
Notte di Natale del 1923. Fu proprio in quella notte che un giovane frate francescano, padre Giustino Senni, parroco della chiesa dell’Immacolata in Piombino, portò con sé, dall’ospedale dove aveva fatto servizio, una bambina malata e denutrita, Paolina, abbandonata dalla famiglia. La affidò alle suore Minime del S. Cuore che prestavano la propria opera presso il laboratorio di maglieria che egli stesso aveva fondato in quell’anno per le giovani indigenti della città. Dopo tre mesi le orfanelle erano 5, poi 8: fu quello il primissimo nucleo dell’Opera Senni.

Il convento dell’Immacolata era sorto nel 1902 quando, dopo le soppressioni napoleoniche che avevano posto fine a 550 anni di presenza francescana a Piombino, i frati minori avevano voluto riaprire una casa al mare, soprattutto come luogo di cura per i confratelli malati di polmoni, come allora si usava, finalità cui si era aggiunta anche quella di prestare assistenza spirituale ad una popolazione che stava accrescendosi vertiginosamente a seguito del processo di industrializzazione: sappiamo quali squilibri sociali e culturali, e quali rischi comporti un simile fenomeno, oltretutto basato esclusivamente su una monocultura industriale (con i problemi che oggi sappiamo).
Punto di riferimento per le emergenze sociali

A fronte di queste esigenze, il convento dei frati di Piombino servì a tutt’altro che a dare ospitalità ai frati malati, e funse invece da punto forte di riferimento per le emergenze sociali oltre che religiose della città, specialmente da quando nel 1914 divenne parrocchia per volontà del vescovo diocesano mons. Borachia. Padre Giustino si adoperò in ogni modo per venire incontro ai problemi della popolazione, e uno di questi modi fu, nel giugno 1924, la fondazione dell’orfanotrofio. Arrivò al punto di partire per New York nel maggio del ’27 allo scopo di raccogliere fondi tra gli italiani immigrati, ma quando tornò un anno e mezzo dopo era smagrito e spossato, e morì il 21 febbraio 1929, appena quarantanovenne: tutta la città, di matrice profondamente anticlericale, si fermò e pianse al passaggio del feretro.
Dalla notte di Natale del 1923 un’opera che è proseguita nel tempo

L’opera fondata dal padre Senni è proseguita anche nei momenti più difficili della guerra e della crisi economica, anzi a maggior ragione in quei momenti. Naturalmente le strutture erano assai cambiate nel tempo, adeguandosi alle normative più recenti, accogliendo non solo femmine, ma anche maschietti, per non dividere tra loro i fratellini che già avevano avuto tante lacerazioni in famiglia; e assumendo educatori professionisti, con una équipe di insegnanti, medici, genitori che dettero una svolta al percorso formativo dei piccoli ospiti.

Fu nel 1971, quando arrivò a Piombino P. Fiorenzo Locatelli come parroco e direttore dell’Istituto, insieme alla superiora Sr. Giuseppina ed alla suora addetta all’Istituto, Sr. Clemens, che venne abolita la divisa, e le condizioni di vita dei bambini furono uniformate a quelle degli altri, a creare un vero clima familiare. Ricordiamo anche la dedizione di padre Sergio Persici a quest’opera, e la cura che ha sempre profuso per i bambini.
La città di Piombino ha sempre amato e sostenuto l’Istituto, mostrando il suo affetto in svariate circostanze, con offerte, doni e attività di volontariato, e collaborando ad un’opera che si è mantenuta viva per oltre 90 anni.

Col mutare delle situazioni, l’opera dei francescani dell’Immacolata si è adattata alle possibilità attuali, divenendo Villaggio per accogliere, con la collaborazione di una famiglia dell’associazione Papa Giovanni XXIII, di una famiglia “francescana” e di tante persone che si adoperano in vario modo, e proseguendo nella azione di solidarietà e carità come le circostanze attuali lo richiedono, continuando a sviluppare quel primo seme della notte di Natale di 100 anni fa.