La colpa di Caino lo perseguita oltre il pentimento. «L’empio fugge anche quando nessuno lo insegue, recita il libro dei Proverbi» (Pr 28,1). La cattiva coscienza si ritorce contro il colpevole tormentandolo e facendogli vedere nemici dove i nemici non sono: questa è una vistosa conseguenza dello stato di colpa non ricomposta nell’amicizia con Dio. La cattiva coscienza proietta sugli altri, contro gli altri, le azioni di cui la persona ha rimorso: vede negli altri ciò che non vorrebbe vedere di se stesso. È un evidente caso di meccanismo di proiezione quello che Caino con queste parole manifesta: teme dagli altri quello che lui stesso ha fatto.
Caino infatti, riprendendo le parole del Signore, ne conclude che a causa del suo vagabondare sarà ucciso, subendo la stessa sorte del fratello. Fa emergere cioè tutta la paura di essere egli stesso vittima del male cui ha dato inizio. In certo modo riconosce che la frattura che ha scavato con il fratello lo separa dalla «faccia del suolo» da cui trae sostentamento, ma anche dalla faccia degli altri da cui si dovrà nascondere.
Ancora una volta, il Signore interviene a protezione del colpevole: «Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!» (Gn 4,15). Il Signore, anche davanti al dramma del male, si afferma come Dio della vita, e la vita può ripartire ogni volta in modo nuovo. Anche la vita di un assassino è preziosa ai suoi occhi!
«Nessuno tocchi Caino»
«Nessuno tocchi Caino» (in inglese, alla lettera, «Giù le mani da Caino») è una associazione internazionale, con sede a Bruxelles dove è stata fondata nel 1993, contro la pena di morte. È evidente il riferimento biblico proprio a questo passo, in cui anche la vita del colpevole di delitto capitale viene in evidenza come sacra e inviolabile. Potrà sorprenderci, poi, il fatto di trovare nella legislazione mosaica, la legge del taglione, ossia «Vita per vita»: «Chi versa il sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà versato» (già in Genesi 9,6). Si tratta di correnti di tradizione diverse che partono dallo stesso principio coniugato in modi diversi: la Jahvista caratteristica per il suo ottimismo (la vita dell’uomo è così sacra che persino la vita dell’omicida deve essere preservata) e la Sacerdotale con il suo rigore (la vita dell’uomo è così sacra che l’uomo che ha ucciso deve essere ucciso).
Sembra difficile, in talune circostanze, credere al Salmo 133: «Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!» (v. 1). Infatti, la fraternità non è un dato scontato, un puro legame biologico o una convivenza automatica, ma è un orizzonte di complesse possibilità che richiede uno sforzo personale e interpersonale di costruzione. Richiede di uscire dai propri piccoli interessi per aprirsi all’altro e divenire suo fratello. Noi tutti, infatti, portiamo l’eredità di Caino…