Il mandato dei Dodici nasce dalla preghiera: «Pregate dunque il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe» (9,38). È questo il contesto del discorso missionario di Gesù nel vangelo di Matteo, che inizia con la scelta dei Dodici.
Non basta andare, bisogna essere mandati in spirito di preghiera perché è il Signore che dà il seme e lo fa crescere, e il campo di spighe pronto per la mietitura poco deve agli operai che lo devono mietere col lieto annunzio della salvezza. E se gli operai scarseggiano, e le spighe mature non vengono raccolte, forse è perché la Chiesa non prega abbastanza…
I Dodici (10,1-4)
Gli apostoli (ebraico shelichim, greco apostoloi) sono missionari dotati della stessa autorità di Colui che li ha inviati secondo il principio rabbinico «L’inviato è uguale a chi lo invia» ovvero lo rappresenta fisicamente.
La lista
I nomi dei dodici inviati sono gli stessi in tutte le liste, con alcune differenze. In tutte le liste Pietro è il primo e Giuda è l’ultimo.
Shim‘om / Simone significa «ha ascoltato», e proprio perché ascoltapuò parlare. Solo Matteo qualifica Pietro come il protos / primo, non in senso cronologico ma autoritativo: è un tema che gli è caro.
L’appellativo Cananeo dell’altro Simone, dall’ebraico qanaj / geloso, zelante, zelota, ne denota l’appartenenza al movimento armato di resistenza contro i romani.
Andrea (Virile) e Filippo (amico dei cavalli) sono gli unici nomi greci, gli altri sono tutti ebraici: Jochanan / Giovanni (Il Signore ha fatto grazia), Jacob / Giacomo di Zebedeo e di Alfeo (Soppiantatore, ma è il nome del patriarca padre del popolo di Israele), Bar Talmaj / Bartolomeo (soprannome, Figlio del solco), Tommaso (soprannome, Gemello), Mattaj / Matteo (Dono del Signore), Taddeo (colui che loda, significato simile a quello del nome Jehuda / lodato, e infatti da Lc 6,16 viene chiamato Giuda di Giacomo).
Giuda Iscariota
Giuda Iscariota porta il nome illustre del patriarca eponimo della sua tribù; il soprannome deriva probabilmente dal nome di provenienza ish Qerioth / uomo di Qerioth, villaggio del Neghev. Meno probabilmente è una corruzione del latino sicarius che designava una frangia estrema del movimento zelota (la sica è il pugnale). Più suggestivo che derivi da ish qarja’ / «uomo falso», che potrebbe essere un appellativo tradizionale guadagnatosi con il ruolo giocato negli eventi della passione. Di Giuda, il narratore ha già anticipato che tradì Gesù; cominciamo però a notare che il verbo paradidomi, come il latino tradere, non significa tradire ma consegnare, come vedremo.
Le colonne della Chiesa
Siamo informati per ora, dall’evangelista, del nome dei Dodici, e poi ne scopriremo particolarità, slanci e scarsezza di fede, zelo emotivo e tradimento.
Sono dodici storie di persone come noi con le loro aspirazioni e le loro fragilità concrete, cui è affidato il cammino del Regno ormai in atto. La lista dei Dodici ci ricorda appunto le coordinate storiche del cammino di salvezza affidato alla voce, alle mani, alle gambe degli uomini. La loro funzione, che si situa all’origine della successione apostolica e perciò del ministero episcopale, ha un ruolo irripetibile nella storia della cristianità, quella di fondazione della Chiesa di cui i Dodici sono le colonne (cfr. Gal 2,9; Ap 21,14): ruolo che deriva loro dall’aver vissuto il ministero di Gesù stando con lui dal battesimo di Giovanni all’Ascensione (At 1,21-22).