Una casa che accoglie tutti

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Una casa che accoglie tutti: così si potrebbe definire il monastero femminile del Santo Arcangelo Michele ad Odessa. La sua storia risale a 187 anni fa.
Il conte Mikhail Vorontsov, nel 1835, costruì una chiesa in onore del Santo Arcangelo Michele a Odessa, alla periferia della città, non lontano dal mare. Nel 1840, il Santo Sinodo ortodosso vi istituì un monastero femminile. Il monastero del Santo Arcangelo Michele divenne un vero e proprio centro spirituale, caritativo e culturale. Vi funzionavano un ospedale, un refettorio per i poveri ed una scuola diocesana per ragazze. Vi studiò anche, nel 1915, la moglie di Krusciov: come scuola femminile era unica. Fu poi Nikita Krusciov a dare l’ordine di chiuderlo nuovamente, nel 1961.
Negli anni del comunismo, nel 1923, il regime dichiarò controrivoluzionario il monastero e lo chiuse per la prima volta. Nel 1931 fu fatta saltare la chiesa dell’Arcangelo Michele con il campanile. Ma la fede non era spenta, evidentemente, nel cuore delle persone. Nel 1941 tutte le chiese di Odessa furono riaperte e il 27 aprile 1942 i locali del monastero furono trasferiti alle monache. Il 3 settembre 1944 la superiora, madre Anatolia, fu elevata al rango di igumenia (badessa). Le monache erano più di 70 e lavoravano instancabilmente nell’ospedale del monastero, nel mulino, nell’orto, nell’aia, nelle officine, nella chiesa. Nel 1961 tutto fu chiuso di nuovo dalle autorità sovietiche e di partito e il monastero fu trasformato in sanatorio.
La rinascita

La rinascita del monastero del Santo Arcangelo Michele iniziò solo nel 1992. Per cinque anni le monache convissero con i malati di tubercolosi che vi erano rimasti, cercando di aiutarli in ogni modo e di alleviare il loro dolore. Il monastero a quel tempo era in condizioni miserabili, gli edifici erano fatiscenti, alberi ed erba crescevano ovunque, anche sui tetti. Il monastero risorse dalle rovine sotto la cura del metropolita di Odessa Agafangel. Fu questi a donare al monastero l’icona miracolosa della Madre di Dio di Gerbovets oltre a molte altre cose necessarie.
In seguito, il monastero acquisì un’altra icona importante. Una volta, un uomo si presentò a consegnare un pacco, dicendo: «Prendi l’icona come regalo». Era l’icona perduta di Fedorovskaya in una veste d’argento! L’uomo spiegò che aveva cercato di venderla, ma non ci era riuscito. Poi in sogno gli apparve la Madre di Dio e gli chiese di restituire l’icona al monastero. La badessa commentò: «Non scriviamo miracoli, ma sappiamo per certo che attraverso questa icona la Madre di Dio ha salvato molte vite».

Negli anni Novanta i lavori di ricostruzione e restauro permisero di riaprire i laboratori per la creazione e cucitura di paramenti (che hanno fornito anche i paramenti a Kirill, patriarca di Mosca); per la realizzazione di ricami con perline e oro, e di restauri di icone. Sul territorio del monastero fu riorganizzato un refettorio per i poveri, che affluivano a 500 al giorno; e la Casa della Misericordia, che accoglieva 120 anziani. Realtà che esistono ancora; qui lavorano sia monache che laici insieme a due medici – un terapista e uno psichiatra -, quattro infermiere, un’infermiera nelle stanze dei pazienti costretti a letto. C’è anche un cinema: gli anziani sono felici di guardare film polizieschi. Presso il monastero si svolgono anche attività educative per bambini e per disabili. Vi si tengono mostre ed eventi culturali. Vi ha trovato spazio anche un seminario teologico.
Il monastero del Santo Arcangelo Michele, sotto la guida della badessa Seraphima, a partire dal 1995, è divenuto centro di attività editoriale. Vi è stato anche aperto il Museo cristiano di Odessa, facendone un centro di cultura e pietà ortodossa.
Amore per tutti

Prima dell’attuale guerra, chi vi si recava in visita, trovava il cancello leggermente aperto, un invito ad entrare. I primi che si incontravano erano… i gatti; ben nutriti, con il pelo lucente, come se fossero stati appena lavati e lustrati. «Nostra madre ama i gatti, e anche le suore», spiegava la guida, assistente della badessa. Questi gatti ci sono ancora, insieme a molti altri. Infatti…
Guerra
Nonostante il tempo di guerra, oggi le attività fervono. Oltre a quelle di ordinaria amministrazione, vi si pratica un’accoglienza straordinaria. La gente, in fuga, affida alle monache gli anziani non trasportabili, e madre Seraphima accoglie tutti. Accoglie anche i gatti, che sono ormai in numero di 200. Anzi, una parte dei giardini del monastero si è trasformata in un grande rifugio per loro. Le monache se ne prendono cura.
Nei vari edifici del monastero le attività sono in fermento. In un’enorme stanza i vestiti donati per i rifugiati. Sfollati, malati, indigenti, sono ospitati in un’ala attrezzata appositamente.
Attingendo alle notizie fornite dall’Ansa, veniamo a conoscere la posizione di madre Seraphima. «Vogliamo dimostrare che dobbiamo costruire il nostro futuro ora, qualunque cosa accada. Attraverso lacrime e dolore, ci libereremo del superfluo, lasciando solo la cosa più importante. Il servizio di mantenimento della pace, spirituale e patriottico, è molto importante per noi. Ma penso che la cosa più importante ora sia che tutti smettano anche solo di pensare a scontri con qualsiasi confessione. Comunichiamo con le persone e le aiutiamo, indipendentemente dalla nazionalità o dalla confessione. Quando apriamo mostre di opere per bambini, raccogliamo aiuti per i rifugiati, i partecipanti all’ATO, ci aiutano da ogni parte. Non è affatto il momento di parlare di polemiche. Dobbiamo parlare di ciò che ci unisce».
E la Russia? «La Chiesa è contro la guerra, e io prego con i russi perché finisca. Anche noi siamo un bersaglio. La Russia ha distrutto oltre 50 chiese. Spero che tutto finisca presto e che i colpevoli siano resi alla giustizia». Una intervista a madre Seraphima QUI.