Lettura continua della Bibbia. Atti: Paolo a Filippi (capitolo 16)

Paolo a Filippi
Il battesimo di Lidia (1861). Di Maria Ellenrieder – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=34961671

Paolo e Barnaba rientrati da Gerusalemme rimangono ad Antiochia, la periferia divenuta centro di evangelizzazione delle genti. Riparte da qui il secondo viaggio missionario che porterà Paolo a Filippi…

Il secondo viaggio missionario: 15,36-18,22

«Dopo alcuni giorni Paolo disse a Barnaba: Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere come stanno» (15,36).

Paolo non si limita ad una toccata e fuga: vuol mantenere i contatti con le comunità che ha fondato.

Ma la vita non è mai semplice.

Il distacco di Barnaba

Barnaba vorrebbe portare con sé il nipote, Giovanni detto Marco, che nel viaggio precedente in si era ritirato. Paolo però è intransigente e si separano bruscamente. Barnaba e Marco si imbarcano per Cipro, Paolo invece prende con sé Sila detto anche Silvano e intraprende un viaggio per via di terra, visitando le chiese fondate nel viaggio precedente, all’interno della penisola anatolica.

Il secondo viaggio missionario, iniziato con un episodio burrascoso, mostra già come il Vangelo cammini per le strade degli uomini con fatiche e incomprensioni, e come tutto questo debba essere occasione di continua conversione e di nuove prospettive.

Paolo in Anatolia

A Listra si aggrega Timoteo, che ha padre greco e madre ebrea, e Paolo lo fa circoncidere, perché per linea materna appartiene al popolo di Israele ed è giusto che osservi la norma.

Il territorio di missione di Paolo è l’Anatolia, l’attuale Turchia. Probabilmente Paolo vorrebbe recarsi ad Efeso, ma è lo Spirito Santo che dirige la via: nemmeno la Bitinia gli apostoli devono raggiungere. Si fermano a Troade, sul mare, al confine nord occidentale dell’Anatolia: oltre non si va, bisogna imbarcarsi. E Paolo riprende il mare, perché «Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un Macedone e lo supplicava: Passa in Macedonia e aiutaci!».

In Occidente

A Troade, sul Mar Egeo, Europa ed Asia si fronteggiano: a est la Turchia, ad ovest la Macedonia. Paolo è ispirato a mettere piede in Europa, lasciando un mondo (quello semitico) per un altro (quello greco). Paolo si deve avventurare in un mondo nuovo. Ha tutte la carte in regola: parla greco, è colto, è addirittura cittadino romano; ma è comunque per lui un impatto.

E qui c’è una novità. Proprio mentre Paolo sta per imbarcarsi per la Grecia, il narratore passa alla prima persona plurale, segno che è coinvolto anche lui:

«Dopo che ebbe avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore».

Paolo a Filippi

Paolo si trova in un mondo nuovo: arrivato a Filippi, inizia parlando agli ebrei. Cerca la sinagoga, ma a Filippi non c’è una sinagoga. In mancanza di un edificio, i giudei si radunavano il sabato lungo le rive di un fiume, in modo da avere l’acqua necessaria per le abluzioni rituali. Paolo va lì. Ma siamo in Europa, non in Oriente: le donne non sono segregate, sono lì anche loro, pregano… sono disponibili ad ascoltare. In Oriente le donne non sono soggetto di studio; Gesù aveva sconvolto i suoi fermandosi a parlare con le donne e con i bambini. Paolo deve fare lo stesso, facilitato dai diversi costumi di quella terra nuova per lui. Fa bene ad iniziare, perché d’ora ina vanti avrà molto a che fare con le donne…

Addirittura, Paolo a Filippi si imbatte in una donna molto energica che fa da imprenditrice: 

«C’era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia».

Forse è vedova, perché fa da capofamiglia, ma questo in Oriente non avrebbe potuto succedere. Paolo sta scoprendo un altro impianto sociale e culturale.

Ma, come in Oriente, Paolo si ritrova perseguitato. Ha esorcizzato una schiava che aveva capacità divinatorie che i padroni sfruttavano per soldi: invece di essergli grati per la guarigione, essendo stati privati di una facile fonte di reddito, lo denunciano perché turba l’ordine pubblico.

«La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia».

La notte, un terremoto scuote le fondamenta della prigione e libera i prigionieri, ma loro non si muovono. Il carceriere viene fermato mentre sta per uccidersi per non incorrere nella pena prevista per mancata custodia, ed anche lui crede con la sua famiglia.

I magistrati. Che avevano agito su pressione della folla, decidono dis carcerare Paolo e i suoi. Ma Paolo ha un certo caratterino ed è conscio dei suoi diritti davanti allo stato romano…

37Ma Paolo disse alle guardie: «Ci hanno percosso in pubblico e senza processo, pur essendo noi cittadini romani, e ci hanno gettato in carcere; e ora ci fanno uscire di nascosto? No davvero! Vengano loro di persona a condurci fuori!». 38E le guardie riferirono ai magistrati queste parole. All’udire che erano cittadini romani, si spaventarono; 39vennero e si scusarono con loro; poi li fecero uscire e li pregarono di andarsene dalla città. 

La dichiarazione Civis romanus sum! fa paura. Ma alla fine Paolo deve andarsene: è un personaggio scomodo…