
Ultimo dei profeti pre-esilici viene Nahum (“Consolato”), a proclamare il giudizio di Dio su Ninive.
Nahum * Dati biografici
Il quadro storico è ormai quello che vede il declino dell’impero assiro, fra il 664 a.C., culmine della sua potenza dimostrata con la sottomissione dell’Egitto, e il 612 a.C., anno della caduta di Ninive per opera di una coalizione di babilonesi (guidati dal fondatore dell’impero neobabilonese, Nabopolassar), medi (guidati dal re Ciassare) e dei formidabili cavalieri sciti. Tocca dunque a Nahum proclamare il giudizio di Dio sulla “città sanguinaria”, Ninive.
Nahum è un grande poeta, di cui conosciamo solo il paese di origine, Elcos, non localizzabile però precisamente, in quanto mai nominato altrove. C’è chi lo mette in relazione con Cafarnao (Kaphar Nahum = Villaggio del Consolato). Esistono tuttavia una El Kause in Galilea (anticamente Elcese) ed una Elkesi in Egitto. Dagli indizi interni, Nahum appare interessato al regno di Giuda.
Nahum è vissuto fra il 668 a.C. (anno della caduta di Tebe in Egitto per opera di Assurbanipal, menzionata in 3,8) e il 612 a.C. (anno, come abbiamo detto, della caduta di Ninive). Questo periodo coincide in buona parte con il regno di Manasse (698-643 a.C.), caratterizzato dalla politica filo-assira e dalla paganizzazione del culto. La voce di Nahum si leva appunto per proclamare la caduta di Ninive e delle ambizioni, quindi, di quanti su di essa si appoggiano. Una datazione più precisa non è possibile.
Il messaggio profetico
La predicazione di Nahum è caratterizzata dalle invettive violente contro l’Assiria, comprensibili data la durezza dei tempi. Il suo messaggio è orientato in realtà ad una promessa di salvezza:
«Il Signore è buono con chi confida in lui,
una fortezza nel tempo dell’angoscia…» (1,7).
«Celebra le tue feste, Giuda,
sciogli i tuoi voti…
Il Signore restaura la vigna di Giacobbe,
come la vigna di Israele.
Ecco sui monti
i piedi di chi proclama “Salvezza!”» (2,1 s.).
Per il resto, bisogna tenere presente che il profeta vede Ninive come il paradigma della corruzione e del dispotismo, per cui le sue invettive devono essere capite in questo contesto.
Struttura del libro
Il cap. 1 è composto da un inno alfabetico di cui non tutti i critici attribuiscono a Nahum la paternità, preferendo riferirlo ad un’epoca più recente.
Gli oracoli che costituiscono i cap. 2-3 sono da tutti attribuiti a Nahum, anche se le opinioni divergono sulla data di composizione.
La struttura, dunque, è abbastanza chiara:
Cap. 1: il giudizio di Dio
- 1,2-8: la venuta di Dio
Il libretto inizia con un salmo alfabetico, forse post-esilico, che serve a fornire la chiave di lettura degli oracoli successivi dandone i principi dottrinali:
- Un Dio geloso e vendicatore è il Signore (1,2),appassionato, cioè, per il diritto e per la giustizia, insofferente dell’ingiustizia e dell’oppressione.
- Nulla lascia impunito, lento all’ira ma grande in potenza (1,3); buono è il Signore, un asilo sicuro nel giorno dell’angoscia (1,7).
Questa introduzione ha suggerito la possibilità che il testo di Nahum sia servito per una celebrazione liturgica in onore di JHWH Signore della storia; un’allusione a questa celebrazione si troverebbe in 2,1:
«Celebra le tue feste, o Giuda;
sciogli i tuoi voti;
il malvagio non invaderà più la terra,
è stato totalmente annientato».
Il linguaggio profano e guerresco del testo però si oppone a questa ipotesi.
- 1,9-11: rimproveri ai giudei per la loro mancanza di fede
- 1,12-2,3: promesse di salvezza a Israele.
2,4-11: descrizione della caduta di Ninive
Ninive sarà castigata per la sua ferocia. Il linguaggio è molto duro, conformemente al giudizio sulla città sanguinaria.
2,12-3,19: lamentazione sulla caduta di Ninive
Canto funebre intonato dai popoli oppressi dall’Assiria sulla fine del dominatore.
Al di là dei toni forti della sua denuncia profetica e delle sue descrizioni, noi dobbiamo vedere nella parola di Nahum il senso vivo della presenza attiva nella storia dei popoli e l’invito a sperare nella buona novella:
«Ecco sui monti i passi di un messaggero,
un araldo di pace» (2,1).
Questa pace viene da Dio, e non può esistere dove regna l’idolatria del potere e della violenza.