Nella Notte di Natale…

I miei auguri di Buone Feste con le riflessioni di don Enzo Greco nella Notte di Natale dell’anno 1994…           

Natività di Bernardo Daddi (1280 circa – 1348) – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=119495254

Vangelo di Luca 2,1-14 

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Nella Notte di Natale

Duccio di Buoninsegna, Natività con i profeti Isaia ed Ezechiele (1308-1311). CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=74847500

Carissimi, convenuti in questa celebrazione eucaristica nella notte di Natale, faccio a tutti un augurio di buon Natale cristiano. L’evangelista Luca ci ha accompagnato per mano in questa lettura or ora ascoltata per riflettere, appunto, sul significato cristiano del Natale. Il Natale è una festa che secondo la nostra tradizione popolare e culturale interessa non solo i credenti, ma anche i non credenti.

Il Natale infatti suscita, secondo la tradizione, emozioni, sentimenti di bontà, di semplicità, di disponibilità nei confronti del prossimo. È celebrato, secondo la tradizione, come una festa di famiglia, evoca il focolare domestico il senso dell’unità, il senso della pace e  dell’armonia.

Il Dio che abbandona le nubi

Per Natale si auspica la pace in tutto il mondo, non solo come assenza di guerra, ma pace come giustizia; per noi cristiani, così come dice l’evangelista Luca, che cosa è il Natale? Che cosa è questa festa?

Questa festa non è qualcosa, ma Qualcuno, per noi cristiani è Gesù Cristo, questo Bambino è Gesù, ma chi è Gesù? Gesù è Dio che è sceso dalle stelle ed è venuto ad abitare in una squallida stalla perché è un Dio, il nostro, che ha deciso di abbandonare le nubi, di abbandonare il cielo dell’onnipotenza, il cielo della grandezza per diventare un uomo come noi. Quindi nel Bambino Gesù noi contempliamo la splendida realtà del Dio fatto uomo, del Dio che ha voluto condividere la nostra esistenza, che non si è tenuto lontano dal fango della terra, ma è sceso in mezzo a noi avendo bisogno di una mamma, egli ha trasformato la sua potenza in impotenza.

Quale Dio grande contempliamo! Un Dio che percorre le strade dell’esistenza, che è con noi, che sta sempre dalla parte dell’uomo, che è amico dell’uomo.

Carissimi cristiani, ci vengono le vertigini a riflettere su questo fatto così grande, così semplice, ma nella sua semplicità è talmente grande: un bambino che è nato, che è in braccio a sua Madre, è il Dio onnipotente creatore e signore del cielo e della terra; quel Dio onnipotente che ha scelto di condividere la nostra esistenza, Dio che è il nostro compagno nella vita,  ce lo sentiamo vicino, ce lo sentiamo intorno, stretto, che è amico dell’uomo.

Quale altra cosa così grande se non quella di condividere la nostra esistenza: tutti noi siamo assetati di amore e di amicizia, chi è colui che ti ama? Colui che condivide con te la tua esistenza, gioie, dolori, tutto. Nel presepio, noi contempliamo un Dio che è tra noi, che cammina e percorre le nostre strade. In questa notte tu che sei con la tua solitudine, con la tua tragedia, il tuo dramma, ognuno di noi, con i pastori esce dalla sua casa e porta il suo dramma, la sua esistenza, i suoi dubbi, le sue angosce. Bene, Dio ti capisce, ti è vicino, è compagno della tua esistenza. Non cercare Dio tra le nuvole, tra le stelle, Lui è con te, è con noi.

Quanto è bello camminare accanto agli altri

Natività di Giotto. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=12219449

Ammirando la semplicità del presepio, ammiriamo la semplicità nuda dell’amore e dell’amicizia. Quanto è bello condividere! Quanto è bello camminare accanto agli altri! E quanto è brutto odiarsi, essere nemici, essere ostili. Dio ci ha dato questa lezione nel Natale, ci ha dato questa lezione che ci indica solidarietà, comprensione e condivisione. Vorrei condividere in questa Cena Eucaristica, così è chiamata la Messa, il pane dell’amicizia, il corpo di Cristo, la parola di Dio, la fede.

Vorrei come parroco condividere, spezzare con voi il pane dell’esistenza, i vostri dubbi, anche io sono compagno di viaggio della vita come voi, anch’io ho bisogno del compagno di viaggio uguale per tutti: Gesù, chiamato l’Emmanuele, il Dio con noi. Camminiamo insieme come credenti, come credenti diamo la testimonianza di un sogno che ogni notte noi facciamo il sogno di un mondo nuovo, di un mondo rinnovato, di un mondo in cui amicizia, solidarietà e condivisione siano la matematica e la sintassi delle nostre lingue altrimenti non ci comprendiamo più.

Un Bambino avvolto in fasce

Natività di Taddeo Gaddi. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15883886

Il Natale inoltre ci mostra un segno, come dice l’evangelista Luca: “troverete un segno, un Bambino avvolto in fasce”; questo ci mostra un Dio assolutamente inedito, assolutamente nuovo. Il Dio dei filosofi è il Dio lontano, il dio che ci siamo immaginati è un dio che è lontano dalle nostre tensioni, dalla nostra vita, e un dio che non mi dice più niente…  La nostra vita spesso è soltanto legata alle realizzazioni materiali che possiamo toccare, eppure in questa società che noi abbiamo costruito c’è un’insidia grossissima,  che attenta alla felicità della nostra vita: siamo malati nello spirito.

Oggi, penso alla ricerca dei Magi: quante persone oggi si attaccano alla magia, si attaccano a qualcosa di misterioso, di terribili surrogati di Dio. Tu devi soltanto trovare Dio come i Magi. Essi hanno cercato di studiare le stelle, forse erano degli astrologi, ma poi hanno capito che la verità si trova nella capanna di Betlemme, in Gesù, e dico con Giovanni Paolo II “aprite, spalancate le porte a Cristo”: ecco il senso della parrocchia.

Una comunità in cammino

Natività di Domenico Ghirlandaio. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11425399

La parrocchia non sono le panche, ma una comunità cristiana guidata a conoscere il Signore nel tempo. Ci volgiamo indietro e riguardiamo il nostro cammino… Che cosa stiamo facendo insieme? Quale tempo stiamo attraversando? Stiamo attraversando nel Natale, giovani, adulti e bambini, un tempo di crescita, un tempo del Signore che è dalla nostra parte.

Quale spazio? Lo spazio del nostro quartiere, della nostra realtà parrocchiale. Questa è la parrocchia viva, la parrocchia che non è un negozio, che non è un esercizio religioso, ma che è una comunità viva… Tutti noi dobbiamo crescere con dei legami profondi di popolo, di appartenenza al medesimo Cristo e Signore per sempre; guai se ci fermiamo! Il tempo scorre, il tempo è la Pasqua del Signore! Dobbiamo conoscerlo, amarlo, servirlo sempre di più. Dobbiamo essere uniti da questo vincolo, per un giorno cantare insieme la lode nell’eterno Paradiso, là dove scorre latte e miele, là dove è gioia per sempre e quindi noi vivremo insieme questa avventura, questa avventura comunitaria, e la vivremo insieme nel Signore, nella sua Pace, per questo ci dovremo insieme dare una mano.

Molti considerano la parrocchia come una realtà statica, una realtà che è fatta di panche, che è fatta di servizio religioso, che è fatta di anagrafe; considerano il parroco come una specie di esercente degli uffizi religiosi, mentre come Mosè e Aronne il parroco è una guida dinamica che cresce tra mille difficoltà, con mille tentazioni di tornare indietro. Siamo un popolo che marcia attraverso questo quartiere…

Questo è il senso della parrocchia. Il tempo passa, il tempo incalza, lo avvertiamo soprattutto noi adulti, ma deve essere tempo consumato e vissuto per il Signore, per il bene, per la pace. Dobbiamo tutti noi camminare insieme in questa direzione, collaborare, vivere: ecco lo spirito comunitario, lo spirito di popolo, lo spirito che ci unisce negli  stessi vincoli. Abbandoniamo ogni cosa caduca, la storia, il tempo, la vita ci insegnano che le cose che sono in più non contano; che conta l’essenziale, che conta il bene, che conta solo la direzione cardinale della terra dove scorre latte e miele: la casa del Padre. Per questo anche i nostri vincoli di popolo e di comunità devono crescere sempre nel Signore, sempre nel bene.

Che il Signore Gesù ci aiuti, impegni le nostre vite, impegni le nostre sostanze in questa direzione perché viviamo unitamente per il bene e per la pace.