Viaggio nella Bibbia. Giacobbe e la notte oscura

Notte oscura della fede
La lotta con l’angelo. Di Andrea di Lione – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=113947272

Siamo arrivati con Giacobbe alla notte oscura della fede, ad un momento della vita in cui persino Dio sembra che si rivolti contro di lui. A Giacobbe adesso non bastano più le sue doti di calcolo e di pianificazione: deve combattere contro una Forza oscura che sembra volergli sbarrare il passo.

«Dio lo riporta – è papa Francesco che parla – alla sua verità di mortale che trema e ha paura, perché Giacobbe nella lotta aveva paura. Per una volta Giacobbe non ha altro da presentare a Dio che la sua fragilità e la sua impotenza, anche i suoi peccati. Ed è questo Giacobbe a ricevere da Dio la benedizione, con la quale entra zoppicando nella terra promessa: vulnerabile, e vulnerato, ma con il cuore nuovo» (Catechesi 10 giugno 2020).

Quella di Penuel, «Faccia a faccia con Dio», rappresenta un’esperienza mistica di Giacobbe intima difficilmente definibile. Stranamente, questo uomo così debole e opportunista arriva ad una intuizione di Dio più profonda rispetto a quella dei suoi padri, esemplificabile come una lotta implicante un contatto fisico, e così coinvolgente e sconvolgente che esige la purificazione da ogni concezione imperfetta di Dio: infatti Giacobbe eliminerà gli idoli di famiglia per consacrarla, dice, «al Dio che mi ha esaudito al tempo della mia angoscia e che è stato con me nel cammino che ho percorso» (35,2-3).

È durante la notte, da solo, camminando verso il suo destino, che Giacobbe può fare esperienza di Dio rimanendo in vita. Lo fa in un modo molto strano, con un corpo a corpo in cui lo sconfitto è anche colui che viene proclamato vincitore dall’avversario.

Il nome di Israele

Di grande importanza nella Bibbia è sempre il tema del nome, che non è solo un’etichetta decorativa apposta secondo la moda, ma esprime la natura profonda, l’identità o la funzione di chi lo porta; il nome viene imposto dal padre, dal padrone, dal sovrano, dal vincitore. È Giacobbe lo sconfitto nella lotta, è il suo avversario a vincere, colui che lascia il proprio Nome avvolto dal mistero, ma in realtà il nome nuovo che riceve denota una nuova identità di vincitore.

L’avversario di Giacobbe, lasciando il proprio nome nel mistero, rivela, in questo, il suo essere divino: perché nessuno può “possedere” il Nome di Dio conoscendolo, equivarrebbe a possedere Dio. Ecco perché la tradizione cristiana ravvisa Dio nel lottatore notturno che si confronta con Giacobbe, e ravvisa nella lotta il confronto fra uomo e Dio che si ha nella preghiera.

Il nome originario di Giacobbe era problematico, significando “Soppiantatore”, colui che prende il posto del fratello. Un nome sgradevole, foriero di fatti incresciosi. Il nuovo nome, Israele, perde ogni connotazione negativa, e verrà a designare anche il popolo che discenderà da lui. Il significato di questo nuovo nome, Israele, è spiegato nel testo: è «colui che ha combattuto con Dio e con gli uomini, e ha vinto». Tuttavia, etimologicamente il suo significato è «Dio è forte». Strana questa vittoria che è di entrambi: del Signore, inevitabilmente vincitore, ma anche dell’uomo che si lasci sconfiggere da lui.

Senza maschera: essere se stessi

Quella di Giacobbe è un’investitura solenne che diverrà efficace grazie alla benedizione di Dio. Giacobbe aveva carpito con l’inganno la benedizione paterna, la benedizione del primogenito; adesso la riceve dopo aver lottato duramente. Giacobbe si è arreso a Dio, perciò Dio adesso lo benedice a pieno titolo, non per frode ma perché Giacobbe si è fatto conoscere, inerme, nella sua autenticità. Si spoglia, finalmente, della maschera del fratello con cui aveva rubato una benedizione non sua. Non si può più mascherare come quando lo aveva fatto da ragazzo raggirando il padre; adesso è proprio lui, non il fratello Esaù, a lottare per la vittoria ed a ricevere la propria benedizione.

La lotta della preghiera

In termini spirituali, come afferma anche il Catechismo della Chiesa Cattolica, «la tradizione spirituale della Chiesa ha visto in questo racconto il simbolo della preghiera come combattimento della fede e vittoria della perseveranza» (n. 2573).

Il testo biblico parla della lunga notte della ricerca di Dio, della notte della preghiera perseverante che chiede a Dio la benedizione e un nome nuovo, riceve una rigenerazione frutto di conversione. La preghiera è una sorta di corpo a corpo simbolico, non con un Dio nemico ma con un Signore benedicente che pur rimane sempre misterioso, incomprensibile. Un Signore che vince donando grazia e benedizione, ed in cui tutti possono divenire vittoriosi arrendendosi alla sua misericordia. Non senza riportarne un segno nella carne: un segno tangibile dell’incontro con Dio, che rende manifesta la trasformazione avvenuta. Il corpo a corpo della preghiera, contro un avversario che ci concede la sua benedizione, ci trasforma profondamente donando a noi una nuova identità e alla nostra esistenza un nuovo significato nella più piena autenticità.

Papa Francesco (Catechesi del 10 giugno 2020)

«Tutti quanti noi abbiamo un appuntamento nella notte con Dio, nella notte della nostra vita, nelle tante notti della nostra vita: momenti oscuri, momenti di peccati, momenti di disorientamento. Lì c’è un appuntamento con Dio, sempre.

Egli ci sorprenderà nel momento in cui non ce lo aspettiamo, in cui ci troveremo a rimanere veramente da soli. In quella stessa notte, combattendo contro l’ignoto, prenderemo coscienza di essere solo poveri uomini – mi permetto di dire “poveracci” – ma, proprio allora, nel momento in cui ci sentiamo “poveracci”, non dovremo temere: perché in quel momento Dio ci darà un nome nuovo, che contiene il senso di tutta la nostra vita; ci cambierà il cuore e ci darà la benedizione riservata a chi si è lasciato cambiare da Lui. Questo è un bell’invito a lasciarci cambiare da Dio. Lui sa come farlo, perché conosce ognuno di noi. “Signore, Tu mi conosci”, può dirlo ognuno di noi. “Signore, Tu mi conosci. Cambiami”».

Per le interpretazioni ebraiche, leggere QUI.