
La lettera di Giacomo prosegue nell’analisi dei comportamenti da evitare se si vuole vivere una religione autentica: non fare discriminazioni.
Il vocativo Fratelli segnala una ripresa del discorso esortativo. In questa ripresa si espone il tema generale: la fede immune da discriminazioni (vv. 1-13) e il binomio fede – opere (vv. 14-26).
Una fede immune da favoritismi (2,1-13)
Capitolo 2,1 Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali.
2 Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. 3 Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: “Tu siediti qui, comodamente”, e al povero dite: “Tu mettiti là, in piedi”, oppure: “Siediti qui ai piedi del mio sgabello”, 4 non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?
5 Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano? 6 Voi invece avete disonorato il povero! Non sono forse i ricchi che vi opprimono e vi trascinano davanti ai tribunali? 7 Non sono loro che bestemmiano il bel nome che è stato invocato sopra di voi?
8 Certo, se adempite quella che, secondo la Scrittura, è la legge regale: Amerai il prossimo tuo come te stesso, fate bene. 9 Ma se fate favoritismi personali, commettete un peccato e siete accusati dalla Legge come trasgressori.
10 Poiché chiunque osservi tutta la Legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto; 11 infatti colui che ha detto: Non commettere adulterio, ha detto anche: Non uccidere. Ora se tu non commetti adulterio, ma uccidi, ti rendi trasgressore della Legge.
12 Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché 13 il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà avuto misericordia. La misericordia ha sempre la meglio sul giudizio.
Non fare discriminazioni
Alla fine del primo capitolo Giacomo aveva definito la “religione pura e senza macchia” come “prendersi cura degli orfani e delle vedove nelle loro sofferenze, conservandosi immacolati dal mondo” (1,27); adesso fa alcuni esempi pratici su cosa significa vera religione, mostrando come l’influenza del “mondo” sia forte anche sui credenti.
Il tema del fare differenze a seconda della posizione sociale o della ricchezza delle persone percorre tutti i versetti 2,1-13 e viene espresso in modo specifico in 2,9 dove Giacomo afferma che chi fa favoritismi è un peccatore e trasgressore della Legge.
I favoritismi
Cosa vuol dire fare favoritismi? Vuol dire attribuire maggiore o minore gloria / importanza alle persone a seconda del loro status sociale, della loro ricchezza, della loro influenza nel mondo.
L’enfasi del titolo divino Signore della gloria con cui si apre il discorso evidenzia il problema: credere vuol dire dare solo a Dio gloria. Se i credenti attribuiscono gloria a persone o cose che non sono Dio, finiscono per allontanare Dio dalla loro vita, sostituendolo con valori che non sono Dio.
Fare favoritismi (letteralmente prosopolempsìa, “accettazione della faccia”, cioè usare un riguardo indebito, cfr. Lev 19,15; Dt 10,17) significa riconoscere onore e gloria a persone che non sono Dio.
Ogni uomo è gloria di Dio nello stesso modo di ogni altro, e quando si attribuisce più gloria ad uno invece che ad un altro si cessa di essere la famiglia di Dio, per divenire “clienti” che invece che dipendere dal favore di Dio scelgono di dipendere dal favore degli uomini. Giacomo contesta questa mentalità e questo sistema errato di relazioni sociali, rivendicando una libertà e una uguaglianza tra gli uomini che nasce dalla fede in Gesù, unico Signore della gloria.
Ora, cercare di accaparrarsi la benevolenza di chi può aiutarci è un clientelismo che fa leva sul bisogno di sicurezza, di protezione; ma questo modo di fare è contrario a Dio e alimenta l’ingiustizia. La fede deve purificare il credente da questi modi di fare che sono contrari al vangelo; e i principi cristiani hanno contribuito grandemente a costruire un mondo più giusto e ugualitario.
Dio ha scelto i poveri
Giacomo ci dice inoltre che Dio ha “scelto nel mondo i poveri”, per manifestare che la sua scelta non è legata a quanto le persone possono restituirgli. Dio scegliendo chi non ha niente manifesta l’assoluta gratuità della sua scelta.
Il povero inoltre può con più facilità riconoscere la potenza di Dio perché non può confidare in altri che in Lui, mentre la ricchezza può creare false sicurezze.
Quella di Giacomo, si intende, non è una polemica contro la ricchezza, ma contro l’illusione che essa produce.
Giacomo insiste che se si trasgredisce anche su un solo punto la Legge, la si trasgredisce tutta! Esiste infatti la tentazione di dare più importanza a un aspetto della Parola di Dio o ad un altro, o di trascurarne alcuni per giustificare i nostri peccati e le nostre trascuratezze. Questo atteggiamento non giustifica, rende peccatori su tutta la linea. La legge di Dio va vissuta tutta, perché essa è per la nostra libertà: “parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà” (2,12).
La legge libera dalla schiavitù, dall’arbitrio, portando alla vera libertà che nasce dalla carità, che è la legge suprema della Chiesa.