Lettura continua della Bibbia: Atti. Paolo torna a Gerusalemme (21,1-26)

Paolo a Gerusalemme
La profezia di Agabo. Di Louis Cheron (1660-1713) – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2038203

Paolo si dirige verso Gerusalemme. Lungo il percorso parecchi lo sconsigliano: sta rischiando la vita. A Cesarea è andato a dimorare il diacono Filippo, che «aveva 4 figlie vergini, che avevano il dono della profezia. Eravamo qui da alcuni giorni, quando giunse dalla Giudea un profeta di nome Agabo. Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: Questo dice lo Spirito Santo: l’uomo a cui appartiene questa cintura sarà legato così dai Giudei a Gerusalemme e verrà quindi consegnato nelle mani dei pagani. All’udir queste cose, noi e quelli del luogo pregammo Paolo di non andare più a Gerusalemme» (21,8.12).

Paolo verso Gerusalemme

«Ma Paolo rispose: Perché fate così, continuando a piangere e a spezzarmi il cuore? Io sono pronto non soltanto a esser legato, ma a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù». 

Paolo non è un incosciente: sa benissimo che a Gerusalemme sarà in grande pericolo, ma è disposto a correrlo per la causa del Vangelo. Gerusalemme vuol dire la prima chiesa, la chiesa della pentecoste, vuol dire i primi discepoli: bisogna ripercorrere le orme di Gesù, andare verso il martirio.

Paolo a Gerusalemme (21,15-26)

L’accoglienza della Chiesa di Gerusalemme è festosa. Sono tutti giudeo-cristiani, come lui. Paolo parla a Giacomo e agli anziani della sua attività missionaria rivolta ai pagani: «Quand’ebbero ascoltato, essi davano gloria a Dio». Ma c’è un però. Paolo a Gerusalemme è un personaggio contestato. I suoi ex correligionari lo accusano di essere un rinnegato.

«Quindi dissero a Paolo: Tu vedi, o fratello, quante migliaia di Giudei sono venuti alla fede e tutti sono gelosamente attaccati alla legge. Ora hanno sentito dire di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra i pagani che abbandonino Mosè, dicendo di non circoncidere più i loro figli e di non seguire più le nostre consuetudini».

L’accusa che gli muovono è falsa, ma non importa: una bugia ripetuta mille volte diventa una verità, i manipolatori di massa lo sanno bene. I suoi fratelli di fede gli danno un buon consiglio:

«Che facciamo? Senza dubbio verranno a sapere che sei arrivato. Fa’ dunque quanto ti diciamo: vi sono fra noi quattro uomini che hanno un voto da sciogliere. Fa’ dunque quanto ti diciamo: vi sono fra noi quattro uomini che hanno un voto da sciogliere. Prendili con te, compi la purificazione insieme con loro e paga tu la spesa per loro perché possano radersi il capo. Così tutti verranno a sapere che non c’è nulla di vero in ciò di cui sono stati informati, ma che invece anche tu ti comporti bene osservando la legge. Quanto ai pagani che sono venuti alla fede, noi abbiamo deciso ed abbiamo loro scritto che si astengano dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, da ogni animale soffocato e dalla impudicizia».

Giacomo e gli altri ribadiscono di avere già risolto anni prima il problema del rapporto dei cristiani con la Legge di Mosè, ma bisogna tenere conto della sensibilità degli estremisti, ove si può. Il consiglio è questo: presentarsi al tempio per lo scioglimento del voto di nazireato di alcuni della comunità e pagare le spese dei relativi sacrifici, in modo da mostrare rispetto per l’osservanza della Legge.

«Allora Paolo prese con sé quegli uomini e il giorno seguente, fatta insieme con loro la purificazione, entrò nel tempio per comunicare il compimento dei giorni della purificazione, quando sarebbe stata presentata l’offerta per ciascuno di loro».

Tutto in regola. Passano sette giorni, i giorni di Pentecoste. Ma poi gli avvenimenti precipitano.