
Luca menziona sette volte i banchetti di Gesù, che viene accolto due volte in casa di farisei con critiche (7,36 ss.; 14,1 ss.), due volte in casa di peccatori con gioia (5,27 ss.; 19,1 ss.). In casa di Marta l’accoglienza è duplice, quella distratta e critica di Marta stessa, e quella attenta di Maria. Notevole il fatto che dal tema dell’amore del prossimo si passi subito al tema dell’ascolto della Parola di Dio: fare, senza ascoltare, è attivismo.
L’atteggiamento di Maria, che ascolta seduta ai piedi di Gesù, non è la contemplazione ma il discepolato. Dall’ascoltare al fare: l’azione non vale se non è attinta dall’ascolto del Maestro. Ma c’è anche un elemento innovatore: cogliere l’atteggiamento del discepolo in una donna, più che inconsueto, è rivoluzionario e provocatorio; solo gli uomini erano ritenuti idonei allo studio della Parola.
Marta e Maria
La bravura di Marta si squalifica nel deprezzamento della sorella: per essere approvata desidera che la sorella sia rimproverata. È Marta invece che è amorevolmente ripresa, non per il suo utile lavoro, ma perché, “risucchiata in giro dal molteplice servizio” (10,40), si affanna e si turba per molte cose. Quando il salmista chiede a Dio di dargli un cuore “semplice”, non gli sta chiedendo di dargli un cuore puerile (il contrario di “istruito”), ma di donargli un cuore unificato (il contrario di “doppio”, contorto). Marta è frammentata in molte occupazioni e preoccupazioni, Maria ha il cuore indiviso. Consumarsi nel servizio non è tutto: ciò che ci salva non è che noi moriamo per Dio, ma che accettiamo che Dio muoia per noi. L’unica cosa necessaria all’uomo è porsi in ascolto del Verbo e lasciarsi amare, entrare in comunione con lui. Maria ha scelto la Sorgente, Marta si arrabatta tra rivoli d’acqua che si perdono nel terreno.