
Un elemento importante del tempo della salvezza è la contrapposizione notte / mattino. La notte è il momento del trionfo del male e della paura; eppure Dio è presente nel cuore della notte, e quella notte dovrà essere «una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli israeliti, di generazione in generazione» (Es 12,42).
Nella tradizione rabbinica, la notte di Pasqua è diversa da tutte le altre notti perché è la sintesi di tutti gli interventi salvifici di Dio.
Quattro sono le notti memorabili per Israele (Targum su Es 12,42):
- La prima notte fu quella in cui Dio si manifestò sul mondo per crearlo separando la luce dalle tenebre.
- La seconda notte fu quella in cui il Signore si manifestò ad Abramo e a Sara promettendo loro un figlio.
- La terza notte fu la notte della Pasqua.
- La quarta notte si avrà quando il mondo giungerà alla fine e verrà il Messia.
Notte di sangue
Fra tutte, notte di sangue è la notte di Pasqua. Segnata dal sangue dell’Agnello, si apre sul nuovo mattino con la liberazione del popolo di Dio, cioè di coloro che prendono su di sé questo sangue come fonte di vita. Morte, invece, su coloro che lo rifiutano.
Senza fare un discorso sulla possibilità di salvezza eterna per tutti o meno (vedremo in seguito come Dio non sia il Signore della guerra che vuole la distruzione dei nemici), voglio qui far osservare come la salvezza, nella notte di Pasqua, venga dal sangue dell’innocente. È già latente il valore sostitutivo del sacrificio di Cristo: l’Agnello la cui offerta scampa tutti gli altri dalla morte; il Giusto che si consegna al posto dei colpevoli. Qui, la sofferenza volontariamente accolta trova un significato.
Ma noi siamo ancora a dibatterci nel problema del dolore non compreso e non voluto. È vero che nella notte di Pasqua Israele trova la sua salvezza – a spese dell’agnello; ma gli egiziani, anche quelli innocenti, trovano la morte, e questo ci nlascia alle prese con l’enigma del dolore incolpevole. È voluto da Dio? Sappiamo che la sua Misericordia non ha confini: ci deve essere una composizione delle (apparenti) contraddizioni.