Sta giustamente scandalizzando molti la decisione della Commissione milanese, preposta a valutare la collocazione di opere d’arte negli spazi pubblici, di non installare in luogo pubblico, appunto, una statua in bronzo di Vera Omodeo, artista recentemente scomparsa a quasi 100 anni di età, intitolata «Dal latte materno veniamo» e donata dai suoi figli al Comune di Milano. Il motivo della bocciatura è che l’opera viene considerata divisiva, potenzialmente lesiva, in quanto non universalmente condivisa. L’artista, tra l’altro, era particolarmente sensibile al tema della maternità in quanto per una grave forma di nefrite aveva corso il grande rischio di non poter avere figli, mentre poi ne avrebbe messi al mondo sei.
La maternità divisiva
I figli di Vera avevano proposto di collocare la statua in Piazza Eleonora Duse, ma la Commissione ha respinto la proposta in quanto la scultura sarebbe portatrice di valori apprezzabili ma non universalmente condivisi: affronterebbe il tema della maternità con sfumature squisitamente religiose, il che non risponde neanche a verità. La statua è un monumento alla Maternità ma non alla maternità di Maria, a meno che non vogliamo immaginare la Vergine ignuda mentre allatta il Bambino Gesù: è semplicemente una giovane madre che allatta il suo bambino con amore… o vogliamo sostenere che non è condivisibile l’idea di maternità, oppure l’idea di allattamento al seno, visto che esiste la possibilità di maternità surrogata per coppie che non possono procreare figli al proprio interno?
Maternità divisiva: le risposte
Una riposta è venuta da un sit-in spontaneo di un gruppo di mamme in allattamento radunatesi proprio in piazza Duse lo scorso 6 aprile per protestare contro il rifiuto. Anche l’assessore alla Cultura del comune di Milano, Tommaso Sacchi, ha reagito alla decisione della Commissione: «Non mi sembra sia un’opera che possa in qualche modo dare adito a qualcosa di offensivo nei confronti di nessuno. È una maternità, è una figura femminile che allatta. Non c’è sicuramente volontà di offendere o sminuire quella che è una proposta generosa in memoria di un’artista che conosciamo e che valuteremo con grande attenzione».
Il sindaco Sala, dopo aver ribattuto «non penso che la statua urti nessuna sensibilità, anzi mi sembra un po’ una forzatura sostenere che non risponda a una sensibilità universale», ha aggiunto: «Mi ha scritto Enrico Mentana, milanese vero, proponendomi di collocare la scultura alla Mangiagalli, dove lui è nato, come tanti altri milanesi. Mi sembra una bella idea, magari collocandola nei giardini che circondano l’ospedale. Sarebbe un gesto oltremodo simbolico, proprio in questo momento storico in cui la denatalità è uno dei problemi principali del nostro Paese. È sarebbe anche un omaggio ai sacrifici, non riconosciuti a dovere, che milioni di donne affrontano ogni giorno per crescerci. E questo sì che è un valore universale. Chiederò quindi alla Commissione di esaminare la mia proposta».
Proposte di ripiego
La Commissione, del resto, aveva già suggerito ai figli di Omodeo di destinare la scultura «a un istituto privato, un ospedale o un istituto religioso, all’interno del quale sia maggiormente valorizzato il tema della maternità». L’architetto Giuseppe Marinoni, presidente della Commissione Paesaggio del Comune e membro della Commissione incriminata, aveva spiegato: «La statua può essere collocata in un luogo pubblico, ma dovrebbe trattarsi di uno spazio raccolto, di dimensioni contenute. Non per ragioni ideologiche, ma per far sì che possa essere esaltata nel contesto che la ospiterà».
Ci si vergogna forse della maternità, da doverla relegare in un luogo che sia deputato solo ad essa?
Questa soluzione, che sa di ripiego, fa dire ai milanesi indignati che la statua deve essere esposta in una piazza pubblica. L’assessore regionale alla Cultura Francesca Caruso chiarisce: «L’immagine della donna che allatta il figlio fa parte della nostra cultura identitaria e non può in alcun modo offendere la sensibilità delle persone. Auspico che il Comune possa fare una giusta valutazione. Regione Lombardia è e sarà sempre aperta a iniziative che valorizzino la cultura e l’arte in ogni sua forma e si rende disponibile, qualora il Comune non trovasse un luogo idoneo, a ospitare l’opera». Ignazio La Russa ha chiesto di esporre la statua a Palazzo Madama, come «inno alla maternità».
Il commento della figlia
Le parole di Serena Omodeo Salè, figlia della scultrice, pongono il dito sulla piaga sintetizzando il pensiero comune: «Non ci interessa rinchiudere l’opera. In città ci sono solo due statue dedicate a donne e questa è anche stata realizzata da un’artista donna. Inoltre una donna parzialmente nuda non mi sembra affatto un soggetto religioso».
La Maternità divisiva su Facebook
Se ci si prende la briga si dare un’occhiata a Facebook, si trovano commenti spassosi. Ne riporto alcuni al naturale, senza apportare correzioni tipografiche (ometto quelli di tono politico, qualcuno anche spiritoso).
«Non capisco tutta l’umanità si è attaccata ad una tetta e adesso mi dicono che può disturbare la morale di qualcuno?».
«Se il latte materno non è universalmente riconosciuto, cosa lo è??? Non si può pensare che l’allattamento naturale sia un’ideologia, è semplicemente fisiologia, come andare in bagno, non lo dico per sminuire l’atto, lo scrivo per le menti semplici che non comprendono certe cose, o forse fingono di non capire perché sono contorte e distorte da un disegno distruttivo di tutto quello che è alle vere origini del genere umano e la religione non c’entra…».
«Considerato che in piazza Duse ci sono i più importanti venture capitalist, ci starebbe meglio una statua di una mucca da mungere».
«Certo, nulla è condiviso da tutti. Perché i movimenti gay e woke sono condivisi da tutti? Manco per sogno, anzi! Eppure quando devono fare qualche iniziativa a loro favore gli “esperti” non ci pensano due secondi a farla e se ne fregano beatamente se sia condivisa oppure no. A parte questo, l’idea della statua e di ciò che rappresenta mi piace, ma la statua in sé no. Si poteva fare sicuramente di meglio».
«Ma abbiamo esempi dall’arte greca a quella romana e rinascimentale dove il corpo umano sia maschile che femminile è esaltato… che problemi devono avere i soliti negazionisti, loro non sono stati allattati?».
«Direi che è anche molto offensiva la statua della Nike di Samotrace senza testa…. Motivo per cui molti si sentono discriminati. Da eliminare».
«… più inclusivo di una donna che allatta il proprio bambino cosa c’è».
«Voglio anche quella dell’uomo che allatta».
Motivi possibili
Ora, si possono mettere in campo molte motivazioni per cui si ritiene inopportuno collocare quella statua in quella piazza. Magari perché la vita della Duse non è precisamente un inno alla Maternità? Perché la statua non piace? Perché risulta di proporzioni troppo esili in uno spazio ampio? Forse, effettivamente, starebbe meglio in uno spazio più raccolto, in un giardino ad esempio? O ancora, si potrebbe creare un precedente? Ognuno può pensarla come vuole. Ma che sia perché il soggetto è religioso o perché rappresenta un valore non universalmente condiviso… via!
La Maternità non è condivisa, invece le patatine sì…
Allora, se il valore della Maternità non è da esprimere in pubblico perché giudicato non universalmente condiviso (situazione di fatto) o forse neppure universalemente condivisibile (giudizio etico), in compenso si può schernire tranquillamente sui media (universalmente visti) l’Eucaristia?
Lo spot delle patatine
Infatti, l’altra vicenda che sta agitando l’opinione pubblica in questo momento è la pubblicizzazione di una marca di patatine croccanti (che non nomino per non fare pubblicità a mia volta) che per la Comunione vengono sostituite nella pisside, con soddisfazione delle monache, alle Particole consacrate. Da gran parte dei cattolici si grida alla blasfemia, e in effetti lo spot tanto rispettoso non è, infatti sui diversi canali tv è circolato in due diverse forme già parzialmente censurate. Per me è soprattutto stupido e di pessimo gusto, e certamente risulta offensivo verso la sensibilità di coloro che credono al sacramento dell’Eucaristia; ma fra i commenti leggo anche frasi del tipo «Io sono ateo, ma dà fastidio anche a me». Oppure:
«Da non credente e non praticante credo sia giusto sospendere una pubblicità del genere, non la trovo rispettosa».
«Secondo me dovremmo tutti cercare di vedere la questione sotto la prospettiva del “rispetto”. Io sono ateo, lo spot non mi ha ovviamente dato fastidio, e l’ho trovato anche carino. Ciononostante trovo comprensibile che un cattolico possa trovarlo offensivo, l’eucarestia è un sacramento tra i più importanti per la religione cattolica, farlo diventare lo spunto per uno spot commerciale a mio avviso è una mancanza di rispetto. Così come deve essere giusto rispettare le religioni altrui, penso sia giusto rispettare anche la nostra (intesa come tradizionale di un paese). Se qualcuno facesse uno spot “ridicolizzando” un qualsiasi sacramento mussulmano o induista tanto per fare un esempio, ci sarebbe stata la levata di scudi in difesa del rispetto altrui, non vedo la differenza sinceramente».
«Da atea la cosa non mi tocca ma da cittadina sì. O la prossima pubblicità mostra un imam che si mangia un pacchetto di patatine di nascosto durante Ramadan o sua moglie che riempie il hijab di patatine per offrirle o niente. O si trattano TUTTE le fedi presenti nel paese con la stessa ironia o si trattano con lo stesso rispetto. No discriminazioni».
Rispetto verso tutti
Esatto: secondo me il problema è proprio costituito dal punto di vista delle autorità preposte alla gestione della comunicazione, evidentemente di una certa tendenza ideologica, quella del Politicamente corretto. Lo spot è forse già stato ritirato in seguito alle numerose e forti proteste degli spettatori, nondimeno era stato proposto con disinvoltura come se non dovesse creare problemi, oppure come se li dovesse creare solo ad una parte non importante della popolazione italiana, quella cattolica, per cui che c’è di male? Perché la tendenza Politicamente corretta è proprio questa: non si deve offendere nessuno, tranne che i cattolici.
Allora mi chiedo: si ritiene che il valore della Maternità possa essere non universalmente condivisibile, non va messo in mostra perché qualcuno si potrebbe risentire, e contemporaneamente ci si permette di dileggiare la religione cattolica (ma non solo, perché anche Ortodossi, Luterani e Chiesa Alta anglicana credono nella Presenza reale di Cristo nell’Eucaristia) – universalmente, perché lo spot è visibile a tutti? Cioè, chiunque deve essere rispettato nelle sue sensibilità, guai ad offendere, ma i cattolici no, non devono essere rispettati? Quelli si possono tranquillamente prendere in giro? Di questo «universalmente» i cattolici non fanno parte? Per finire, in tal modo, con un paradosso, perché cattolico vuol proprio dire universale, cioè condiviso da tutti – etimologicamente, s’intende. C’è qualcosa che non torna. Il Politicamente corretto vale solo in una direzione? Questa è la tolleranza dei Tolleranti, che tollerano solo… chi la pensa come loro?