C’è un particolare, nel primo discorso di Mosè, che può colpire l’immaginazione del lettore: la menzione di un gigante dal letto di ferro, Og. Sarebbe, secondo Dt 3,11, l’ultimo dei giganti rimasti, i Refa’im. Lo stesso ricordo tornerà in Giosuè 12,4; e la vittoria contro il re Og di Basan da parte degli Israeliti sarà menzionata più volte nella letteratura biblica, insieme alla sconfitta di Sichon re degli Amorrei, a ricordare al popolo le glorie passate. Ma chi sono i Refa’im? Giganti mitologici? Spiriti dei trapassati?
Ombre dello Sheol
Molti commentatori moderni intendono il termine rephaʾim come spiriti dei morti o ombre, che abitano lo sheol, gli inferi. In effetti, rephaʾim ha questo significato in numerosi versetti biblici. Ad esempio, Isaia 26,13 (Le ombre [rephaʾim] non si levano, perché le hai punite, annientate e ne hai cancellato ogni ricordo) oppure Proverbi 9,18 (Là sono le ombre [rephaʾim], i suoi ospiti sono negli abissi degli inferi).
Questa traduzione di rephaʾim sarebbe supportata da due lapidi fenicie e da un certo numero di testi ugaritici, che usano il termine rpʾum per designare una classe particolare di morti. Talvolta, questa parola si riferisce ad un culto dei re morti, il che suggerisce che secondo Deuteronomio 3,10, Og sia tanto un’ombra quanto un re.
Un’altra prova, spesso citata a sostegno dell’interpretazione di Og come re degli inferi, proviene da un testo ugaritico che sembra associare due delle città di Og al dio Rāpiʾu, affine all’ebraico rephaʾim. In questa ipotesi, Og sarebbe collegato al dio Rāpiʾu, una divinità ctonia.
Un altro collegamento di Og con gli inferi verrebbe da un dipinto del V secolo a.C. in una iscrizione tombale fenicia, in cui Og apparirebbe come una divinità, uno spirito che protegge le tombe dei suoi seguaci.
Secondo diversi studiosi, lo stesso regno di Basan sarebbe un riferimento agli inferi. Il nome Bashan deriva dalla radice protosemitica b t n che nel corrispondente termine ugaritico, appartenente a diversi testi mitologici, significa «serpente» o «drago». Dt 3,13 precisa che la terra donata alla mezza tribù di Manasse «era chiamata paese di Refa’im», quindi la terra dei morti. Il Salmo 68 si riferisce a Basan in questi termini: «Io li farò tornare da Basan, li farò tornare dalle profondità del mare». Basan viene messo in parallelo alle profondità del mare, cioè ad un luogo mitico. In Numeri 21,10–11, gli Israeliti viaggiano attraverso ʾOboth e ʿLye-ha-ʿabbarim per arrivare a Basan; luoghi i cui nomi possono essere tradotti come «fantasmi» e «rovine di coloro che sono morti».
In questa interpretazione, la sconfitta di Og assumerebbe un simbolismo mitico in cui la distruzione del nemico equivarrebbe al suo spostamento nel mondo sotterraneo.
Interpretazioni aleatorie
In realtà, la lettura di queste iscrizioni è tutt’altro che certa, è stata contestata e le critiche sono state accettate anche da qualche studioso che l’aveva proposta. Anche i nomi attribuiti alle città di Og sono stati messi in dubbio in quanto toponimi.
Inoltre, l’interpretazione di Basan come regno dei morti appare discutibile. Innanzi tutto, il collegamento di Basan con la parola ugaritica per serpente o drago sembra arbitraria. Molti studiosi collegano il toponimo Bashan ad un altro significato della stessa questa radice, quello di «terreno pianeggiante» , un’area facile da coltivare, come in arabo. Ciò si adatta bene all’immagine di fertilità che i testi biblici collegano frequentemente alla terra di Basan, usata come nome per indicare la Transgiordania settentrionale.
Og è uno spettro o un gigante?
Allora, ci rimane l’affermazione che Og è uno dei rephaʾim. Questo termine può riferirsi alle ombre, ma può anche riferirsi ai giganti abitanti di Canaan, un uso ben attestato del termine che compare in Dt 2,10-11 (Anticamente era abitata dagli Emim [spaventosi], popolo grande, numeroso e alto come giganti. Sono considerati Refaim come i giganti; ma i Moabiti li chiamano Emim) e in Dt 2,20-21 (Anch’esso è considerato il paese dei Refa’im. Un tempo era abitata dai Refaim, che gli Ammoniti chiamano Zamzummim [cospiratori], un popolo grande, numeroso e alto come giganti). Il contesto mostra che i rephaʾim sono giganti. Ma forse questo diviene più chiaro venendo a sapere che Og aveva… un letto!
Il letto di Og
Il racconto di Mosè sulla conquista di Basan nel Deuteronomio aggiunge infatti un dettaglio che non si trova altrove nelle tradizioni bibliche:
Dt 3 11 Perché soltanto Og, re di Basan, sopravviveva dei Refa’im. Ecco, il suo letto, un letto di ferro, non si trova a Rabbat dei figli di Ammon? Ha nove cubiti di lunghezza e quattro cubiti di larghezza, in cubiti ordinari.
Il cubito standard è lungo circa 45 cm, quindi il letto di Og era lungo oltre 4 metri e largo 1,80. Ma perché il testo enfatizza queste misure?
Alcuni studiosi, per difendere la teoria che Og fosse il re delle ombre, interpretano il suo ʿereś (letto) come un grande sarcofago. L’esistenza di questo manufatto viene comunque addotta per dimostrare qualcosa, visto nell’età del bronzo il ferro era raro e costoso e veniva talvolta utilizzato in funzione decorativa. È logico che il “letto di Og”, un manufatto dei tempi antichi, sia stato conservato a Rabbah a dimostrare il potere del re antico mediante le sue enormi dimensioni. In tal caso, la sua sconfitta per mano degli israeliti risulta ancora più impressionante. E allora? Chi era costui?
I due significati di rephaʾim come “ombre” e “giganti” possono, in realtà, coesistere. Dal punto di vista del Deuteronomista, i rephaʾim vissero molto tempo fa, ma ora sono morti. È il loro passato mitico che viene rievocato: Og è l’ultimo dei giganti abitanti di Canaan, e non un abitante della terra dei morti, anche se i suoi antenati sono ormai defunti. Deuteronomio 3 ne richiama la tradizione per sottolineare la potenza militare israelita. Og, l’ultimo dei Rephaʾim, era gigantesco, ma Israele lo ha sconfitto.