
Massacri in Terra Santa. Lo stato di guerra non riguarda più solo l’Ucraina. Mentre sembrano languire le notizie dal fronte ucraino, in cui la guerra si avvicina a compiere 600 giorni, la guerra è esplosa in un’altra regione del globo. A 50 anni quasi esatti dalla guerra del Kippur, un nuovo attacco di sorpresa è stato sferrato contro lo stato di Israele, questa volta da Hamas.
Ma non è come la vecchia guerra del Kippur. Anche allora Israele fu colto di sorpresa. Tuttavia, quelli di cinquant’anni fa erano eserciti regolari (egiziano e siriano) contro un esercito regolare (israeliano), soldati che si misuravano – sanguinosamente – con soldati. Stavolta invece si tratta di miliziani fanatici che massacrano i civili inermi di Israele. L’attacco lanciato da Hamas non ha precedenti per la violenza e la ferocia con cui è stato condotto. Lo stato di Israele è stato colto di sorpresa ma non si è fatto trovare impreparato: immediata una durissima reazione.
Che cos’è Hamas
Hamas è l’acronimo di Harakat al-Muqawwama al-Islamiyya, ovvero Movimento di Resistenza Islamica, ma la parola Hamas significa «entusiasmo». Designa un’organizzazione religiosa islamica palestinese di carattere paramilitare e politico, considerata un gruppo terroristico da Israele e dai Paesi occidentali. Fu fondata il 14 dicembre del 1987 allo scopo di costringere lo Stato ebraico a ritirarsi dai territori occupati nel 1967 e di costituire uno Stato islamico in tutta la Palestina storica, quella definita dai confini pre-1948. Dal 2007 controlla la Striscia di Gaza.
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Hamas ha attaccato all’improvviso il sud e il centro di Israele, comprese Gerusalemme e Tel Aviv. Lo ha fatto con migliaia di razzi lanciati dalla Striscia di Gaza e con incursioni via terra, via mare ad anche con parapendii, prendendo ostaggi e procurando centinaia di morti e migliaia di feriti. Il motivo dichiarato sarebbe la reazione alla «profanazione dei luoghi santi a Gerusalemme» e dal costante rifiuto da parte di Israele di «liberare i nostri prigionieri».
Il numero dei morti e dei feriti civili israeliani, col passar del tempo, ha subito una terrificante crescita. È arrivato a 3.007 feriti e 1200 morti, mentre sembrano più di 200 gli ostaggi nelle mani di Hamas. Al momento i ricoverati sono 471: 109 in condizioni gravi, 199 in condizioni moderate e 183 in buone condizioni. Sono 189 i soldati israeliani uccisi.
Ostaggi
Secondo il Wall Street Jouurnal, che cita fonti ufficiali egiziane, Israele ha chiesto all’Egitto di aiutarlo con una mediazione per il rilascio degli israeliani tenuti in ostaggio da Hamas. Non è chiaro quanti israeliani siano nelle mani di Hamas.
Il leader del partito islamista arabo-israeliano Ra’am, Mansour Abbas, ha esortato Hamas a rilasciare le donne, i bambini e gli anziani tenuti in ostaggio. «I valori islamici ci comandano di non imprigionare donne, bambini e anziani: è un’azione umanitaria che deve essere attuata immediatamente».
Hamas invece minaccia di uccidere pubblicamente gli ostaggi civili israeliani se Israele continuerà i bombardamenti indiscriminati sulla Striscia di Gaza. «Qualunque attacco contro case di innocenti a Gaza senza preavviso o allerta determinerà l’esecuzione pubblica di un ostaggio». Questo ha affermato il portavoce delle brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas. «L’esecuzione sarà di ostaggi civili, non militari, e sarà diffusa online».
Massacri in Terra Santa: Kfar Aza
Ma si tratta di un orrore senza fine, che moltiplica i massacri in Terra Santa. Nel kibbutz di Kfar Aza, 750 case a tre km da Gaza, i soldati israeliani hanno contato almeno 40 piccoli uccisi, anche neonati, tra 200 persone massacrate a sangue freddo. Risparmio i particolari che accrescono esponenzialmente l’orrore della situazione. In un rave party tenuto da giovani israeliani nei pressi della Striscia di Gaza ne sono stati trucidati 260.
Ironia della sorte: durante gli attacchi di Hamas sono morte anche due donne ucraine che vivevano in Israele da molto tempo.
E Hamas prosegue con i lanci di razzi, colpendo anche Tel Aviv e il suo aeroporto. Presa di mira soprattutto Ashkelon col suo porto, attaccata dopo che Hamas aveva dato un ultimatum di due ore agli abitanti per lasciare la città. Due persone uccise, altre gravemente ferite.
Massacri in Terra Santa: la risposta israeliana

Ma Israele non ha perso tempo nel rispondere per le rime. L’aviazione israeliana ha colpito duramente, e continua a colpire, Gaza, su cui nel primo giorno di guerra sono state sganciate 100 tonnellate di bombe. Circa 300.000 soldati israeliani sono attualmente schierati vicino alla Striscia di Gaza: fanteria, soldati corazzati, artiglieria e molti altri soldati delle riserve. «E questo per garantire che Hamas, alla fine di questa guerra non avrà alcuna capacità militare con cui minacciare o uccidere i civili israeliani», afferma una fonte militare israeliana.
Massacri in Terra Santa: vittime civili a Gaza e Cisgiordania
A Gaza si registrano finora almeno 1.200 morti civili palestinesi, tra cui 326 bambini e 230 donne, comprese 22 famiglie sterminate interamente, e il ferimento di altri 5.600. Almeno 51 persone sono morte e altre 281 rimaste ferite negli attacchi aerei che stanotte hanno colpito Gaza, Jabaliya, Sabra, Al Zaytoun, Al Nafaq, Tal Al Hawa e Khan Younis. Non contiamo i miliziani armati uccisi dall’esercito in Israele. Un raid israeliano su Gaza ha ucciso 11 membri di una stessa famiglia, ferendone altri 23. L’attacco è avvenuto nella località di Deir al-Balah.
In Cisgiordania, il numero dei palestinesi uccisi è salito a 23, dopo che due giovani sono stati uccisi dai proiettili israeliani a Siloe in Gerusalemme (oggi Silwan: ma riconoscete il nome antico, così noto nella Bibbia?), mentre altri 130 sono rimasti feriti.
Aerei da guerra israeliani hanno distrutto con almeno sei missili la Palestine Tower, una torre residenziale di 14 piani nel quartiere Al-Rimal di Gaza, riducendola in macerie.
Aerei israeliani avrebbero bombardato il mercato ortofrutticolo di Jabalia, nel nord della Striscia, in quel momento molto affollato. L’ospedale di Gaza ha riferito che i morti sono oltre 50.
Gli attacchi aerei israeliani hanno colpito Gaza ad ondate ogni quattro ore, riducendo i condomini in macerie. Le brigate Qassam, il braccio armato di Hamas, hanno minacciato di giustiziare un ostaggio per ogni nuovo attacco aereo israeliano su obiettivi civili senza preavviso.
Vittime internazionali
Sono rimasti feriti a Gaza anche quindici paramedici e venti giornalisti. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, «L’occupazione israeliana estende gli attacchi contro le squadre mediche, le strutture sanitarie e le ambulanze, provocando la morte di 5 operatori sanitari e il ferimento di altri 10 con ferite varie». Non basta: i massacri in Terra Santa non si limitano ai residenti. Secondo Unrwa, l’agenzia Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi, 11 membri del loro personale sono stati uccisi negli attacchi aerei sulla Striscia di Gaza da sabato. «La protezione dei civili è fondamentale, anche in tempi di conflitto. I civili dovrebbero essere protetti in conformità con le leggi di guerra». Anche 30 studenti delle scuole gestite da questa agenzia sono stati uccisi e 8 sono rimasti feriti.
I bambini
Save the children denuncia: «A Gaza gli attacchi aerei hanno raso al suolo le abitazioni dei bambini e delle loro famiglie, mentre almeno tre scuole e un ospedale sono stati danneggiati. Anche un centro medico in Israele sarebbe stato colpito dal lancio di razzi. Tutte le scuole in Israele e a Gaza sono chiuse, interrompendo ancora una volta l’accesso dei bambini all’istruzione, da anni vittima delle ripetute escalation, in particolare a Gaza. Le notizie di bambini palestinesi uccisi e feriti negli attacchi aerei e di bambini israeliani rapiti e tenuti in ostaggio rafforzano i timori di un tributo psicologico senza precedenti».
La situazione nella Striscia
Gli abitanti sono stati esortati più volte dai militari israeliani a lasciare l’enclave. L’ultima via di fuga, però, il valico di Rafah, è stata chiusa dall’Egitto, nel timore di un flusso massiccio di profughi. La situazione umanitaria di Gaza potrebbe peggiorare ulteriormente nel caso di una operazione di terra più volte evocata dal governo Netanyahu.
L’Onu rende noto che sono 338.934 le persone costrette a fuggire dalle case distrutte o insicure nella Striscia di Gaza a causa dei pesanti bombardamenti israeliani (75.000 solo nell’ultimo giorno). Numero che è destinato a crescere; la Striscia di Gaza annovera 2,3 milioni di abitanti. Quasi 220.000 sfollati a Gaza si sono rifugiati in 83 scuole dell’Unrwa – agenzia dell’Onu per i profughi. Circa 15.000 hanno trovato accoglienza nelle scuole gestite dall’Autorità palestinese; oltre 100.000 hanno avuto rifugio presso parenti e vicini o in in altre strutture religiose e civili della città. Secondo il Ministero dei Lavori Pubblici di Gaza, 790 unità abitative sono state distrutte, mentre 5.330 hanno subito gravi danni.
Intanto, Israele ha chiuso i suoi valichi con la Striscia di Gaza, il che significa che il valico di Rafah, controllato dall’Egitto, è l’unica via possibile per i civili in entrata e in uscita. Ma ieri l’Egitto ha chiuso il passaggio dopo gli attacchi aerei israeliani nell’area.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha ordinato inoltre l’assedio completo della Striscia di Gaza: interdetta la possibilità di rifornirsi di elettricità, benzina, gas, cibo, acqua. Nella Striscia di Gaza vivono circa 2,3 milioni di palestinesi.
L’unica centrale elettrica della Striscia di Gaza e unico attuale fornitore di elettricità ha già esaurito il carburante alle 14 di oggi 11 ottobre. Lunedì scorso Israele ha interrotto la fornitura di elettricità a Gaza.
Reazioni internazionali
Stati Uniti
Gli Stati Uniti stanno pianificando lo spostamento di navi e aerei militari più vicino a Israele in segno di sostegno. È in rotta verso Gaza la più grande portaerei del mondo, la Gerald R. Ford (337 metri, oltre 100 mila tonnellate di stazza, a propulsione nucleare) con i suoi 75 aerei.
Il consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente americano Joe Biden, Jake Sullivan, ha affermato che gli Stati Uniti sono in grado sia di fornire assistenza a Israele che di continuare a sostenere l’Ucraina di fronte all’invasione russa. La quantità di risorse necessarie per continuare a sostenere l’Ucraina, ha detto, non è commisurata al prezzo che dovrà essere pagato in caso di espansione dell’aggressione russa in tutta Europa, che potrebbe alla fine richiedere l’intervento diretto delle truppe americane.
Emirati Arabi Uniti
Gli Emirati Arabi Uniti, da 3 anni legati a Israele da un accordo di pace, hanno esortato Hamas a cessare le ostilità: «gli attacchi di Hamas contro le città e i villaggi israeliani vicino alla Striscia di Gaza, così come il lancio di migliaia di razzi su località abitate rappresentano un’escalation seria e grave».
L’Iran
L’Iran ha negato il suo coinvolgimento negli attacchi di Hamas:
«I passi determinati dei palestinesi costituiscono una difesa completamente legittima contro sette decenni di occupazione e terribili crimini da parte del regime sionista illegittimo. Sosteniamo la Palestina senza riserve. Tuttavia, non siamo coinvolti nella risposta palestinese, che è stata portata avanti solo dalla Palestina stessa».
Il portavoce del ministero degli Esteri Nasser Kanani ha dichiarato:
«L’operazione di Hamas contro il regime sionista è stata una mossa spontanea dei gruppi della Resistenza e del popolo palestinese oppresso per autodifesa dei propri diritti inalienabili. È stata la loro reazione naturale alle politiche guerrafondaie e provocatorie dei sionisti. L’Iran considera il regime occupante di Israele e i suoi noti sostenitori responsabili delle uccisioni e delle violenze contro i palestinesi e chiede il sostegno dei Paesi islamici per i diritti del popolo palestinese».
Anche l’Intelligence statunitense conferma che non ci sono prove di un coinvolgimento diretto dell’Iran nelle azioni terroristiche.
La condanna delle ritorsioni contro i civili di Gaza
Il governo turco ha condannato la morte di civili nei raid israeliani sulla striscia di Gaza, chiedendo il ritorno alla calma. Erdogan ha anche contestato la decisione israeliana di interrompere il rifornimento di acqua, carburante ed elettricità alla Striscia di Gaza, affermando che si tratta di un’azione che va contro i diritti umani dei palestinesi.
L’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell ha affermato: «I ministri europei hanno concordato con la dichiarazione congiunta dell’Ue e dei Paesi del Golfo sul diritto di difendersi da parte di Israele ma nel rispetto del diritto internazionale e umanitario. Questo significa nessun blocco – dell’approvvigionamento, di cibo, acqua ed elettricità – alla popolazione di Gaza». E il capo degli affari umanitari dell’Onu Martin Griffiths rincalza:
«La portata e la velocità di ciò che sta accadendo nei territori palestinesi occupati e in Israele sono agghiaccianti. Il mio messaggio a tutte le parti è inequivocabile, le leggi di guerra devono essere rispettate… coloro che sono tenuti prigionieri devono essere trattati umanamente e gli ostaggi devono essere rilasciati senza indugio. Durante le ostilità, i civili e le infrastrutture civili devono essere protetti, e gli aiuti umanitari, i servizi e le forniture vitali a Gaza non vanno bloccati».
Massacri in Terra Santa: la Santa Sede
L’attacco di Hamas contro lo Stato ebraico sta «mettendo ancora più in pericolo le fragili speranze di pace che sembravano delinearsi all’orizzonte anche con l’accordo con l’Arabia Saudita», ha detto il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, invitando a pregare. Papa Francesco ha espresso il suo dolore per i massacri in Terra Santa:
«Seguo con apprensione e dolore quanto sta avvenendo in Israele, dove la violenza è esplosa ancora più ferocemente provocando centinaia di morti e feriti. Gli attacchi di armi si fermino, per favore, e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano ad alcuna soluzione, ma solo alla morte di tanti innocenti. La guerra è una sconfitta, è sempre una sconfitta. Preghiamo perché ci sia la pace in Israele e in Palestina».
Il patriarca latino di Gerusalemme, il francescano card. Pierbattista Pizzaballa, ha commentato: «Siamo davanti ad una situazione molto grave scoppiata improvvisamente, senza troppi preavvisi. È una campagna militare da ambo i lati, molto preoccupante per le forme, per le dinamiche e per l’ampiezza. Si tratta di novità molto tristi». Il patriarca pensa alla piccola comunità cristiana di Gaza, poco più di 1.000 fedeli dei quali solo un centinaio cattolici, appartenenti all’unica parrocchia latina della Striscia, dedicata alla Sacra Famiglia: «Sappiano che, come sempre, non saranno lasciati soli e che questo è un momento in cui dobbiamo essere uniti più mai». Un appello alla comunità internazionale: «La comunità internazionale deve ritornare a prestare attenzione a quanto accade in Medio Oriente. Gli accordi diplomatici, quelli economici non cancellano un dato di fatto: esiste una questione israelo-palestinese che ha bisogno di essere risolta e che attende una soluzione».