
L’ascesa sulla ribalta della storia di Ciro il Grande re dei persiani – di cui non viene ancora fatto il nome -, che si sostituirà ai babilonesi come potenza egemone, ribalterà anche le sorti di Israele. La sua opera attua in qualche modo la volontà di Dio, anche se Ciro è un pagano che non lo conosce, e anche se non ne viene ancora detto il modo.
Non temere! (41,1-20)
Tutti i popoli temono lo sconvolgimento operato da Ciro, e cercano protezione presso i loro falsi dei; gli artigiani fanno a gara a costruire nuovi idoli con la speranza che siano potenti (6-7). Ma Israelenon deve temere, perché Dio lo ha chiamato e lo sostiene. Non temere, non temere, continua a ripetere il Signore, anche se questo suo popolo è in condizioni miserrime, tanto da poter essere chiamato “vermiciattolo di Giacobbe”, “larva di Israele” (v.14).
Questo Dio tremendamente Santo cioè totalmente separato dalla creatura è in realtà il Go’el di Israele, il suo familiare più prossimo, il suo capofamiglia che lo riscatta dall’umiliazione e dalla servitù… Quello che noi traduciamo con Redentore, dando a questo termine un immediato significato religioso, in realtà nasce dal diritto di famiglia, in cui il parente più prossimo aveva il diritto – dovere di riscattare la persona caduta in schiavitù. Questo è il Signore per Israle: Colu che riscatta. Dio è trascendente, ma la sua è una trascendenza di amore. Darà l’acqua agli assetati, pianterà alberi nel deserto (17-20): solo lui lo può fare.
Vanità degli idoli (41,21-29)
Nessuno degli dei delle nazioni ha potuto annunciare gli eventi futuri: solo il Santo di Israele rivela la venuta da nord di uno che sottometterà i popoli. Gli dei delle nazioni sono niente, soffio e vuoto. Dio li sfida a contesa giudiziaria, a presentare prove della loro potenza, ma invano (41,21-29).