Lettura continua della Bibbia. «Non mi darai ascolto…»

Geremia in prigione. Di Hamid Soufi – کتابچه پیامبران ، مسجد بقیه الله، شهرستان ازنا (Libretto dei Profeti, Moschea Baqiyatullah, città di Azna, Iran), CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=136415019

Sedecia, ultimo re di Gerusalemme, presenta la tipica personalità di chi vuole esercitare il potere ma non ne ha le capacità. Ha continuamente bisogno di rassicurazioni, ma come le desidera lui, non come provengono dalla realtà dei fatti. È dibattuto fra due tendenze contrastanti: i suoi consiglieri, che evidentemente hanno più autorità di lui, gli dicono di fare la guerra contro Babilonia, Geremia gli dice di arrendersi. Evidentemente il re tende a dare più credito a Geremia intuendo la sua onestà, ma non gli piace quello che Geremia gli dice. Fa un ultimo tentativo, a quanto pare, per vedere se Geremia finalmente acconsente a dire quello che il re vuole sentirsi dire…

«Non mi darai ascolto»: il testo

38 14Il re Sedecìa mandò a prendere il profeta Geremia e, fattolo venire presso di sé al terzo ingresso del tempio del Signore, il re gli disse: «Ti domando una cosa, non nascondermi nulla!». 15Geremia rispose a Sedecìa: «Se te la dico, non mi farai forse morire? E se ti do un consiglio, non mi darai ascolto». 16Allora il re Sedecìa giurò in segreto a Geremia: «Com’è vero che vive il Signore che ci ha dato questa vita, non ti farò morire né ti consegnerò in balìa di quegli uomini che attentano alla tua vita!».

17Geremia allora disse a Sedecìa: «Dice il Signore, Dio degli eserciti, Dio di Israele: Se uscirai incontro ai generali del re di Babilonia, allora avrai salva la vita e questa città non sarà data in fiamme; tu e la tua famiglia vivrete; 18se invece non uscirai incontro ai generali del re di Babilonia, allora questa città sarà messa in mano ai Caldei, i quali la daranno alle fiamme e tu non scamperai dalle loro mani».

19Il re Sedecìa rispose a Geremia: «Ho paura dei Giudei che sono passati ai Caldei; temo di essere consegnato in loro potere e che essi mi maltrattino». 20Ma Geremia disse: «Non ti consegneranno a loro. Ascolta la voce del Signore riguardo a ciò che ti dico; ti andrà bene e tu vivrai; 21se, invece, rifiuti di uscire, questo il Signore mi ha rivelato: 22Ecco, tutte le donne rimaste nella reggia di Giuda saranno condotte ai generali del re di Babilonia e diranno:

Ti hanno abbindolato e ingannato
gli uomini di tua fiducia.
I tuoi piedi si sono affondati nella melma,
mentre essi sono spariti.

23Tutte le donne e tutti i tuoi figli saranno condotti ai Caldei e tu non sfuggirai alle loro mani, ma sarai tenuto prigioniero in mano del re di Babilonia e questa città sarà data alle fiamme».

«Non mi darai ascolto»: ma il destino non c’entra

La storia di Gerusalemme non è segnata dal destino. È la scelta del re a determinarla: l’oracolo non parla di una fine ineluttabile voluta dal fato. Non esiste falalità nella Bibbia: è Dio che dirige la storia, ma sulla base delle scelte degli uomini. Non è un destino che Gerusalemme cada: Sedecia lo può ancora impedire.

Ma Sedecia è dominato dalla paura. Ha paura del giudizio dei suoi cortigiani, ha paura di scegliere la parte sbagliata e di doverne affrontare le conseguenze. Ha paura e così non sceglie, si abbandona agli avvenimenti, si lascia portare dagli altri. Non ha il coraggio di arrendersi perché la maggioranza, o almeno la parte che più conta, non lo vuole. E non vuole neppure che si sappia che ha parlato con Geremia…

Una menzogna di Geremia: il testo

38 24 Sedecìa disse a Geremia: «Nessuno sappia di questi discorsi perché tu non muoia. 25Se i dignitari sentiranno che ho parlato con te e verranno da te e ti domanderanno: Riferiscici quanto hai detto al re, non nasconderci nulla, altrimenti ti uccideremo; raccontaci che cosa ti ha detto il re, 26tu risponderai loro: Ho presentato la supplica al re perché non mi mandasse di nuovo nella casa di Giònata a morirvi».

27 Ora tutti i dignitari vennero da Geremia e lo interrogarono; egli rispose proprio come il re gli aveva ordinato, così che lo lasciarono tranquillo, poiché la conversazione non era stata ascoltata.

28 Geremia rimase nell’atrio della prigione fino al giorno in cui fu presa Gerusalemme.

Una menzogna di Geremia: ma non sulla Parola

Ci può meravigliare il fatto di trovare una bugia sulle labbra di un profeta che tante volte ha affrontato la morte pur di non ripudiare la verità della Parola di Dio. Come si spiega un fatto simile nella Bibbia? si spiega molto bene.

Prima di tutto, la Bibbia non è un racconto edificante, una storia di «santi». Tutti gli uomini, tranne nostro Signore, sono fallibili, e i personaggi biblici, anche quelli che sono stati fondamentali per l’esperienza di fede del popolo di Dio e quindi per la nostra fede, sono rappresentati al vivo nella loro umanità, nei loro difetti e peccati. Quel che ha fatto Davide è assai peggio di quel che ha fatto Geremia, eppure da lui discende il Salvatore del mondo.

In secondo luogo, qui Geremia non sta tradendo la Parola di Dio. Sta mentendo, è vero, per salvarsi la vita, ma quello che tradisce è l’oggetto di una conversazione privata, non l’oggetto della predicazione profetica. Al re ha detto la verità, sfidando per l’ennesima volta la morte. Questa particolare menzogna di Geremia non dimostra nulla: non si presenta come un comportamento da imitare, ma neppure smentisce il coraggio del profeta nel tener fede a quanto la Parola di Dio gli ispira per il bene del suo popolo.

Con ciò non si vuole giustificare il principio secondo cui Il fine giustifica i mezzi: se i mezzi sono contrari all’etica, sono sempre da ripudiare. E neppure si vogliono giustificare le cosiddette bugie «a fin di bene»: costituiscono comunque un’offesa a Dio che è Verità assoluta (Lui sì che è Verità, non le meschinità che qualcuno vorrebbe far assurgere a Verità con la maiuscola per coprire il proprio misero operato). Denotano, anzi, una facile attitudine alla menzogna che contrasta con la limpida vocazione degli uomini fatti ad immagine di Dio. Non si giustificano, ma si comprende che possano esistere come frutto della fragilità umana: ed anche Geremia ne è un esempio.