A distanza di 11 anni dal giorno dell’elezione di papa Francesco al soglio di Pietro, desidero esprimergli i miei più convinti auguri per il suo difficilissimo ministero. Desidero anche condividere il ricordo di una udienza di dieci anni fa, in occasione della Settimana Biblica Nazionale (8 – 12 settembre) 2014. Si tratta della Settimana di studio che l’Associazione Biblica Italiana organizza ogni due anni per i biblisti.
«La Bibbia in una mano, il giornale nell’altra»
A parte l’indubbio valore delle singole relazioni, i miei ricordi di quella Settimana vanno prima di tutto all’omelia tenuta alla Gregoriana dal card. Prosper Grech, mio professore di Teologia Biblica, e mio maestro per più di un aspetto. «La Bibbia in una mano, il giornale nell’altra»: così si sarebbe potuto sintetizzare il profilo del biblista da lui disegnato. Non un topo di biblioteca, dunque, un erudito che faccia accademismo, nozionismo autocompiaciuto e fine a se stesso. La S. Scrittura ci dà dei modelli che giustamente devono essere studiati e approfonditi; a noi poi rileggerli, interrogarli e interpretarli fattivamente alla luce dei segni dei tempi.
Papa Francesco: una esegesi per il popolo di Dio
Approfondendo lo studio della Bibbia, si entra nella vita di oggi e di sempre. È quanto anche papa Francesco volle ribadire ricevendoci in udienza privata nella Sala Clementina del palazzo apostolico venerdì 12 settembre di 10 anni fa: e questo è l’altro ricordo prezioso che ne conservo.
Francesco volle sottolineare l’importanza dell’esegesi biblica per il popolo di Dio («la fede, per risplendere, per non essere soffocata, deve essere nutrita costantemente della Parola di Dio»), in quanto Dio ha sottomesso la sua Parola a tutti i condizionamenti del linguaggio umano; e volle evidenziare anche il compito dell’esegeta che deve a sua volta aiutare il popolo cristiano a percepire in modo più nitido la Parola in modo da accoglierla meglio, e questo è possibile solo se la sua vita spirituale è fervida.
Papa Francesco ricordò allora, citando il documento del 1993 della Pontificia Commissione Biblica:
«L’esegesi biblica adempie, nella Chiesa e nel mondo, un compito indispensabile. Voler fare a meno di essa per comprendere la Bibbia sarebbe un’illusione e dimostrerebbe una mancanza di rispetto per la Scrittura ispirata».
D’altro canto, non si deve permettere che l’esegesi assomigli ad un corso d’acqua che si perda nelle sabbie di un’ipercritica. Oltre alla competenza accademica, all’esegeta si chiede la fede, ricevuta e condivisa con tutto il popolo di Dio.
Quando papa Francesco parla in pubblico, sembra che parli a ciascuno singolarmente, ed ha il dono di andare al cuore degli argomenti. Così Francesco, che era entrato nella sala con un sorriso che ci aveva illuminati tutti, concluse il suo breve monito chiedendo a ciascuno, come al suo solito: «Vi chiedo per favore di pregare per me». Ci ricevette poi uno per uno, riservando a ciascuno il suo tempo, il suo sorriso e la sua calorosa stretta fra le mani come se nella grande sala fosse presente una sola persona. Un incontro indimenticabile.