Qualche ora al Museo… di Fiesole

Museo etnografico di Fiesole

Qualche ora al Museo… sì, ma non immaginatevi il T-Rex che vi porta un osso per giocare al riporto, oppure orde di unni che vi inseguono per squartarvi ma in realtà sono spinti dal sordo dolore di non aver ricevuto affetto dai loro padri troppo impegnati a massacrare popoli! Il Museo non è quello di Storia Naturale di New York dove le statue di notte prendono vita con la complicità di Ben Stiller, ma semplicemente quello etnografico di Fiesole, che si anima solo quando i visitatori vengono ad ammirarlo. E allora la mummia e il coccodrillo possono essere soddisfatti di attirare tanta attenzione…

Un museo piccolo ma con una grande anima, legato com’è alla storia delle Missioni francescane.

Il convento francescano di Fiesole

Si sale la collina…

Il Museo si trova sulla collina fiesolana su cui sorge il convento francescano, un convento illustre, ricco di storia. Il convento non è nato con i frati: era sorto come monastero di monache agostiniane fin dal 1225, ma dopo che queste lo lasciarono per fondarne uno nuovo in via Faentina passò al movimento francescano dell’Osservanza di cui il principale fautore era S. Bernardino da Siena, guardiano a Fiesole, appunto, nel 1418.

… una vista bellissima di tutta Firenze…

Si conserva ed è ancora visitabile, nella sua rudimentale semplicità, il primitivo “Conventino” in cui dimorò il Santo con i suoi confratelli.

Museo etnografico di Fiesole
… si arriva alla chiesa…

Il convento, Casa di studentato da secoli, ha visto crescere al proprio interno una prestigiosa biblioteca, curata nel Novecento da due grandi studiosi, il biblista P. Lino Randellini, promotore dei moderni studi biblici in Italia, e P. Samuele Olivieri, teologo e patrologo ma anche bibliotecario di eccezione che conservava nella sua mente la memoria di ogni libro possibile e immaginabile:  lasciatelo dire a me che in quella straordinaria biblioteca, negli anni Ottanta, ho potuto trovare tutto il materiale che mi serviva per la mia tesi di dottorato in Teologia biblica.

… è da lì che si accede al Museo

Le ragioni di un Museo

Museo etnografico di Fiesole

Ma quel convento ha anche un’altra particolarità: custodisce un piccolo ma ricco Museo missionario. Perché? Perché dalla Toscana partivano tanti frati per la Cina e per l’Egitto, come pure per la Bolivia, con la missione di evangelizzare ad gentes, dando prima sollievo alla povertà in cui vivevano le popolazioni di quei paesi. E per promuovere ed evangelizzare occorre conoscere.

Padre Abrogio Ridolfi

La nascita di un Museo delle Missioni si deve soprattutto a P. Ambrogio Ridolfi (1875-1966) che nel 1920, destinato a Fiesole, vi portò alcuni “cimeli cinesi” inviati verso la fine dell’Ottocento al  convento di S. Margherita a Cortona da P. Agostino Galassi missionario in Cina. Dopo essersi consultato con i superiori, P. Ambrogio chiese ai confratelli toscani, missionari in Egitto e a Lao-ho-kow in Cina, di collaborare ad un progetto di sensibilizzazione dei giovani frati e dei fedeli alla conoscenza di quelle terre lontane e alla promozione umana delle loro popolazioni. Non si trattava, infatti, di erudizione o di collezionismo, ma di volontà di far conoscere ed amare quei paesi…  Ed oggi è ancora più importante la conoscenza delle diversità per poter incontrare gli altri nel rispetto e nella comprensione.

Museo etnografico di Fiesole
Mummia del XX secolo a.C., Luxor. Di Sailko – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=91126397. Una curiosità: il sarcofago è femminile, ma le ultime ricerche hanno accertato che la mummia è maschile…

Nacquero, così, le due grandi sezioni del Museo. La collezione egizia fu realizzata nientemeno che con la collaborazione dell’egittologo Ernesto Schiaparelli (1856-1928), scopritore della tomba di Nefertari e direttore del Museo egizio di Tornino. La sezione cinese ebbe come suo principale autore P. Sebastiano Ceccherelli (1880-1967), missionario per venticinque anni in Cina, e P. Norberto Pieraccini (1911-1993). Una terza sezione contiene reperti etruschi trovati in loco durante gli scavi eseguiti per lavori di restauro del convento.

E per finire… foto!

Un’esperienza diretta (Maria Dell’Amico)

Arte cinese in giada. Di Sailko – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=91126231

Il Museo etnografico del convento di Fiesole ha un valore particolare: non è tanto per la ricchezza dei suoi notevoli reperti, piuttosto per ciò che tali oggetti portano in sé, vale a dire le storie di chi li ha voluti. Le missioni francescane della Provincia Toscana in Egitto e in Cina raccontano la vicinanza dei frati con tali culture, riconoscendo il valore dell’uomo nella sua interezza in ogni tempo. Nella visita al museo si è potuto entrare in contatto con le civiltà di millenni fa, ed al contempo con la passione documentaria dei Padri missionari, più vicini a noi cronologicamente, anche se ormai anch’essi lontani.

Coadiuvata dall’apporto sostanziale di Schiaparelli, la collezione ebbe nel 1923 un ultimo impulso, con l’arrivo di reperti caratteristici del museo di Fiesole, come la mummia del gatto. La documentazione d’epoca, l’inventario, ci fa vedere con gli occhi di ieri gli oggetti presenti, descritti nei loro dettagli. Interessante la storia della spada beduina che risultava in inventario ma che negli anni ’50 sparì perché presa in buona fede per altri usi: utilizzata per delle recite teatrali in convento, aveva acquisito il fodero, realizzato appositamente dal P. Angelico, insieme all’elsa, ricostruita espressamente. Venuti a conoscenza di questa spada, fu recuperata e messa di nuovo nel museo, dove ora fa bella mostra di sé con le integrazioni acquisite nel tempo, compreso il fodero costruito dal P. Angelico.

Ecco un museo che racconta la vita, che non è fermo a 3.000 anni fa, ma che vive nei racconti dei suoi appassionati curatori.