
Per proseguire nella nostra piccola storia della Verna, bisogna a questo punto sapere che fra Tre e Quattrocento l’Ordine francescano si va dividendo in due correnti, quella dei Conventuali e quella degli Osservanti, anche se la separazione definitiva avverrà successivamente. Si aprirà così per la Verna il periodo dell’Osservanza (1431-1625), un periodo molto ricco sia per la spiritualità del santuario che per il suo sviluppo edilizio ed artistico, che raggiungerà il culmine con la collocazione delle robbiane nel santuario. È soprattutto al movimento dell’Osservanza che il santuario della Verna deve ciò che è.
Sarà dunque opportuno, prima di continuare a raccogliere le nostre briciole di storia alvernina, premettere qualche necessaria informazione sul movimento dell’Osservanza francescana, che ce ne spiega gli sviluppi successivi.
Un movimento di riforma: l’Osservanza
Dopo la morte di San Francesco, l’Ordine dei frati minori, da fraternità dedita alla predicazione della penitenza, si trasforma in un ordine di chierici esente dalla giurisdizione episcopale. Nascono grandi conventi dentro le città, con chiese aperte al culto e azione pastorale fissa. Si esclude il lavoro fuori del convento come mezzo di sostentamento, a favore della questua; il lavoro domestico viene relegato ai laici.
Gli spirituali e i conventuali
Nel frattempo, all’interno dell’Ordine si evidenzia sempre di più una doppia tendenza:
- quella degli “Spirituali” che deprecavano il rilassamento rispetto alla radicalità delle origini e volevano una più rigida adesione agli ideali di Francesco,
- e quella dei frati della “comunità” o Conventuali, che accettavano l’evoluzione come un fatto irreversibile, e interpretavano in modo più elastico la Regola primitiva, non tanto per rilassatezza spirituale, quanto per una sorta di realismo nei confronti delle condizioni storiche in cui l’Ordine si trovava ad operare.
Per tutto il Duecento, l’Ordine è come combattuto fra queste due “anime”. La prudenza di S. Bonaventura durante il suo Generalato (1257-1274) tenne sotto controllo gli Spirituali, ma subito dopo la sua morte scoppiò un conflitto che sarebbe divenuto ribellione. I fautori dello spiritualismo furono messi al bando dalla Curia romana; alcuni, i Fraticelli, caddero persino nell’eresia.
Gli Osservanti

A metà Trecento, ai Conventuali, fondatori di chiese imponenti e di comunità numerose (conventus), si contrapposero, a partire da F. Paoluccio Trinci da Foligno (1368), i fratres de familia o della Regolare Osservanza che, aderendo a tendenze spiritualistiche, preferivano ritirarsi in eremi o modesti insediamenti presso piccoli centri. A differenza degli Spirituali, gli Osservanti rimasero a pieno titolo nell’Ordine, divenendo così, nel giro di appena mezzo secolo, la corrente predominante.
La convivenza fra queste due anime del francescanesimo durò ancora, in realtà, fino al 29 maggio 1517, quando con la bolla Ite vos in vineam meam di Leone X i frati minori si divisero nettamente in due tronconi, gli Osservanti, denominati con piena autonomia giuridica Ordo Fratrum Minorum Regularis Observantiae (detti semplicemente Ordo Fratrum Minorum o Frati Minori), e i Minori Conventuali.
Detto per curiosità: nell’ambito dell’Osservanza seguì un’ulteriore riforma che costituì la famiglia autonoma dei Cappuccini (1528). Si affermò poi un nuovo movimento che si prefiggeva una maggiore fedeltà agli statuti primitivi e riformò l’Osservanza, dando luogo in Italia ai Riformati (che poi troveremo alla Verna), in Francia ai Recolletti ed in Spagna agli Alcantarini, finché nel 1897 Leone XIII unificò tutti questi, insieme agli Osservanti, in un’unica famiglia, l’attuale, sotto la denominazione Ordo Fratrum Minorum (Bolla Felicitate quadam). Avremo modo di riparlare dei Riformati alla Verna a partire dal 1625.
Una svolta: l’Osservanza di San Bernardino

Torniamo agli aderenti alla riforma dell’Osservanza: inizialmente erano, in genere, laici ed incolti. Ma nel 1402 prendeva l’abito francescano S. Bernardino da Siena, che fu il vero maestro dell’Osservanza: infatti nel 1422 all’interno del movimento degli Osservanti fu promosso un ulteriore impulso di riforma, dovuto all’azione collegiale delle “quattro colonne” ovvero S. Bernardino da Siena, S. Giovanni da Capestrano, S. Giacomo della Marca e il B. Alberto da Sarteano (così li definisce Mariano Da Firenze in Compendium Chronicarum Fratrum Minorum, “Archivum Franciscanum Historicum” III (1910), pp. 706 s.).
Soprattutto l’autorità di S. Bernardino, guida carismatica del movimento, promosse l’adozione di una vita “mista”, contrassegnata dalla preghiera ma anche dal diritto e dal dovere della predicazione, e dalla pratica della povertà con un usus moderatus (e non un usus pauper) delle cose. Bernardino epurava l’osservanza letterale della Regola propugnata da F. Paoluccio con la sua povertà estrema, l’avversione per gli studi, la predilezione per la vita eremitica, a favore, invece, di un servizio itinerante di predicazione e quindi delle condizioni necessarie a svolgerlo efficacemente.
Avveniva così una svolta a vantaggio del diritto-dovere della predicazione, con conseguente abbandono degli eremi troppo remoti e la costruzione di conventi in aree extraurbane ma prossime alle città. La Verna, in questo senso, fu una sorta di eccezione, dovuta alla particolare memoria che custodiva.
Era ammesso, nei conventi degli Osservanti, tutto quanto servisse alla predicazione popolare, quindi sia lo studio teologico che l’utilizzazione delle immagini.
L’uso delle immagini

S. Bernardino, in effetti, era stato un innovatore anche per un altro aspetto della sua predicazione: l’uso dell’immagine per dare rilievo alla parola. Per dare pace alle città dilaniate dalle lotte intestine, in cui le fazioni si scontravano tra di loro, inalberando innumerevoli stemmi ed insegne che dividevano tra loro i fedeli, S. Bernardino percorreva le città d’Italia mostrando, durante le sue prediche, l’unico stemma del Nome di Gesù, il trigramma JHS (iniziali del nome greco di Gesù, ma anche acrostico di Jesus Hominum Salvator) a colori smaglianti, e circondato da un cerchio di raggi fiammeggianti, su tavolette di legno o di ceramica di varia forma, dando così luogo ad una vera e propria iconografia del Nome di Gesù (B. Korošak – R. Aprile, S. Bernardino da Siena, in Bibliotheca Sanctorum II, Roma, Città Nuova, 1990, 1295-1321). Non per niente S. Bernardino sarà dichiarato, in tempi recenti, patrono dei pubblicitari.
Troveremo allora, nelle chiese dell’Osservanza, un uso delle immagini a scopo catechetico, onde rappresentare visivamente ciò che la parola dice e ciò che lo spirito deve sentire. Ciò è conforme al sentire originario di Francesco il quale, nel Natale del 1223, volle “vedere anche con gli occhi del corpo” la povertà del Bambino di Betlemme, inventando, per così dire, il Presepe (Tommaso da Celano, Vita Prima, 84-87, FF 468-471). Questo sarà, poi, il senso delle robbiane che trovano collocazione alla Verna a partire dal 1474.