Lettura continua della Bibbia. Parola di Dio e parola di uomo

Parola di Dio e parola di uomo
Geremia e Sedecia. Di Rijksmuseum – CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=84406459

Nel dialogo privato tra profeta e re intercorre – questo è interessante – anche una parola personale di Geremia:

«Geremia poi disse al re Sedecìa: “Quale colpa ho commesso contro di te, contro i tuoi ministri e contro questo popolo, perché mi abbiate messo in prigione? Ora ascolta, o re, mio signore: la mia supplica ti giunga gradita. Non rimandarmi nella casa di Gionata, lo scriba, perché io non vi muoia”. Il re Sedecìa comandò di custodire Geremia nell’atrio della prigione e gli fu data ogni giorno una focaccia di pane, proveniente dalla via dei fornai, finché non fu esaurito tutto il pane in città» (37,18-20).

Parola di Dio e parola di uomo

Perché mi soffermo su questo particolare? Perché qui troviamo una parola che non viene da parte del Signore attraverso il profeta, ma solo da parte del profeta. Infatti, le parole di Geremia qui non sono precedute da «Così dice il Signore», oppure da «Oracolo del Signore». È semplicemente un dialogo tra due uomini, un re e un profeta, che in questo caso è il dialogo tra un sovrano e un suo prigioniero. Questo ci aiuta a comprendere che le parole di Geremia nel libro omonimo non sono tutte parole del Signore; ci sono anche molte parole che sono di Geremia e basta, anche belle e importanti, ma parole soltanto umane.

Questo vale anche per gli altri libri della Bibbia: ci sono parole che vengono da Dio attraverso gli uomini e parole che vengono solo dagli uomini. Allora, che cosa è Parola di Dio e cosa resta solo parola di uomo?

Parola di Dio e parola di uomo: Principio formale e parola materiale

Ci viene in aiuto, a questo proposito, una distinzione di stampo filosofico, aristotelico-tomista, ma è necessario comprenderla: la distinzione fra principio formale e materia.

Il principio formale o principio informatore è ciò che impronta di sé, dà forma, fa sì che una cosa sia ciò che è. La Bibbia è tutta, nel suo insieme, Parola di Dio. Per questo, ad ogni brano letto nella liturgia della Parola durante la Messa, il lettore proclama: «Parola di Dio!».

La materia è invece, di volta in volta, il singolo contenuto che l’agiografo presenta. Un esempio lampante: in Mt 26,66 l’affermazione «È reo di morte» è formalmente Parola di Dio in quanto inserita nel contesto della Scrittura, ma di per sé, materialmente, non è parola di Dio, ma parola di uomini corrotti e spietati.

Quando Luca afferma che Gesù nacque sotto l’imperatore Augusto e fu condannato da Ponzio Pilato, fa delle affermazioni non di fede ma di storia: nell’esistenza di Augusto e di Pilato noi non crediamo per fede, ma perché lo sappiamo da fonti storiche. Un errore storico dell’autore umano resterebbe senza conseguenze per le verità di fede.

Un bell’esempio ci viene anche dal cap. 7 del II Libro di Samuele: al progetto di David di costruire un tempio il profeta Natan risponde, secondo il proprio giudizio, «Tutto quello che hai in cuore, va’ e fallo, perché il Signore è con te». «Ma in quella stessa notte la parola del Signore si rivolse a Natan in questi termini: Va’ a dire al mio servo Davide: Così dice il Signore: “Tu costruirai a me una casa per mia abitazione?…» (vv. 3-5). L’agiografo distingue benissimo fra quella che è la parola del profeta e quella che sarà, invece, l’autentica Parola del Signore.

Formalmente, dunque, tutte le frasi bibliche nell’insieme sono Parola di Dio, perché scritte dall’agiografo a comporre quel testo ispirato che è la Bibbia. Ma materialmente, quanto al contenuto, non tutte le frasi bibliche sono Parola di Dio, ma solo quelle che l’agiografo presenta come tali. Le altre sono parole di uomini.

Così, per tornare a Geremia, la preghiera che il profeta rivolge al re, non è, quanto al contenuto, Parola di Dio. È soltanto una parola di Geremia di Anatot. Così come è parola di stolto, e non di Dio, quella che nel salmo 14 afferma: «Dio non cè»!