Dopo i primi quattro capitoli dedicati ai censimenti delle dodici tribù e dei Leviti in particolare, il libro dei Numeri prosegue ancora seguendo la tradizione Sacerdotale (P) fino a 10,28. È un blocco lunghissimo di estrazione P, che parte da Esodo 35, abbraccia l’intero libro del Levitico e attraversa i primi 10 capitoli di Numeri presentando, qui, norme di convivenza sociale, tra cui una riguardante in rito di gelosia.
Continua la tradizione Sacerdotale
Dopo la legislazione sulla costruzione della Dimora (il santuario mobile del deserto) e del suo arredo, poi sui sacrifici e sui sacerdoti, infine il Codice di Santità, adesso il redattore si preoccupa di spostare la propria attenzione sul grande viaggio che Israele come popolo santo di Dio sta per intraprendere verso la Terra promessa. Le dodici tribù, raccolte attorno alla Dimora situata al centro dei loro accampamenti, sono una comunità santa, che deve trovare nel culto il fondamento della sua identità. A questa sua natura si oppone ogni forma di individualismo: ognuno può essere se stesso, nel rispetto di ciascun altro, solo all’interno del popolo di Dio che è un regno di sacerdoti e una nazione santa.
Per questo motivo il primo atto che precede la partenza è il censimento, come atto religioso con cui Dio organizza il suo popolo; seguono, adesso, leggi particolari che riguardano la vita nell’accampamento.
Norme di convivenza: l’esclusione degli impuri
Il cap. 5 raccoglie norme di convivenza, nel particolare tre casi giuridici riguardanti la necessità di vivere pacificamente all’interno della comunità.
La prima norma è l’esclusione degli impuri dall’accampamento per varie cause: lebbra (cfr. Levitico 13-14), gonorrea (Levitico 15) e contatto con la morte (Numeri 19). È evidente l’esigenza di mantenere in salute la comunità. La legislazione mosaica, in tempi in cui non esisteva una suddivisione dei poteri, era anche una legge sanitaria. Il Midrash (Bemidbar Rabbah 7) vi vede una metafora dei tre peccati capitali che hanno comportato per Israele l’esilio: l’idolatria, i rapporti sessuali illeciti e l’omicidio. Così afferma l’antichissimo scritto rabbinico Avot (5,12 ): «L’esilio viene nel mondo per l’adorazione degli idoli, per i rapporti sessuali illeciti, per lo spargimento di sangue e per non aver osservato l’anno sabbatico».
E tuttavia, l’esilio non è per sempre:
«E quando sono dispersi, la Presenza Divina è con loro, come è detto (Dt 30,3): “E il Signore, tuo Dio, porrà fine alla tua prigionia”… “Vieni con me dal Libano, sposa mia…” (Cant 4,8)… Se si pentiranno nei regni dove sono, il Santo, benedetto sia Lui, li radunerà, come è detto… (Is 30,15): “Nel ritorno e nel riposo sarai salvato”. E proprio come una persona che ha contratto l’impurità dell’anima non può essere purificata per sempre finché non si immerge in acqua pura, così anche il Santo, benedetto sia Lui, è destinato a aspergerli con acqua pura e purificarli, come è detto (Ez 36,25): “E vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati…”».
Norme di convivenza: Restituzione di oggetti
Per la composizione dei contrasti è anche necessario che gli oggetti sottratti ad altri, pur se involontariamente, vengano restituiti. Peccare contro l’uomo, infatti, è anche peccare contro Dio, ed è un atto di culto quello che viene richiesto per avere il perdono. L’atto consiste nel confessare il peccato, restituire il maltolto ed aggiungervi un quinto del valore per colui verso il quale ci si è resi colpevoli o per il suo Go’el (cioè il parente più prossimo che ha su di lui il diritto e il dovere del riscatto). Se non esiste go’el umano, il Go’el a cui si restituirà l’oggetto della colpa insieme al risarcimento sarà il Signore e, per Lui, il sacerdote, insieme al montone per il sacrificio espiatorio.
Norme di convivenza: il rito della gelosia
Questo rito barbarico riguarda il caso di un marito geloso, che sospetta la moglie di adulterio ma non ne ha le prove. Per comporre il contrasto senza violenza, si ricorre ad una ordalia, affidando al Signore la sentenza. La donna davanti al sacerdote dovrà bere acqua sorgiva in cui sia stata messa polvere prelevata dal suolo sacro del santuario insieme ad uno scritto contenente delle imprecazioni, e dovrà pronunciare un giuramento di innocenza. Se bevendo queste acque amare sarà immune da ogni conseguenza, sarà giudicata innocente; in caso contrario, diverrà sterile.
Sarà utile ricordare che, oltre a preservare la donna sospettata di adulterio di conseguenze peggiori, questo rito di gelosia può rimandare anche ad una lettura del rapporto sponsale di Dio con Israele: il Signore è un «Dio Geloso» (’El Qanna’) e non vuole concorrenti nel suo amore per il proprio popolo…