
Nella seconda parte degli Atti, dal cap. 13 in poi, Luca sposta l’attenzione sull’apostolo delle genti, Saulo che proprio da ora sarà chiamato Paolo.
Avevamo lasciato Saulo ad Antiochia, dopo un soggiorno decennale a Tarso. La Chiesa, di cui abbiamo visto la crescita esponenziale, stava crescendo senza di lui, anche fra i pagani, nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia. Saulo doveva innanzi tutto rendersi conto che la Chiesa cresceva autonomamente, mentre lui si stava dedicando al lavoro, allo studio, alla preghiera.
È Barnaba, inviato dagli apostoli ad Antiochia, che si reca a Tarso per prelevare Saulo e condurlo con sé. Ancora una volta Saulo è debitore di Barnaba. Poi Barnaba e Saulo si spostano a Gerusalemme per portare gli aiuti durante una carestia. Infine, prendendo con sé Giovanni detto Marco, nipote di Barnaba, tornano ad Antiochia, che sta diventando un centro di evangelizzazione del mondo pagano. La periferia diventa centro. Andare verso le periferie è tipico della Chiesa, sempre. Guai se non lo fosse.
Il primo viaggio missionario: Paolo a Cipro
«C’erano nella comunità di Antiochia profeti e dottori. Barnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d’infanzia di Erode tetrarca, e Saulo. Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: Riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati. Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono».
L’opera è dello Spirito Santo, non è di Saulo e Barnaba. Così ha inizio il primo viaggio missionario. È lo Spirito che lo chiede.
Da Barnaba a Saulo
Barnaba ha ancora una posizione di preminenza, Saulo è suo collaboratore. Nel corso del viaggio, le posizioni si invertiranno, senza che Barnaba se ne risenta: è uno di quei personaggi, come il Battista, che non sono attaccati al proprio ruolo, e che sanno diminuire perché altri crescano. Gli inviati non sono chiamati a realizzare con le loro risorse, sono chiamati a contemplare l’opera di Dio.
«Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro. Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante.».
Essi sono al servizio di quella parola da loro annunciata. Sono testimoni della presenza di Dio nel cuore dell’uomo. È l’opera di Dio quella che essi seguono.
Da Saulo a Paolo
Prima tappa del viaggio missionario: Cipro. A Cipro, «attraversata tutta l’isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome Bar-Iesus, al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona di senno. Egli aveva fatto chiamare a sé Barnaba e Saulo e desiderava ascoltare la parola di Dio. Ma Elimas – colui che si nasconde, il mago -, il mago, ciò infatti significa il suo nome – faceva loro opposizione cercando di distogliere il proconsole dalla fede».
Siamo in un mondo dominato dai romani. Cipro, conquistata da Catone Uticense nel 58 a.C., era stata ceduta da Marco Antonio a Cleopatra ed era divenuta provincia romana nel 30 a.C., dopo la sconfitta di Azio. Il proconsole Sergio Paolo è la massima autorità dell’isola, ed uomo saggio, desideroso di coltivare la propria spiritualità: sembra che su questo faccia leva il falso mago bar Jesus.
Saulo lo affronta e qui, per la prima volta, leggiamo che Saulo è detto anche Paolo. Da questo momento in poi sarà chiamato Paolo. Paolo è il nome romano di Saulo: un nome significativo, perché significa Scarso, e tale il nostro Saulo, divenuto S. Paolo, sempre si sentirà. Ma è anche il nome di quel proconsole, quel pagano che, desideroso di ascoltare la Parola, si sta impegnando in un cammino di conversione. Saulo prende il nome di quell’uomo, il primo pagano che ha convertito, quasi a significare la strada missionaria che intraprenderà nella sua vita. D’ora in poi sarà conosciuto con quel nome.
Saulo lo Scarso non ha però paura degli uomini, affronta a viso aperto il fraudolento, lo rende cieco. Il proconsole crede.