
Papi storici e cinema
Tra gli attori comparsi nel piccolo o grande schermo ad interpretare figure storiche di sommi pontefici, ricordiamo Jeremy Irons, il famigerato Alessandro VI nella serie tv su LA7 I Borgia, Paolo Stoppa che interpretò un tanto sarcastico quanto dignitoso Pio VII ne Il Marchese del Grillo diretto da Mario Monicelli (1981), e gli interpreti di Pio IX nei celebri film di Luigi Magni, più sulla Roma papale che sul papa, Nell’Anno del Signore (1969), In nome del Papa Re (1977) e In nome del popolo sovrano (1990).
Sui papi più recenti, abbiamo molte miniserie tv quali quelle su Pio XII, Giovanni XXIII, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, e persino, nel 2019, il film I due Papi con Jonathan Pryce nei panni del cardinal Bergoglio – papa Francesco e niente meno che Anthony Hopkins nelle vesti di Benedetto XVI.
Vale la pena di ridare un’occhiata all’interpretazione di Paolo Stoppa – Pio VII in due scene del Marchese del Grillo, la scoperta di una colossale burla del marchese a spese del Papa (QUI)
e il rifiuto dell’abdicazione di Pio VII di fronte alla richiesta di Napoleone (Non possumus, non debemus, non volumus: QUI).
Nella finzione
Poi ci sono i film in cui compaiono papi futuribili, personaggi di finzione, come il papa renitente dell’Habemus Papam di Nanni Moretti (2011), l’attore francese Michel Piccoli, e il papa francese, interpretato da Philippe Leroy, che esce di notte dal Vaticano su una carrozzella guidata da Enrico Montesano nel film Qua la mano (1980). Ma voglio invece dedicare un po’ di tempo ad un papa autentico che ha recitato in un film: Pio XII. Cos’è questa stranezza? Un papa attore? E proprio Pio XII, il papa ieratico per eccellenza?
Papi storici: Pio XII interpreta se stesso

Tutto nasce da un bellissimo romanzo di Franz Werfel, Un posto in paradiso (1939: Der veruntreute Himmel), che consiglio vivamente di leggere. Il romanzo dello scrittore ebreo, incentrato, come del resto il più celebre Bernadette, sul tema della fede, narra le vicende di una cuoca boema che presta servizio presso una famiglia austriaca ed ha un solo scopo – egoistico – nella vita: acquistarsi un posto in Paradiso, che lei ingenuamente immagina come una sorta di quieta e rilassante residenza termale. Appunta perciò le sue speranze sul nipote orfano, che ella aiuta a diventare sacerdote solo per comprarsi le sue preghiere di suffragio, ma rimarrà amaramente delusa. Intraprenderà quindi un pellegrinaggio a Roma, e non vi dico come va a finire. Durante il pellegrinaggio, insieme alla sua comitiva, Teta (questo è il suo nome) partecipa ad una udienza papale.
Nel romanzo il papa è Pio XI; nel film che ne deriva il papa è quello all’epoca regnante, Pio XII (1958). L’udienza rappresentata nel film è una autentica udienza di Pio XII, il quale non solo autorizzò le riprese della troupe all’interno della Città del Vaticano, ma acconsentì anche ad essere ripreso mentre faceva ingresso nella basilica vaticana, salutava affettuosamente i pellegrini, si fermava persino a benedire un bambino piccolo che gli veniva avvicinato, e rivolgeva ai fedeli – lui, notoriamente poliglotta – un fluente discorso in tedesco. Del resto, non c’è da meravigliarsi: Pio XII è stato un campione della comunicazione, ha usato la radiofonia come usuale strumento di evangelizzazione ed è stato il primo papa televisivo. Ed anche il primo papa che ha interpretato se stesso nel mondo cinematografico. Ecco il filmato dell’udienza all’interno del film: