Padre Massimiliano Kolbe. Di questo santo possediamo le foto, perché è un santo moderno, dei nostri tempi; anzi, un santo che ha pagato per la sua appartenenza ai nostri tempi. Fu ucciso appena 47enne ad Auschwitz, nel bunker della fame, dove si era offerto di morire al posto di un padre di famiglia. Un martire d’amore, lo ha definito Paolo VI.
La vita
Massimiliano Maria Kolbe, al secolo Rajmund Kolbe, era nato in Polonia nel 1894. Entrato giovanissimo nell’ordine dei francescani conventuali, aveva studiato teologia a Roma alla Gregoriana ed al San Bonaventura ed era stato ordinato sacerdote nel 1918. L’anno prima aveva fondato La Milizia dell’Immacolata, un’associazione incentrata sulla devozione mariana che veniva diffusa anche tramite i moderni media come la stampa e la radio. Proseguì questa attività anche in Giappone, dove si recò e rimase fino al 1936. Nel 1938 conseguì la licenza di radioamatore e gli fu assegnato il nominativo SP3RN; per questo è il santo patrono dei radioamatori di tutto il mondo.
Intanto la Polonia veniva occupata dai tedeschi e Kolbe fu arrestato il 19 settembre 1939 insieme a 37 confratelli. Dopo quasi tre mesi di prigionia, l’8 dicembre, padre Kolbe venne scarcerato. Tornato a Niepokalanów, la Città di Maria che aveva fondato, la trovò bombardata e la trasformò in ospedale e asilo per migliaia di profughi. Il 17 febbraio 1941 venne nuovamente arrestato dalla Gestapo. Ad Auschwitz scambiò la sua vita con quella di un altro prigioniero. Poiché dopo due settimane senza cibo né acqua ancora sopravviveva, fu ucciso con una iniezione di acido fenico praticatagli dal kapò, un delinquente comune. «Lei non ha capito nulla della vita…», gli disse: «…l’odio non serve a niente… Solo l’amore crea!». Le sue ultime parole, porgendogli il braccio, furono: «Ave Maria». Un resoconto QUI.
Padre Massimiliano Kolbe è stato beatificato nel 1971 da Paolo VI, che lo chiamò “martire dell’amore”, e proclamato santo nel 1982 da Giovanni Paolo II. Alla canonizzazione era presente Franciszek Gajowniczek, l’uomo che aveva salvato dalla morte nel campo di concentramento.
Dalle lettere di san Massimiliano Maria Kolbe
(Scritti di Massimiliano M. Kolbe, Vol. I, Firenze 1975, pp. 894-898; 44-46; 113-114)
Un amore ancora più grande
Ogni generazione deve aggiungere la propria fatica e i frutti di tale fatica a quelli delle generazioni precedenti. Non diversamente avviene nella vita di un Ordine religioso, quindi anche nel nostro.
Noi che cosa vi aggiungeremo?
Si dice: quanto più un Ordine religioso si allontana dal fondatore, tanto più si indebolisce; e sovente avviene proprio così. Ma non ne consegue che lo debba essere necessariamente. Lo spirito, infatti, non conosce le leggi materiali dell’invecchiamento, ma deve evolversi senza alcun limite. Inoltre, non è effetto di umiltà, ad esempio, pregare il Padre s. Francesco affinché ci ottenga una “parte” del suo amore verso Dio, oppure un amore uguale al suo, ma il nostro s. Padre sarà perfettamente contento solo quando, per sua intercessione, chiederemo a Dio un amore più grande del suo, anzi un amore infinitamente più grande. Ed egli vuole “evolvere” il suo spirito nei suoi figli e non stabilire la sua santità come termine, come limite della nostra perfezione. Il germe da lui posto nell’Ordine deve evolversi “senza alcun limite”.
Fin dai primordi del nostro Ordine, per 7 secoli l’aureo filo della causa dell’Immacolata si è evoluto incessantemente. Si è combattuto per il riconoscimento della verità dell’Immacolata Concezione della B. Vergine Maria. La lotta si è conclusa vittoriosamente. Tale verità è riconosciuta ovunque ed è stata proclamata dogma di fede.
Ed ora?… Questa causa è forse terminata?…
Forse che per costruire una casa si accontentiamo di tracciare il progetto senza preoccuparci di realizzarlo?… O piuttosto, non è vero che il progetto viene steso solo in quanto è la necessaria preparazione per la costruzione della casa stessa?…
Ora, dunque, si apre la seconda pagina della nostra storia: vale a dire seminare questa verità nei cuori di tutti coloro che vivono e vivranno sino alla fine dei tempi, e curarne l’incremento e i frutti di santificazione. Introdurre l’Immacolata nei cuori degli uomini, affinché Ella innalzi in essi il trono del Figlio Suo, li conduca alla conoscenza di Lui e li infiammi d’amore verso il Suo Sacratissimo Cuore.
Il nostro Ordine si chiama ed è “l’Ordine della penitenza”, che fa e predica la penitenza. Ed ecco, noi vediamo che quattro anni dopo la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione. Ella stessa a Lourdes chiede: “Penitenza, penitenza, penitenza!” Ecco chi vuol proclamare la penitenza al nostro mondo corrotto: l’Immacolata. Permettiamo, quindi, che Ella, Ella stessa in noi e per mezzo del nostro Ordine proclami la penitenza per rinnovare gli animi.
Zelo apostolico
Sono pieno di gioia, fratello carissimo, per l’ardente zelo che ti spinge a promuovere la gloria di Dio. Nei nostri tempi, constatiamo, non senza tristezza, il propagarsi dell’«indifferentismo». Una malattia quasi epidemica che si va diffondendo in varie forme non solo nella generalità dei fedeli, ma anche tra i membri degli istituti religiosi. Dio è degno di gloria infinita. La nostra prima e principale preoccupazione deve essere quella di dargli lode nella misura delle nostre deboli forze, consapevoli di non poterlo glorificare quanto egli merita.
La gloria di Dio risplende soprattutto nella salvezza delle anime che Cristo ha redento con il suo sangue. Ne deriva che l’impegno primario della nostra missione apostolica sarà quello di procurare la salvezza e la santificazione del maggior numero di anime. Ed ecco in poche parole i mezzi più adatti per procurare la gloria di Dio nella santificazione delle anime. Dio, scienza e sapienza infinita, che conosce perfettamente quello che dobbiamo fare per aumentare la sua gloria, manifesta normalmente la sua volontà mediante i suoi rappresentanti sulla terra.
L’obbedienza, ed essa sola, è quella che ci manifesta con certezza la divina volontà. È vero che il superiore può errare, ma chi obbedisce non sbaglia. L’unica eccezione si verifica quando il superiore comanda qualcosa che chiaramente, anche in cose minime, va contro la legge divina. In questo caso egli non è più interprete della volontà di Dio.
Dio è tutto: solo lui è infinito, sapientissimo, clementissimo Signore, creatore e Padre, principio e fine, sapienza, potere e amore. Tutto ciò che esiste fuori di Dio ha valore in quanto si riferisce a lui, che è creatore di tutte le cose, redentore degli uomini, fine ultimo di tutte le creazioni. Egli ci manifesta la sua volontà e ci attrae a sé attraverso i suoi rappresentanti sulla terra, volendo servirsi di noi per attrarre a sé altre anime e unirle nella perfetta carità.
Considera, fratello, quanto è grande, per la misericordia di Dio, la dignità della nostra condizione. Attraverso la via dell’obbedienza noi superiamo i limiti della nostra piccolezza, e ci conformiamo alla volontà divina che ci guida ad agire rettamente con la sua infinita sapienza e prudenza. Aderendo a questa divina volontà a cui nessuna creatura può resistere, diventiamo più forti di tutti.
Questo è il sentiero della sapienza e della prudenza, l’unica via nella quale possiamo rendere a Dio la massima gloria. Se esistesse una via diversa e più adatta, il Cristo l’avrebbe certamente manifestata con la parola e con l’esempio. Il lungo periodo della vita nascosta di Nazareth è compendiato dalla Scrittura con queste parole: «e stava loro sottomesso» (Lc 2, 51). Tutto il resto della sua vita è posto sotto il segno dell’obbedienza, mostrando frequentemente che il Figlio di Dio è disceso sulla terra per compiere la volontà del Padre.
Amiamo dunque, fratelli, con tutte le forze il Padre celeste pieno di amore per noi; e la prova della nostra perfetta carità sia l’obbedienza, da esercitare soprattutto quando ci chiede di sacrificare la nostra volontà. Infatti non conosciamo altro libro più sublime che Gesù Cristo crocifisso, per progredire nell’amore di Dio.
Tutte queste cose le otterremo più facilmente per l’intercessione della Vergine Immacolata che Dio, nella sua bontà, ha fatto dispensatrice della sua misericordia. Nessun dubbio che la volontà di Maria è la stessa volontà di Dio. Consacrandoci a lei, diventiamo nelle sue mani strumenti della divina misericordia, come lei lo è stato nelle mani di Dio.
Lasciamoci dunque guidare da lei, lasciamoci condurre per mano, tranquilli e sicuri sotto la sua guida. Maria penserà a tutto per noi, provvederà a tutto e allontanando ogni angustia e difficoltà verrà prontamente in soccorso alle nostre necessità corporali e spirituali.
Un pensiero di don Enzo Greco (15 agosto 2012)
Il 14 agosto, nella prima parte della giornata, celebriamo la festa di San Massimiliano Kolbe. Certo non ha sconfitto il nazismo, ma è stato come tanti, uno dei segni bellissimi della fede e della carità, offrendo la sua vita nel campo di concentramento di Auschwitz. Io sono stato a visitare il bunker della fame dove il santo ha offerto la sua vita per salvare un padre di famiglia, ma ci sono anche tanti altri fiori che sono nati in mezzo a quella realtà, come Edith Stein, filosofa ebrea tedesca proclamata santa da Giovanni Paolo II, che ha offerto la sua vita nei campi di sterminio. Di lei, come di padre Kolbe, non rimane niente perché è passata per il camino del forno crematorio.
La loro storia è quella di un impegno umile, ma che lavora dentro la storia e la trasforma. Sono tutti coloro che operano per il bene, come madre Teresa di Calcutta che si definiva «la matita di Dio», «una goccia di acqua pulita in un oceano di mare sporco».
In altro modo, le lotte operaie fatte secondo i criteri di civiltà fino all’800, fino a gran parte del 900, senza violenza, ma con grande sacrificio, ci hanno portato tanti diritti e forse oggi questi diritti dei lavoratori, i diritti delle famiglie, traballano un po’. Quelle che occorrono oggi sono comunità cristiane sveglie, non comunità cristiane ripiegate in una fede, soprattutto quella mariana, sentimentalistica e non radicata invece in quello che rappresenta il segno nel sole che è Maria Santissima, la Donna vestita di luce che diventa segno nel quale noi ci orientiamo.
Il male non ci spaventi
Il male non ci spaventi, non ci spaventi neppure se il male è anche dentro le istituzioni della Chiesa, come ebbe a dire Benedetto XVI: «la sporcizia che è dentro la Chiesa». Non vi spaventate, non ci spaventiamo, anche a livello di responsabili della comunità e delle istituzioni, perché siamo uomini. È sempre stato così, siamo uomini che si devono lasciare redimere da Cristo. Crescere nella Chiesa è un crescere con l’aiuto di Maria ad essere trasparenti al Vangelo, ed è una fatica, un impegno che dobbiamo prendere tutti insieme perché le istituzioni della Chiesa in qualche modo ci rappresentano e c’è un fatto speculare: cominciamo a fare pulito nelle nostre comunità cristiane, anche qui. Qui non c’è lo Ior, non c’è la Banca vaticana, non ci sono intrallazzi, ma ci sono i piccoli interessi di bottega, piccoli teatrini che non ci rendono trasparenti al Vangelo.
Maria Santissima ci aiuti a guardare all’eternità perché noi non siamo fatti per vivere e morire, ma siamo fatti per vivere e per essere anche noi assunti. Guardiamo all’eternità come alla meta che ci aspetta risuscitati in corpo e anima. Questa è la beata speranza che ci viene dall’annuncio che Cristo è risorto, primizia di coloro che sono morti. Questa è la beata speranza che raccogliamo in questa splendida giornata di ferragosto, che raccordiamo poi con la notte di Natale, quando la luce di nuovo, nelle tenebre dell’inverno, tornerà a splendere attraverso Maria che mette al mondo Cristo incarnato.