Donne nella Bibbia: Miriam e Anna

Miriam, Deborah e Giuditta. Chiesa di Saint-Pierre-le-Jeune, Strasbourg . Di © Ralph Hammann – Wikimedia Commons – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=64076617

Anna madre di Samuele, Rut, Ester, Giuditta… personaggi storici o narrativi che siano, passa dalla loro fede la speranza di Israele. È significativo che alcune di queste figure siano considerate “profetesse” dalla tradizione ebraica, anche quattro che non portano nella Bibbia tale titolo, per cui, accanto a Miriam sorella di Mosè, a Deborah giudice di Israele e a Hulda la profetessa del tempo del re Giosia, i rabbini considerano profetesse anche Sara moglie di Abramo, Anna madre di Samuele, Abigail che andrà in sposa a Davide, ed Ester la regina. Che cosa hanno fatto queste donne per essere chiamate col nome di profeta? Poco o nulla di eclatante, ma, proprio per questo, molto di esemplare: non oracoli, ma quella profezia e sapienza che è letta nella vita e vissuta nei fatti.

Miriam

Miriam danza. Chludov Psalter (metà IX secolo, in piena età iconoclasta). Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4452992

Miriam è ricordata soprattutto per quanto di lei si dice nel passo di Es 2,4-8, in cui non è nominata, ma compare solo come «sorella» di Mosè, la sorella maggiore che osserva di nascosto il bambino deposto in un’arca sulle acque e salvato dalla figlia del faraone.

Pare che la vita di Miriam sia segnata dal tema dell’acqua, perché il brano successivo che la ricorda è quello relativo al passaggio del Mar Rosso, Es 15,20-21, quando ella canta e danza guidando le donne nel coro di lode al Signore per le grandi opere da lui compiute: opere che riguardano il mare, quindi, ancora una volta, le acque che potrebbero essere causa di morte e invece si volgono alla vita, acque al servizio di Dio.

Ben due genealogie la menzionano, abbastanza stranamente perché le genealogie si occupano normalmente della linea maschile, eppure in Nm 26,56 e in 1Cr 5,29 Miriam (o Maria, come si può tradurre) è inclusa e, si badi bene, è inclusa non come figlia o moglie e neppure madre di qualcuno, ma come sorella di Mosè e di Aronne, come su di un piano di pari dignità familiare con il fratello profeta e condottiero e con il fratello sacerdote.

Come Mosè, cantando le opere meravigliose di Dio, Miriam sta facendo teo-logia, cioè discorso-su-Dio, una teologia che è anche profezia perché legge la storia degli uomini con gli occhi del Signore. Il suo canto medesimo è profezia.

Due Anne

Anna. Miniatura del Psautier de Paris (seconda metà del X secolo, origine bizantina). Bibliothèque nationale de France. Cote: Grec 139, Folio 428v., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=14041273

Stessa cosa per Anna madre di Samuele (1Sam 1-3): è profetessa con il suo Magnificat che loda il Signore per le grandi opere compiute in lei sterile e amareggiata ma divenuta per grazia (questo significa il suo nome, dal verbo chanan = far grazia) madre feconda di figli. È profetessa perché nella sua vicenda legge la misericordia di Dio che mai abbandona gli uomini, ma si serve di strumenti fragili per fare opere potenti, innalza i poveri ed abbassa i superbi.

Anna non è stata altro che una semplice madre, prima nel desiderio e poi nei fatti, ma ha compreso la sua maternità come uno strumento che nelle mani divine diviene capace di grandi cose.

La profetessa Anna

La profetessa Anna insieme al vecchio Samuele. Finestra nella sagrestia di St Oswald, Bidston. Di Rodhullandemu – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=73383594

All’altro capo della Scrittura, nel Vangelo di Luca (2,36-38), troveremo un’altra Anna, che non subisce passivamente il dolore ma si impegna nel servizio di Dio e, nella sua vecchiaia, del Vangelo, perché avendo incontrato la Buona Novella nella persona del Bambino si fa evangelizzatrice parlando di Lui.

Anna ha qui l’onore di rappresentare la pienezza del tempo, perché gli 84 anni che costituiscono la sua età, corrispondendo a 7 per 12, indicano pienezza su pienezza (la compiutezza, il 7, giunta per tutto il popolo, le 12 tribù di Israele).

Con lei la Parola si fa Incontro e l’Incontro si fa Parola. «Nomen, omen», ossia «il nome è presagio»: figlia di Fanuele, Anna porta nel suo patronimico il significato di «faccia a faccia con Dio». Segnata alla nascita da questo nome che indica l’incontro con Dio, al culmine della sua vita lo incontrerà davvero faccia a faccia, in un inerme Bambino portato al tempio del Padre suo.