Lettura continua della Bibbia. La natura della Parola profetica

Il profeta Elia. https://pxhere.com/it/photo/1193005?utm_content=shareClip&utm_medium=referral&utm_source=pxhere

La natura della Parola profetica è fondamentale per il popolo di Dio. Tutta la vita di Israele è connessa con i profeti: «Dio non fa nulla senza rivelarne il segreto ai suoi servi i profeti» (Am 3,7). Quali sono, dunque, i contenuti e la natura della loro parola?

Innanzi tutto, il profeta combatte il sincretismo religioso e richiama il popolo alla fedeltà verso JHWH. In politica combatte le alleanze con gli altri popoli, che sminuiscono la fiducia in Dio. Per quanto riguarda la vita  sociale, i profeti esaltano la vita seminomade nel deserto come periodo di fedeltà a Dio e condannano il lusso e il consumismo del sedentarismo. La pratica della giustizia sociale è uno dei temi preferiti di molti profeti scrittori. Non si può dire, invece, che i profeti fossero oppositori del culto esterno e del sacerdozio: condannavano l’ipocrisia e l’esteriorità di coloro che osservavano le norme rituali calpestando i precetti morali.

Il profeta homo sympatheticus

Qualunque sia il modo della comunicazione, la parola profetica non riguarda mai verità astratte, ma ha un particolare coinvolgimento con la realtà storica del popolo e la condizione umana del profeta. Abramo Heschel, in contrasto con l’apàtheia (imperturbabilità) dello stoico ha definito il profeta homo sympatheticus, ovvero colui che patisce-con.

Questa sympàtheia coinvolge il profeta nei “sentimenti” di Dio e nei suoi disegni. Ma questa unione non è mai fine a se stessa, è sempre in vista del ministero. Resta un’esperienza privata del singolo profeta, cui lo stesso non invita mai i suoi contemporanei. Solo in Num 11,29 il desiderio di condividere lo spirito profetico è attribuito a Mosè dalla tradizione E. Inoltre, in Gioele 3,1 s. si trova l’attesa di un carisma profetico elargito a tutto il popolo:

«Dopo questo sopra ogni carne io effonderò il mio Spirito. I vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri vecchi avranno dei sogni, i vostri giovani vedranno visioni. Anche sopra gli schiavi e le schiave in quei giorni effonderò il mio Spirito»)

(G. VON RAD, Teologia dell’Antico Testamento, II: Teologia delle tradizioni profetiche d’Israele, Paideia, Brescia 1974, p. 84 s.).

Estendendo l’immagine della sim-patia, possiamo aggiungere che il profeta è solidale con il popolo e soffre con lui e per lui.

Natura della Parola profetica

L’espressione DevAR – JHWH,«Parola del Signore», si trova 241 volte nell’Antico Testamento; in 221 di questi testi designa la parola profetica. È, perciò, quasi un termine tecnico. L’uso del singolare sottolinea che non si tratta di parole qualsiasi, ma della Parola, per cui il Profeta dice sempre la stessa cosa pur nella varietà dei casi. E questa Parola non è solo rivelatrice ma anche dinamica, efficace: realizza quanto annuncia.

«La mia parola non è forse come il fuoco – oracolo del Signore – e come un martello che spacca la pietra?» (Ger 23,29).

Il Deutero-Isaia paragona la Parola alla pioggia che feconda la terra:

«Infatti, come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano più, senza aver irrigato la terra, fecondata e fatta germogliare, in modo da fornire il seme al seminatore e il pane a chi mangia, così sarà la parola che esce dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver attuato quanto volevo e compiuto ciò per cui l’ho inviata»  (Is 55,10 s.).

È parola che dura per sempre (Is 40,8: «L’erba si secca, il fiore appassisce, ma la parola del nostro Dio rimarrà in eterno»).

Nelle lingue occidentali la parola è solo un aggregato di suoni mediante il quale gli uomini comunicano fra di loro (valore noetico = intellettuale). Ma per i popoli antichi la parola non è un semplice richiamo dell’oggetto o una etichetta che vi si pone sopra; non si distinguono, nell’oggetto, verbum et res, il suono (o lo spirito) e la cosa. Parola e cosa sono sullo stesso piano dell’essere.

Criteri di autenticità del profeta

Come distinguere il vero dal falso profeta? Da un insieme di testi biblici si desume che Israele si è posto questo problema (naturalmente non in modo organico), e che ha indicato delle linee di soluzione.

I criteri di autenticità della parola profetica così delineati sono:

  • Avveramento delle predizioni, di non sempre semplice verificabilità. Dt 18,21 s.:

«Se dici nel tuo cuore: “Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detto?”. Quando il profeta parla in nome del Signore, ma la parola non si compie, quella è una parola che il Signore non ha pronunziato. Il profeta ha parlato per presunzione: non temerlo»;

Ger 28,8 s.: «I profeti che furono prima di me e prima di te, fin dai tempi antichi, hanno profetizzato, riguardo a molti paesi e regni potenti, guerra e fame e peste. Il profeta che profetizza pace, quando si avvera la sua parola, allora è riconosciuto quale profeta che il Signore ha veramente inviato».

  • Fedeltà alla tradizione della fede jahvista. Dt 13,2-5:

«Se sorge in mezzo a te un profeta o un sognatore che ti proponga un segno o un prodigio e, avveratosi il segno o il prodigio di cui ti aveva parlato, ti dica: “Seguiamo altri dèi, che tu non hai conosciuto, e serviamoli”, non ascoltare le parole di questo profeta o sognatore; perché il Signore vostro Dio vi mette alla prova per conoscere se veramente amate il Signore vostro Dio con tutto il vostro cuore e con tutta la vostra anima. Seguirete il Signore vostro Dio, lui temerete, osserverete i suoi precetti, ascolterete la sua voce, servirete e aderirete a lui».

  • Annuncio del giudizio di Dio e invito alla conversione.

«Perciò così dice il Signore contro i profeti che profetizzano in mio nome, mentre io non li ho inviati, e che tuttavia dicono: “Spada e fame non ci sarà in questo paese”: di spada e di fame periranno questi profeti» (Ger 14,15).

«Così parla il Signore contro i profeti che fanno deviare il suo popolo: Se han qualcosa da mettere tra i loro denti essi proclamano la pace. Ma a chi non mette loro niente in bocca essi dichiarano la guerra!… Io invece sono ripieno di forza, dello spirito del Signore, di giustizia e coraggio per annunziare a Giacobbe il suo delitto, a Israele il suo peccato!» (Mi 3,5.8).

  • Coscienza di missione da parte di Dio. Ger 23,32; 27,15:

«Eccomi contro i profeti di sogni menzogneri, oracolo del Signore. Li raccontano e fanno deviare il mio popolo con le loro menzogne e le loro temerità, mentre io non li ho inviati, né ho dato loro ordini, né sono di alcuna utilità per questo popolo. Oracolo del Signore… Sì, io non li ho inviati, oracolo del Signore, ed essi profetizzano in mio nome, per la menzogna, affinché io vi disperda e siate distrutti, voi e quei profeti che vi fanno profezie…».

Nessuno di questi criteri ha valore assoluto né ha valore in sé sufficiente per confermare la veridicità del profeta. Non tutte le profezie si sono avverate a livello storico; le generazioni dei profeti non hanno visto, avverarsi le profezie messianiche, né quelle escatologiche. Possono invece avverarsi, casualmente o diabolicamente, false profezie. Anche il falso profeta, inoltre, afferma di essere mandato da Dio, ma il suo comportamento venale, ad esempio, lo smentisce.

E tuttavia lo spirito del Signore può servirsi anche di persone inique per oracoli di verità (vedere il caso di Balaam, contro la sua volontà). Sono le profezie involontarie, come quella di Caifa secondo cui un solo uomo, Gesù, sarebbe morto per il popolo (Gv 11,50-52), o quella di Pilato che facendo scrivere il Titulus Crucis proclama Gesù Nazareno Re dei Giudei (Gv 19,19-22). Ma si tratta di gesti o parole profetiche che non hanno a che vedere con la vita degli occasionali personaggi cui sono dovuti ma che non svolgono un ministero profetico. Solo la prova dei fatti permetterà di decifrare il senso più profondo di queste parole o gesti.