Nella ricorrenza del 17° anno dalla scomparsa, un ricordo particolare per padre Fiorenzo, parroco a Piombino dal 1971 al 1985, poi animatore vocazionale a Fiesole, vicario e guardiano alla Verna, infine ministro provinciale dei Frati minori della Toscana… e qui la sua storia terrena si arresta il 19 febbraio 2007, ma non si arresta la memoria che ha lasciato in 50 anni di vita religiosa.
La famiglia e l’infanzia
Padre Fiorenzo era nato a S. Piero in Bagno, nell’Alta Romagna o Romagna Toscana, il 14 febbraio 1938, terzo di quattro figli. La sua era una famiglia di fede profonda e di generosità assurta a regola di vita, sempre disponibile a dividere le proprie cose con chi aveva di meno, nelle incertezze e ristrettezze di quegli anni a cavallo della Seconda Guerra Mondiale.
Padre Fiorenzo lo seppe solo moltissimi anni dopo, ma una volta la mamma, andando in pellegrinaggio in S. Pietro a Roma, disse pregando il Santo di cui era devota: «Io ho tre figli maschi, se vuoi te ne do uno…». Non lo confidò mai a nessuno, ma di lì a pochi mesi, il primo ottobre 1950, il figlio dodicenne parti’ per farsi frate.
Gli anni della formazione
E la vita del frate sarà la vera vita di padre Fiorenzo, sempre vissuta con gioia non ostante il doloroso distacco dalla famiglia d’origine cui sarà sempre legato da tenero affetto.
Entra in convento nel collegio di Giaccherino (Pistoia), ove ancora deve frequentare la prima media, perché dopo la licenza elementare ha interrotto la scuola e per un anno è andato a lavorare come apprendista da un falegname.
Solo la vocazione religiosa lo ricondurrà allo studio: dotato di una buona cultura e di un’ottima intelligenza, ma di carattere eminentemente pratico, per tutta la vita manterrà questa propensione all’azione piuttosto che al pensiero speculativo, e mostrerà anche una grande vicinanza al mondo del lavoro, indossando spesso la tuta, da parroco e persino da guardiano della Verna, per confondersi con gli operai che lavorano nel convento, e con i lavoratori delle Acciaierie che come genitori prestano la loro opera nell’asilo San Francesco frequentato dai loro figli.
È lungo il periodo di formazione: collegio a Giaccherino (Pistoia); ginnasio a S. Romolo, Figline Valdarno; noviziato alla Verna; liceo classico a Colleviti, Pescia; teologia a Fiesole; Sacra Eloquenza all’Osservanza di Siena. Il 29 giugno 1965 padre Fiorenzo, che aveva pronunciato i voti perpetui due anni prima, viene ordinato sacerdote. Svolge il proprio ministero in vari luoghi, poi nel 1971 viene destinato a Piombino. Vi rimarrà fino al 1985. Come vi abbia vissuto e operato è sotto gli occhi di tutti.
Parroco a Piombino
Padre Fiorenzo credeva molto nei giovani. Credeva nella famiglia, nel ruolo dei genitori. È vero che si trattava, allora, di una generazione di giovani «in cerca di autore», di giovani e di adulti disposti a spendersi per i valori in cui credevano, fossero o no all’interno della Chiesa. Padre Fiorenzo e il vescovo mons. Lorenzo Vivaldo – né dobbiamo dimenticare padre Sergio, anche lui a Piombino fin dal 1972 – hanno potuto muoversi in un contesto che non è più quello attuale. All’epoca, i giovani, gli adulti che hanno potuto accostare, hanno permesso un’azione volta al rinnovamento sulla linea del Vaticano II.
Figlio della Chiesa conciliare, padre Fiorenzo credeva fortemente nella dimensione comunionale della vita ecclesiale e nel ruolo dei laici, partecipanti a pieno titolo al mandato di una Chiesa ministeriale. Ha dunque sempre saputo che il parroco non ha la totalità dei carismi, ma il carisma della totalità, quindi il compito e la capacità di promuovere con vivacità e coordinare con ogni cura la vita e le attività portate avanti dalla comunità secondo i ministeri e i carismi di ciascuno.
Le iniziative
Sono di quegli anni, nella parrocchia dell’Immacolata, il rinnovamento liturgico e quello catechistico; nasce l’esperienza del Dopocresima.
Si dà inizio alla raccolta di carta e indumenti per i poveri locali e quelli del Terzo Mondo, precedendo quelle che saranno le iniziative civiche; prende forma il gruppo «Esperienze, Incontri» in cui si raccoglieranno e si formeranno tanti giovani; nascono i campi scuola.
Nasce, nel 1976, il Gav, Gruppo di Assistenti Volontari per l’assistenza domiciliare agli anziani soli, anche questo in anticipo sulle iniziative pubbliche di assistenza domiciliare che verranno solo in seguito. Si sviluppano le giornate missionarie per la Bolivia, cui padre Fiorenzo sarà sempre tanto legato.
E come dimenticare il Piccolo Coro dell’Immacolata, iniziato dall’instancabile suor Fedele e diretto per tanti anni da padre Fiorenzo? Come dimenticare la gita a piedi a Populonia ogni Primo Maggio, inaugurata nel 1975 e mantenuta fino al 1989, estintasi alla fine per mancanza di convinzione?
Opere educative
Anche ai due asili ospitati nella parrocchia, quello intitolato a San Francesco, gestito dal parroco per conto delle Acciaierie per i figli dei dipendenti, e quello intitolato all’Immacolata, curato dalle suore Minime, padre Fiorenzo dedica molta attenzione, così come – anzi, ancor di più – dedica la sua attenzione e il suo amore ai bambini dell’Istituto Senni.
L’importanza della formazione
Ma per svolgere un ministero si deve essere formati: il laico non meno del sacerdote. Perciò padre Fiorenzo, che tanto ha condiviso lo svolgimento della propria azione pastorale con i laici, tanto ha anche investito, delle proprie risorse, per la loro formazione, moltiplicando le iniziative in tal senso e cogliendo tutte le occasioni di formazione. Elenchiamone alcune: i corsi di formazione liturgica; l’organizzazione delle Giornate Francescane, che oltre a rappresentare occasioni di incontro e di fraternità costituivano anche occasioni preziose di conoscenza e approfondimento comune delle Fonti; il Corso diocesano di teologia; i corsi di aggiornamento per i catechisti della diocesi; l’idea del gruppo di lettura continua della Bibbia.
La relazione del Visitatore generale
Il Visitatore generale, nel marzo 1979, scrive questa bella sintesi della vita pastorale dell’Immacolata:
«Compio oggi, 15 marzo ’79, la visita a questa comunità parrocchiale di Piombino.
Anzitutto esprimo la mia soddisfazione per aver potuto prendere contatto con una così grande e ricca realtà di bene. Si trovano qui riassunti e felicemente armonizzati tutti i valori costitutivi della nostra identità francescana.
C’è nei cinque confratelli lo spirito dell’orazione che si esprime nell’accurata celebrazione dell’Eucarestia e della Liturgia delle Ore, momenti in cui la comunità dei frati si unisce alla comunità delle Suore e al gruppo dei fedeli. Il lavoro poi, distribuito con sapiente equilibrio secondo i ruoli e i carismi di ciascuno, procede in piena collaborazione sia nel settore conventuale che in quello parrocchiale, con particolare riguardo alla catechesi, alla pastorale giovanile, alla cura degli anziani e malati, all’insegnamento, alla formazione dei bimbi negli annessi asili e orfanotrofio.
Bisogna sottolineare che anche il contributo dei laici alla vita della chiesa e alla evangelizzazione è stato sviluppato secondo le indicazioni del Concilio, con la creazione di adeguati strumenti operativi. Queste realtà, vissute in un clima di vera fraternità, fanno convergere qui l’attenzione della città e la stima del Vescovo».
«L’attenzione della città», sottolinea il Visitatore. Non dimentichiamo, tra le altre dimensioni, quella per così dire ad extra, verso l’impegno civico e i buoni rapporti con le autorità che rappresentano tale impegno, in un contesto, all’epoca, ancora enfaticamente anticlericale… Ma l’incontro e il dialogo, come ai tempi di padre Giustino Senni, fanno il miracolo.
Dopo Piombino
In realtà, nella sua itineranza francescana (di luoghi e di spirito), padre Fiorenzo ha lasciato più volte le località e le persone presso cui aveva dimorato più a lungo: la sua famiglia a San Piero in Bagno, la parrocchia e la città di Piombino, il convento di Fiesole, il santuario della Verna. Tutti luoghi amati, di un amore che però non gli impediva di andare oltre, dove l’obbedienza lo chiamava, dove altre persone aspettavano, magari senza ancora saperlo, di incontrarlo e di essere accolte.
Perché una sua caratteristica particolare era il saper accogliere l’altro. Come osservò qualcuno alla presentazione del libro Una vita donata tenuta il 22 agosto 2008 nella sala Santa Chiara alla Verna, si fermava a parlare con ogni persona come se quella per lui fosse l’unica esistente al mondo. Una dote che pochi hanno, visto che può facilmente accadere che i pastori si chiudano in una stretta cerchia di “sostenitori” nella quale si sentono al sicuro da ogni critica e – ahimè – da ogni dialogo. No, padre Fiorenzo non aveva questi problemi, come pastore che (per parafrasare papa Francesco) «sa di pecora». E padre Fiorenzo come pastore era di tutti e non era di nessuno, era solo del Signore ed era in Lui che incontrava ed accoglieva tutti gli altri.
«Queste persone mi chiamano Padre»
Quando il libro Una vita donata fu presentato a Piombino, il 30 maggio 2008, nella sala della Biblioteca comunale, venne molta gente. Qualcuno, addirittura, si dovette sedere per terra. Furono date testimonianze di prima mano, in aggiunta a quelle già pubblicate; si parlò di miracolo; ci sarebbe stato da scrivere un altro libro.
Qualcuno, dell’ambiente delle Acciaierie, ricordò i forzati rapporti di padre Fiorenzo con la Direzione in materia di licenziamenti che i dirigenti volevano applicare al personale della scuola materna San Francesco. Padre Fiorenzo, come parroco dell’Immacolata, era giuridicamente il gestore e il datore di lavoro della scuola materna finanziata dalle Acciaierie di Piombino in quanto riservata ai figli dei dipendenti. La crisi dell’industria e la crisi demografica, in quel momento, imponevano il restringimento dei posti di lavoro. La Direzione insisteva sul fatto che in un’azienda, quando la situazione lo richiede, si licenzia. E padre Fiorenzo ribatté: «Sì. Ma vede, le persone che lei mi impone di licenziare, mi chiamano Padre!».
Un parco per padre Fiorenzo
E la città non lo ha mai dimenticato, né dopo la sua partenza avvenuta nel settembre 1985, né dopo la sua scomparsa avvenuta il 19 febbraio 2007: siamo già al 17° anniversario. Per iniziativa della gente comune, mediante una partecipatissima raccolta di firme, il Comune già il 30 maggio 2008 deliberò di intitolargli il parco cittadino che stava nascendo nell’ex Orto dei frati, con la seguente motivazione:
«Valutata l’eccezionalità del caso, trattandosi di una particolarissima area di circolazione, ubicata proprio in corrispondenza del convento e della parrocchia nei quali F. Fiorenzo esercitò il proprio ministero nella nostra città, e che pertanto non può esistere neppure in prospettiva futura area di circolazione più adatta per essere a costui dedicata; ritenuta la particolare benemerenza di Fra Fiorenzo Locatelli per la comunità piombinese in particolare e toscana in generale; ritenuto pertanto di assegnare all’area di circolazione sopra indicata il toponimo “Orto dei Frati: Parco F. Fiorenzo Locatelli”… delibera di dare mandato al sindaco di richiedere al Prefetto di Livorno l’autorizzazione in deroga…».
Il Prefetto di Livorno concesse l’autorizzazione alla deroga dal limite minimo di dieci anni che per legge devono intercorrere dalla data della morte per poter intitolare un luogo pubblico a qualcuno, e il 5 maggio 2012 il parco «Ex Orto dei Frati» fu aperto e intitolato a Padre Fiorenzo Locatelli: una collina bellissima, con l’uliveto e i giochi per i bambini, a ricordare una persona che tanto si adoperò per le giovani generazioni della città. Una persona dallo stile dialogico, «sinodale» si direbbe oggi. Una persona per cui tutti erano della stessa importanza, i lontani come i vicini, anzi con una predilezione per chi si teneva lontano, perché era quello che più aveva bisogno di lui.
Una voce da non dimenticare
Per ascoltare la voce di Padre Fiorenzo che, alla Verna, recita la preghiera di Giovanni Paolo II a San Francesco, cliccare QUI.
L’omelia di Natale 1971
In occasione delle feste padre Fiorenzo non teneva quasi mai l’omelia, perché era nella navata, accanto all’organo, a dirigere il coro. Ma nella notte di Natale all’Immacolata cantava la corale Mascagni, quindi il parroco poteva finalmente rivolgere la sua parola ai parrocchiani. Ecco l’omelia del suo primo Natale a Piombino, il Natale del 1971.
UNA NUOVA FAMIGLIA
«Miei cari fratelli, è con immensa gioia che celebro questo primo Natale in mezzo a voi come vostro parroco, come pastore delle vostre anime.
Sono 21 anni che non trascorro il Natale in famiglia, da quando cioè il Signore mi chiamò a seguirlo nella vita religiosa e sacerdotale e lasciando il mondo entrai in Seminario. Ma quest’anno a differenza degli anni scorsi non sento la nostalgia della famiglia perché il Signore mi ha dato un’altra famiglia più grande, la famiglia della parrocchia dell’Immacolata e voi siete mio padre, mia madre, i miei fratelli e le mie sorelle. E con voi voglio rivivere nel modo più santo, più vero, il sublime mistero del Natale.
LA POVERTÀ DEL NATALE
Il Figlio di Dio che i profeti annunciarono, che l’umanità ha atteso per secoli, nasce uomo tra gli uomini, bambino tra i bambini, povero tra i poveri. Dio viene dal cielo per salvare il mondo, e il mondo che è suo, creatura delle sue mani, non ha neppure un alloggio da offrirgli. Qual è quel bimbo che per nascere non ha una casa, sia pur misera e povera? C’era l’umile casetta di Nazareth pronta ad accoglierlo, Maria l’aveva preparata con tanto amore, ma Gesù non ha voluto neppure quella, Betlemme è piena di ospiti, per tutti c’è un cantuccio, ma per lui che è l’ospite regale, il Creatore, il Re dell’universo non c’è posto. E deve nascere fuori città, così come morirà fuori città.
COSA DEVE ESSERE IL NATALE PER NOI?
Ci sentiamo in dovere di indignarci nei confronti di quelli che gli hanno sbattuto la porta in faccia, ma noi in realtà siamo migliori di loro? Quante volte il Signore ha bussato alla porta del nostro cuore e non abbiamo aperto…
Cristo è venuto a portare la luce (Is 9,1). Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce. Ma ci siamo subito resi conto che quella è una luce scomoda, indiscreta che fruga in tutti gli angoli, che mette a nudo le nostre miserie, le nostre insufficienze, le nostre vigliaccherie? È una luce che impegna, che esige mutamenti di rotta nella nostra vita, è una luce spietata, fastidiosa, che provoca. Cristo è venuto a regalarci la gioia… Gioia perché abbiamo un Dio che si occupa dell’uomo, che scende verso l’uomo, che si fa uomo. «Dio si è fatto uomo perché l’uomo potesse diventare Dio». C’è da impazzire di gioia. E invece, no, rifiutiamo la gioia. Allora chiediamoci: cosa deve essere realmente il Natale per noi? Natale è Dio che si mette in cammino verso di noi per entrare in comunione» (25 dicembre 1971).
Il disegno di una vita
(Da un quaderno di appunti di P. Fiorenzo)
Vedere Dio nel prossimo (Lc 4,16-30)
«È venuto nella sua casa e i suoi non lo hanno accolto» (Gv 1,1)
Essere profeti. I segni dei tempi. Sapersi inserire nella storia
Il figliol prodigo: Approviamo il modo con cui l’Amore ama? Siamo capaci di capire la strategia della misericordia di Dio?
Non dobbiamo insistere sulla bruttezza del peccato, quanto sulla bellezza della grazia… Grazia è provare più piacere a non peccare che a peccare.
Ubbidienza: Non si rifiuta l’obbedienza, bensì un’obbedienza cieca, che impedisce un’intelligente collaborazione.
Una Messa per padre Fiorenzo
Lunedì 19 febbraio, 17° anniversario della morte, una S. Messa sarà celebrata per padre Fiorenzo nella chiesa dell’Immacolata di Piombino.