Lettura continua della Bibbia. Atti: Paolo agli anziani di Efeso (20,17-35)

Paolo agli anziani di Efeso
Paolo e gli anziani di Efeso. The story of the Bible from Genesis to Revelation (1880), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=59769317

Paolo vorrebbe accomiatarsi dagli anziani di Efeso, ma non può entrare in città con tutto quello che è successo. Sbarca a Mileto, è qui che vanno a visitarlo gli anziani della chiesa di Efeso. È qui che Paolo rivolge un bellissimo discorso agli anziani di Efeso (20,17-35), un discorso fatto a cuore aperto.

Paolo agli anziani di Efeso

Atti 20 18«Voi sapete come mi sono comportato con voi per tutto questo tempo, fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia: 19ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei;  20non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi, in pubblico e nelle case,  21testimoniando a Giudei e Greci la conversione a Dio e la fede nel Signore nostro Gesù. 

22Ed ecco, dunque, costretto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme, senza sapere ciò che là mi accadrà. 23So soltanto che lo Spirito Santo, di città in città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni.  24Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio.
25E ora, ecco, io so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunciando il Regno. 26Per questo attesto solennemente oggi, davanti a voi, che io sono innocente del sangue di tutti,  27perché non mi sono sottratto al dovere di annunciarvi tutta la volontà di Dio. 

Vegliate su voi e sul gregge…

28Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio. 29Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge;  30perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. 31Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi.

32E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati. 33Non ho desiderato né argento né oro né il vestito di nessuno.  34Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. 35In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!”».

Non ho desiderato né argento né oro

Paolo agli anziani di Efeso lascia quello che è una sorta di testamento spirituale e al tempo stesso l’identikit di un vero apostolo e di un vero discepolo. Ci parla di un impegno totale, senza risparmio di tempo, di energie e di servizio della Parola. Un impegno vissuto in tutta umiltà, gratuità e offerta della propria esistenza, lavorando con le proprie mani. Un impegno che gli anziani dovranno proseguire… anche senza veder più il volto di Paolo.

Ogni vero pastore potrebbe e dovrebbe far proprio questo discorso. Io ho conosciuto pastori che hanno vissuto proprio con questo spirito la propria esistenza sacerdotale, senza argento né oro, in una vita di testimonianza e di dedizione al proprio ministero. Uomini poveri che hanno lavorato in mezzo alla gente sapendo che l’opera loro era di Dio, e che a Dio hanno affidato il gregge di cui erano custodi.

«Detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. Tutti scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano, addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave».

Il discorso di Paolo agli anziani di Efeso suscita all’epoca la commozione generale: emozione, pianto e abbracci. È una commozione che si può sperimentare anche in tempi molto lontani da quello. «E lo accompagnarono fino alla nave». Ma questa aggiunta suscita commozione anche in molti di noi della Scuola di Teologia che hanno conosciuto e apprezzato un sacerdote che ha vissuto con questo spirito, e che eravamo soliti accompagnare proprio alla nave con la quale doveva tornare all’isola d’Elba…