
Non riferisco quella parte della relazione del 13 gennaio in cui il prof. Alessandro Cocchi ha parlato di alcuni aspetti delle culture “altre”, come il sincretismo da cui anche noi in fondo siamo affetti pur senza accorgercene: vi affido, per questo, alla visione del filmato che ripropongo.
Relazione del Prof. Alessandro Cocchi. Ultima parte: Per un nuovo rapporto fra l’uomo e la natura

Vorrei arrivare a conclusione non elencando possibili soluzioni a tutto ciò che si è detto fino a oggi, perché soluzioni a tutt’oggi non si sono trovate.
Il modello di produzione e consumo nel quale siamo immersi, il rapporto con la natura che abbiamo sviluppato, il rapporto perverso che il nostro modello di produzione e consumo comporta, a tutt’oggi non sembra facilmente superabile. Ci sono impedimenti di ogni tipo, non ultima la cattiva informazione. Non ultimo, il tentativo di informarci diversamente da come stanno le cose pur di continuare a sostenere un modello che sostenibile non è più. Ma non vorrei entrare nel dettaglio perché si andrebbe veramente nell’economico e non sarebbe questo il taglio richiesto alla relazione.
Per un nuovo rapporto fra l’uomo e la natura
Vorrei concludere quindi da dove ho cominciato: vi ricordate che all’inizio ho fatto una breve digressione sul nostro sguardo, su come noi ci relazioniamo alla realtà, per convincerci che lo sguardo che rivolgiamo al mondo non è mai puro. Non riusciamo mai ad avere un rapporto immediato con la realtà, tra noi e il mondo osservato. C’è sempre un filtro, un modello interpretativo che ci condiziona spesso inconsapevolmente.
Il dialogo mediato dal Cristo
Ecco, vorrei concludere con questa riflessione: neanche il nostro rapporto con Dio è un rapporto immediato, “Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo” (Matteo 11,27; Luca 10,22). Credo che la figura di Gesù di Nazareth rappresenti il nostro modello interpretativo della realtà, delle cose visibili e delle cose invisibili. Una ricerca che non finisce mai, almeno per me, è la ricerca di un dialogo col Cristo. Credo che dovremmo, per recuperare il rapporto con la natura, passare attraverso il dialogo mediato dal Figlio di Dio che così bene Francesco interpreta attraverso il Cantico delle Creature. Credo che la riflessione finale che dovremmo fare è proprio su questo modello di interpretazione della realtà che sempre ci condiziona e che subiamo spesso e volentieri a causa della cultura che abbiamo ereditato, a causa degli insegnamenti che abbiamo ricevuto.
Una nuova civilizzazione
Ecco, forse dovremmo spogliarci per rifare il “deserto” come nel Vangelo, per preparare una nuova civilizzazione e quindi un nuovo rapporto fra l’uomo e la natura attingendo a quella Sapienza incarnata dal Verbo che non a caso Giovanni chiama Logos perché rappresenta in qualche modo la logica di Dio: Dio attraverso il Figlio la pensa così, pensa attraverso il modello interpretativo del Regno dei cieli che è il ribaltamento costante, continuo del nostro modo di pensare. Ecco, abituiamoci a ribaltare costantemente il nostro modo di pensare, a fare un deserto non soltanto nello spirito ma anche nella cultura, che ci rieduchi a guardare verso il mondo in una maniera più sostenibile ma anche più spirituale.