Omelie brevi! Mi sembra che faccia ancora discutere la raccomandazione di papa Francesco a proposito della brevità delle omelie (massimo 8 minuti), come se in un tempo compatto non si potessero esprimere cose essenziali. È proprio la limitatezza del tempo che costringe il celebrante a fare una scelta e a concentrarsi su ciò che è fondamentale; la stessa limitatezza che riesce a convogliare e mantenere sull’omelia l’attenzione dell’assemblea. Quello dell’omelia è un genere che non mi appartiene, ma sono abituata a parlare in pubblico, e la mia esperienza mi dice che la concisione va a vantaggio dell’attenzione; salvo che si sia in una situazione per così dire scolastica, in cui si possa interagire con gli ascoltatori, tutti, e allora, solo allora, il discorso cambia, perché diviene un discorso dialogato.
La mia esperienza di fedele, d’altronde, mi dice anche che, come ripeteva la mia nonna nella sua saggezza popolare toscana, le cose lunghe diventan serpi: tirare per le lunghe non è mai buona pratica. Quante inutili noiosità, quante banalità allungate in un brodo stucchevole ho sentito nella mia vita! Predicatori che ridicono ogni cosa tre volte, sia con la ripetizione di sinonimi che con la ripetizione di concetti… per non lasciare nulla, in fine, agli ascoltatori. Mi viene in mente il terribile zio prete di Carlo Verdone nel film Viaggi di nozze, QUI.
Omelie brevi!
Da una simile eventualità è giusto che il nostro Papa ci voglia difendere con la sua autorità. Se poi un celebrante, che nell’omelia va dritto al punto mantenendo l’attenzione dell’assemblea, deborda dai limiti di tempo, non ci saranno certo proteste. Se l’omelia è efficace non si sta certo a guardare l’orologio…
Rammentiamo, come spiegava il Direttorio omiletico della Congregazione per il culto divino, cosa non deve essere l’omelia: non un sermone astratto, non una dotta conferenza, non una lezione, non una catechesi, non una dettagliata esegesi biblica, non la testimonianza personale del predicatore: tali elementi possono servire tutti per formulare una buona omelia, ma nessuno deve fagocitare gli altri. Mi rendo conto che la difficoltà è grande; è, ogni volta, una sfida; ma anche ricordo, come diceva una vecchia barzelletta, che per preparare un’omelia di dieci minuti occorre un giorno, per prepararne una di quindici minuti occorrono due ore, per imbastirne una di venti o più basta improvvisare…
Non ci credete? Volete una prova? Stasera il mio giovane parroco ha tenuto un’omelia di quattro minuti. Li ho cronometrati. In quei quattro minuti ha detto tutto quel che serviva!