Tempo di guerra. È Natale!

Vigilia di Natale a Kiev. Almeno 16 morti e 64 feriti. Di Khoda.gov.ua, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=126956200

Veramente il 25 dicembre si festeggia il Natale nelle Chiese di Occidente, perché nel mondo slavo, in cui liturgicamente la Chiesa ortodossa russa segue ancora il calendario giuliano, la festa di Natale cade il 7 gennaio. Questo è comunque un Natale di guerra per moltissimi milioni di persone, gli ucraini che si sono rifugiati all’estero, gli ucraini che rimangono in patria, ed anche la popolazione russa che vede massacrati i propri figli in una guerra che nemmeno si comprende (secondo Kiev, i soldati russi caduti in guerra hanno già superato i centomila – dati non controllabili in modo indipendente).

Inoltre, a partire da quest’anno le chiese ortodosse ucraine hanno potuto celebrare Natale il 25 dicembre, come passo di allontanamento dal patriarcato russo che festeggia il Natale il 7 gennaio. Sono diversi anni che in Ucraina si discute se allinearsi all’Occidente per la data del Natale e dal 2017 il 25 dicembre è un giorno festivo, per dare ai fedeli l’opportunità di pregare in chiesa. L’invasione russa ha accelerato i tempi, tanto più che il patriarca russo Kirill ha promesso l’assoluzione di tutti i peccati ai soldati che muoiono combattendo in Ucraina. E il conflitto non si ferma, come purtroppo era successo a Pasqua. 

Gli auguri di Kirill

Comunque, il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, ha inviato gli auguri di Natale al Papa e ai capi delle Chiese cristiane che celebrano la ricorrenza il 25 dicembre. «I miei auguri di cuore per la luminosa festa della Natività di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. L’Incarnazione compiuta – l’evento più importante nella storia del mondo – ci testimonia innegabilmente dell’amore del Creatore, che trascende la comprensione». Il Patriarca di Mosca Kirill ha inviato un messaggio di auguri per il Natale anche a papa Francesco «per la festa della Natività di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Ti auguro il suo aiuto nel tuo ministero e anche pace e prosperità per il gregge che ti è stato affidato».

Dal Cremlino, invece, nessun messaggio ai capi di Stato dei Paesi occidentali. 

Un ramoscello di ulivo nel presepe

Mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania, ha dato un suggerimento ai fedeli:

«Per il Natale di quest’anno voglio suggerirvi di porre un rametto d’ulivo accanto ai vostri presepi, a ricordarvi quel segno di pace che Dio diede a Noè dopo il diluvio. E come quella colomba si posò sull’arca portando l’annuncio di un nuovo inizio, così accanto ai nostri presepi, la tenera foglia d’ulivo sia il segno che da quel Bambino di Betlemme ricomincia la pace e la speranza per tutta l’umanità.

Sì, perché c’è bisogno di aratri che preparino i solchi dove gettare i semi di una società che faccia germogliare la giustizia; questi solchi non possono essere tracciati arando la storia con la violenza e l’escalation degli armamenti, ma facendo prevalere la pazienza di chi costruisce relazioni e costruisce muri. Né nelle nostre città questi solchi possono essere fatti con la subdola violenza del malaffare, che con i denari sporchi di sangue e di lacrime della mafia, pretende che germogli la ricchezza: ma germogliano solo il male e la povertà». 

Vittime

Vigilia di sangue a Kherson, dove un raid russo ha aggiunto almeno 16 morti e 64 feriti alle vittime dei giorni immediatamente precedenti (4 morti nella regione di Donetsk, 3 nella regione di Kherson, uno in quella di Bakhmut, uno nell’oblast di Kharkiv, oltre a numerosi feriti). «Ovunque sono stati colpiti solo civili ed infrastrutture civili», dice il capo dell’Amministrazione militare regionale del Donetsk, Pavlo Kyrylenko. La vigilia di Natale le truppe russe hanno bombardato il territorio della regione di Kherson 74 volte in 24 ore.

Yaroslav Yanushevych, capo dell’amministrazione militare regionale di Kherson, racconta: «Il nemico ha attaccato senza pietà i quartieri residenziali della città di Kherson per tutto il giorno, un ospedale, negozi, una fabbrica, case private e condomini». Da ottobre la Russia prende di mira le infrastrutture energetiche ucraine, manifestamente allo scopo di lasciare la popolazione al buio e al freddo.

L’esplosione di un ordigno nella regione di Kherson, a Zhytomyr, ha ucciso tre sminatori ucraini. La Russia controlla la maggior parte ma non tutta la regione di Kherson. A metà novembre le forze ucraine ne hanno riconquistato il capoluogo. 

Putin parla per la prima volta di «guerra»

Lo ha detto il 23 dicembre ai giornalisti, invece di parlare come sempre di operazione militare speciale: «Il nostro obiettivo non è far girare il volano del conflitto militare, ma, al contrario, porre fine a questa guerra».
Usare la parola «guerra» per designare il conflitto in Ucraina è illegale in Russia da marzo, quando Putin ha firmato una legge che rende reato diffondere informazioni «false» sull’invasione, con una sanzione fino a 15 anni di reclusione. Perciò il dissidente Nikita Yuferev, fuggito dalla Russia, chiede alle autorità russe di perseguire Putin per «diffusione di informazioni false… Diverse migliaia di persone sono già state condannate per tali parole sulla guerra».

Gli Usa invece hanno invitato sarcasticamente Putin a riconoscere la realtà e ritirare le truppe dall’Ucraina. Afferma un portavoce del Dipartimento di Stato: «Dal 24 febbraio, gli Stati Uniti e il resto del mondo sapevano che l'”operazione militare speciale” di Putin era una guerra non provocata e ingiustificata contro l’Ucraina. Alla fine, dopo 300 giorni, Putin ha definito la guerra per quello che è. Come prossimo passo per riconoscere la realtà, lo esortiamo a porre fine a questa guerra ritirando le sue forze dall’Ucraina».