggire anche al sapiente, e sarebbe folle consumarsi nel cercare quello che all’uomo è precluso. Questo è tutto.
Anzi, questo sarebbe tutto. L’Epiloghista però aggiunge un’altra cosa: mette in risalto anche l’importanza di osservare i comandamenti divini, cosa che il Maestro non aveva fatto, in quanto il Qoheleth aveva posto invece al centro della vita umana il timor di Dio, ossia il rapporto con Lui come di creatura a Creatore. L’Epiloghista invece riassume tutto il senso dell’uomo nell’osservare i comandamenti, ricordando il giudizio di Dio.
12, 9 Qohèlet, oltre ad essere sapiente lui, insegnò anche la scienza al popolo. Ascoltò, meditò, scrisse molte massime. 10 Qohèlet si studiò di trovare parole piacevoli e scrisse rettamente parole di verità.
11 Le parole dei sapienti sono come pungoli, come chiodi ben piantati sono le raccolte delle loro sentenze; le une e le altre vengono dallo stesso pastore.
12 Da ciò che va al di là di questo punto, figlio mio, sta’ in guardia: a scrivere molti libri, non si finirebbe mai, e il molto studio logora l’uomo. 13 Fine del discorso. Si è già sentito tutto: temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è tutto l’uomo.
14 Dio giudica ogni azione, anche ciò che è nascosto, sia buono che cattivo.